Una delle feste più sentite e partecipate della Sardegna è quella che si tiene in onore di Sant’Efisio il 1 maggio di ogni anno. Un evento dove si rinnovano tradizioni secolari. Conosciamola meglio. 

Le origini della Festa di Sant’Efisio a Cagliari –  Le origini della festa di Sant’Efisio affondano le loro radici nel XVII secolo, quando i consiglieri cagliaritani legarono la città al Voto perpetuo di celebrare annualmente Sant'Efisio per ringraziarlo di aver salvato la città dalla peste.

La vera storia di Sant’Efisio – Nato ad Antiochia, in Asia Minore, nel 250 d.C., Efisio era un soldato dell’esercito imperiale romano e aveva abbracciato la fede cristiana, come suo padre.

Per anni, nel corso delle persecuzioni anti-cristiane ordinate dall’imperatore Diocleziano, combattè i cristiani, ma poi, pentito, decise di lasciare l’esercito e di dedicare la sua vita alla predicazione del Vangelo. Trasferitosi in Sardegna, iniziò la sua opera di evangelizzazione, ma venne presto arrestato e condannato a morte. Il martirio, dopo atroci torture, avvenne nel gennaio 303.

Perché la festa di Sant’Efisio si celebra a maggio? – Il martirio di Sant’Efisio avvenne il 15 gennaio, ma la festa in onore del santo si tiene il primo maggio perché secondo la tradizione fu proprio Sant’Efisio, negli anni Cinquanta del XVII secolo ad apparire al vicerè suggerendogli di organizzare una processione il primo maggio per far cessare l’epidemia di peste che affliggeva la Sardegna e Cagliari in particolare. La processione si tenne e la peste cessò. Da allora il rito si rinnova ogni anno.

La processione del 2022 (Foto Ungari)
La processione del 2022 (Foto Ungari)
La processione del 2022 (Foto Ungari)

Tradizioni e curiosità sulla Festa di Sant’Efisio a Cagliari – La processione che si svolge il primo maggio è aperta dalle traccas, i tradizionali carri addobbati a festa trainati da buoi. Seguono i gruppi folkloristici, con migliaia persone che indossano l'abito tradizionale del proprio paese, provenienti da tutta l'Isola e che solitamente recitano il rosario o cantano i goccius, ovvero litanie in lingua sarda.

Poi i cavalieri: aprono i cavalieri del Campidano seguiti dai miliziani, che rappresentano l'esercito sardo che un tempo faceva da scorta alla processione per difenderla da eventuali attacchi. Dopo di essi sfilano i membri della guardianìa, in prima fila il terzo guardiano che regge il gonfalone della confraternita, seguito dall'alter nos, il rappresentante del sindaco. Dopo i cavalieri sfilano i membri dell'Arciconfraternita, con tonaca azzurra e mantellina bianca, preceduti da un confratello che regge un crocifisso del 1700. L'arrivo del cocchio è preceduto dal suono delle launeddas. Quando il cocchio arriva in via Roma viene salutato dalle sirene delle navi attraccate nel porto di Cagliari.

I preparativi - I preparativi per la processione sono gestiti dall'Arciconfraternita del Gonfalone. I preparativi iniziano in realtà da alcuni mesi: il 19 marzo, festa di San Giuseppe, i membri dell’Arciconfraternita eleggono il Terzo guardiano, a cui spetterà la gestione dell’intera festa. In quel periodo viene inoltre designato l’Alter Nos, il rappresentante della municipalità cagliaritana, scelto dal sindaco tra gli assessori, consiglieri o funzionari del Comune. Al termine della processione di Pasquetta, infine, viene solennemente benedetto il giogo dei buoi che trainerà il cocchio del santo durante la processione di maggio.

I preparativi entrano nel vivo il 25 aprile, giorno in cui il cocchio dorato viene introdotto all’interno della chiesa e viene ufficialmente investito della carica il Terzo guardiano. Il 29 avviene la vestizione del simulacro e l'aggiunta di gioielli in oro offerti come ex voto. Il giorno dopo il presidente dell'arciconfraternita e il sacrista maggiore depongono la statua all'interno del cocchio dorato.

La mattina del 1 maggio "Su Carradori" (colui che si occupa del trasporto del simulacro) addobba i buoi che dovranno trasportare il cocchio fino a Nora. Poi il terzo guardiano, accompagnato da "Sa Guardianìa", si reca in comune dove lo attende l'Alter Nos, che viene ufficialmente investito delle sue funzioni da parte del sindaco di Cagliari. I due si recano poi alla chiesetta di Stampace dove verrà celebrata la messa.

Sa Ramadura – Uno dei riti tipici della Festa di Sant’Efisio è sa ramadura. Detta anche "infiorata", consiste nello spargimento per terra di petali di rose (rosse, rosa e gialle) sui lastroni di Via Roma a Cagliari, in modo che, al suo passaggio, il cocchio che trasporta la statua del martire possa avanzare su un tappeto floreale, mentre in segno di saluto suonano le sirene delle navi.

Sa Ramadura (Archivio L'Unione Sarda)
Sa Ramadura (Archivio L'Unione Sarda)
Sa Ramadura (Archivio L'Unione Sarda)

La processione più lunga d’Europa - La Festa di Sant’Efisio è tra le più antiche e lunghe processioni religiose di tutto il Mediterraneo. Si snoda per 65 chilometri, ripercorrendo il tragitto che giunge dal carcere in cui venne imprigionato il martire nel cuore di Cagliari, al luogo del martirio a Nora, per poi tornare alla sua Chiesa di Stampace il 4 maggio entro la mezzanotte.

Le tappe della processione – La processione tocca diversi Comuni: Cagliari, Capoterra, Sarroch, Pula, Villa San Pietro.

Lo scioglimento del  voto – Al rientro del simulacro dopo la processione, il Presidente dell’Arciconfraternita certificato lo scioglimento del voto, utilizzando la seguente formula solenne: «Reverendissimo monsignor canonico, illustrissimo signor Alter Nos, vogliate comunicare al capitolo metropolitano e al signor sindaco del Comune di Cagliari che oggi il voto è stato sciolto. E così sarà sempre, con l’aiuto di Nostro Signore Gesù Cristo, per l’intercessione di Nostra Signora del Riscatto e del glorioso martire Sant’Efisio, patrono di questa arciconfraternita».

Le chiese, le statue e le reliquie del Santo – I luoghi-simbolo di Sant’Efisio sono la Chiesa cagliaritana di Stampace, punto di partenza della processione, costruita nel XVIII secolo. Prima di essa esistevano nello stesso luogo una chiesa del '200 e una del '500. In una delle cappelle è conservata la statua del Santo che viene portata in processione fino a Nora. La chiesa di Nora, meta della processione del primo maggio, venne invece consacrata nel 1102. Nel 1656 fu restaurata grazie alla donazione di Alfonso Gualbès Marchese di Palmas, come ringraziamento per essere sfuggito all'epidemia di peste dopo aver evocato il santo.

(Unioneonline)

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