Salvo sorprese, sarà un campionato a 17 squadre, come nella stagione 2011/12 quando Venezia, che aveva perso la finale promozione con Casale, ottenne di disputare la serie A per il ritardo nel pagamento della wild card da parte di Teramo, arrivata quindicesima nel massimo campionato.

Questa volta invece la causa è la disastrosa situazione economica della Sidigas Avellino che ha addirittura chiesto di ripartire dalla serie B. E non sono previsti ripescaggi.

Per capire quanto valore abbia la ininterrotta presenza della Dinamo in serie A per dieci anni a prescindere dai risultati, basti dire che oltre a Sassari, solo altri quattro club sono presenti dalla stagione 2010/11: Milano, Varese, Pesaro e Cantù, che peraltro da qualche stagione fatica a trovare un assetto societario costante e solido.

Rispetto a quell'anno da matricola ci sono anche la Virtus Bologna e Brindisi, retrocesse e poi risalite, e Cremona, retrocessa nel 2017 ma ripescata al posto dell'esclusa Caserta. E a proposito di retrocessioni, in queste dieci stagioni sono retrocesse la pluriscudettata Siena, Biella, Montegranaro, Teramo, Casale Monferrato, Capo d'Orlando, Caserta e Avellino. Più Torino, rinata in A2 grazie all'operazione del presidente Sardara che ha trasferito in Piemonte il titolo della Academy Cagliari.

Erano retrocesse ma sono riuscite a risalire quest'anno grazie alle tre promozioni Treviso, Fortitudo Bologna e Virtus Roma, tutte squadre che hanno vinto il tricolore e anche qualche coppa europea. E il fatto che la società sassarese abbia già garantite finanziariamente almeno altre tre stagioni è inequivocabile segno di buona gestione in un basket italiano che fatica, più che tecnicamente, dal punto di vista economico e degli impianti sportivi.
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