Come ogni primo maggio Cagliari si appresta a celebrare la festa del suo patrono, Sant’Efisio.

Ma chi era Efisio, il guerriero che divenne martire e poi santo? La sua leggenda è parte integrante della tradizione folkloristica dell’Isola

La vita di Sant'Efisio e l'arrivo in Sardegna – Nato ad Antiochia, in Asia Minore, nel 250 d.C., Efisio era un soldato dell’esercito imperiale romano e aveva abbracciato la fede cristiana, come suo padre.

Per anni, nel corso delle persecuzioni ordinate dall’imperatore Diocleziano, combattè i cristiani, ma poi, pentito, decise di lasciare l’esercito e di dedicare la sua vita alla predicazione del Vangelo. Trasferitosi in Sardegna, iniziò la sua opera di evangelizzazione, ma venne presto arrestato e condannato a morte. Il martirio, dopo atroci torture, avvenne nel gennaio 303.

Il martirio di Sant'Efisio – Il martirio di Sant’Efisio avvenne il 15 gennaio, ma la festa in onore del santo si tiene il primo maggio perché secondo la tradizione fu proprio Sant’Efisio, negli anni Cinquanta del XVII secolo ad apparire al vicerè suggerendogli di organizzare una processione il primo maggio per far cessare l’epidemia di peste che affliggeva la Sardegna e Cagliari in particolare. La processione si tenne e la peste cessò. 

Perché Sant'Efisio è così importante per Cagliari? – Da allora è forte il legame, spirituale e non solo, tra i cagliaritani e Sant’Efisio. Una devozione costante e ferma ogni giorno dell’anno, ma che trova la sua apoteosi nella festa del primo di maggio, preceduta da altri riti precisi e codificati, a cominciare dall’investitura dell’Alter Nos. 

Il voto perpetuo – C’è un’altra data chiave nella storia del legame tra il martire e la città di Cagliari. È l’11 luglio 1652, data in cui la Municipalità di Cagliari si impegnò, con un Voto perpetuo, a portare ogni anno la statua del Santo in processione, dal luogo in cui Sant’Efisio era stato incarcerato, nel quartiere di Stampace, fino alla spiaggia di Nora, dove aveva subìto il martirio. 

Come è morto Sant'Efisio? – Il martirio di Efisio fu, come accaduto per molti altri campioni della Chiesa durante le persecuzioni, particolarmente brutale. Il guerriero venne infatti torturato dagli emissari dell’imperatore, che volevano costringerlo a rinnegare il cristianesimo. Ma Efisio non si piegò. Per ottenere l’abiura i suoi aguzzini arrivarono anche a infilarlo in una fornace accesa, ma – dice la leggenda – il corpo del guerriero ne uscì praticamente – e miracolosamente – illeso. Infine, extrema ratio, venne portato a Nora. E qui venne decapitato. 

Dove si trovano le reliquie del Santo? – Le reliquie del santo martire vennero dapprima conservate in un tempio a Nora, poi in epoca medievale,  forse per proteggerle dalle scorrerie dei pirati saraceni, vennero portate a Cagliari. Ma a quanto pare i pisani, durante la loro egemonia in Sardegna, le portarono nella città toscana, assieme a quelle di un altro martire, San Potito. Nel 1886 l’Arcivescovo di Cagliari Monsignor Berchialla e l’Arcivescovo di Pisa Monsignor Capponi si accordarono per la restituzione di una parte delle reliquie dei due Santi, che vennero riportate a Cagliari.  

Il culto del Santo anche a Pisa – Un’altra parte restò invece a Pisa, dove il culto dei due martiri è presente sin dal XII secolo. Nel Duomo, in particolare, ai santi Efisio e Potito venne dedicato un altare nel transetto destro e le loro statue ornano ancora le nicchie ai lati dell’altare: a sinistra sant’ Efisio, di Giovanni Battista Lorenzi, del 1592, a destra san Potito, opera di Paolo Borghesi Guidotti da Lucca, terminata nel 1616. 

Ai due santi fu intitolata la cappella che l’arcivescovo aveva all’interno del proprio palazzo, attestata fin dall’inizio del XIII secolo. Attualmente a Efisio e Potito è dedicata la cappella grande del Palazzo Arcivescovile, fatta costruire intorno al 1711 dall’arcivescovo Francesco Frosini (1702-1733).

(Unioneonline/l.f.)

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