Matteo Renzi interviene, dalle pagine del Corriere della Sera, nel dibattito sulla crisi. E il Pd, come puntualmente accade, si spacca. Con le posizioni che addirittura si ribaltano rispetto al passato: Renzi, dopo i #senzadime, vuole l'accordo con i 5 Stelle, Zingaretti lo stoppa.

"GOVERNO DI SCOPO" - L'ex presidente del Consiglio, dopo i rumor dei giorni scorsi, esplicita la sua posizione in un'intervista al quotidiano di via Solferino: "Andare a votare subito sarebbe folle - dice - perché adesso ci vuole un governo istituzionale".

Tre gli obiettivi che si deve porre l'esecutivo di transizione, secondo Renzi: "Trovare 23 miliardi per evitare l'aumento dell'Iva, votare il taglio dei parlamentari e gestire le prossime elezioni politiche senza strumentalizzazioni".

Il nome del premier? "Spetta a Mattarella valutare l'incarico a un premier autorevole, noi dobbiamo consegnarli un'ipotesi concreta". Fermo restando che "Salvini deve lasciare il Viminale, Conte Palazzo Chigi".

Ovvio che l'apertura sia ai 5 Stelle, visto che tra i provvedimenti da approvare l'ex segretario Pd parla del taglio dei parlamentari, rilanciato ancora oggi da Di Maio: "Una riforma che trovo incompleta e demagogica, ma hanno ragione quando dicono che sarebbe assurdo fermarsi adesso".

Renzi precisa il senso delle sue dichiarazioni al Tg5, e dice che il suo appello è rivolto a tutte le forze politiche: "Lega, 5 Stelle, Forza Italia, sinistra radicale e sovranisti. Mettiamo i conti a posto, poi si va a votare: io alle prossime elezioni sarò avversario dei 5S". E attacca Salvini: "Ha paura e non sta bene. Lo si capisce guardandolo in spiaggia e ascoltandone le farneticanti parole. Se poi il gruppo dirigente Pd vuole votare subito perché almeno si cambiano i parlamentari renziani, sappia che così consegna il Paese per cinque anni a Salvini".

"NO IPOTESI PASTICCIATE" - Neanche il tempo di aprire il dibattito che arriva il no secco del segretario Nicola Zingaretti: "Ho ben chiara la minaccia di Salvini per la tenuta della democrazia liberale, ma il sostegno a ipotesi pasticciate e deboli ci riproporrebbe lo stesso schema ingigantito tra poche settimane", scrive su Huffington post.

"Dico no a un'esperienza di governo Pd-M5S per affrontare la drammatica manovra di bilancio e poi magari tornare alle elezioni", continua il segretario, anche per il "timore che questo darebbe a Salvini uno spazio immenso".

"Vedremo cosa accadrà nei prossimi giorni, ci guiderà la saggezza e l'autorevolezza del Presidente Mattarella. Noi pensiamo a preservare la nostra unità", conclude Zingaretti.

CALENDA E FRANCESCHINI - Dalla parte di Zingaretti si schiera Carlo Calenda: "Governo tecnico per qualche mese, votato da Pd, M5S e Forza Italia, per fare cosa? La manovra più dura degli ultimi anni? Prendere qualche mese per fare un nuovo partito? Bisogna fermare Salvini ora e farlo insieme, mobilitando il Paese. È il momento del coraggio, non dei tatticismi". Un duro attacco quello dell'ex ministro che parla di idea "folle", un tatticismo con cui Renzi - a suo avviso - prende tempo per lasciare il Pd e creare un suo partito.

Con l'ex premier sta invece Dario Franceschini, da sempre favorevole al dialogo coi pentastellati: "Dopo l'intervista di Matteo Renzi invito tutti nel Pd a discutere senza rancori e senza rinfacciarsi i cambiamenti di linea. Io lo farò. Anche perché in un passaggio così difficile e rischioso, qualsiasi scelta potrà essere fatta solo da un Pd unito".

M5S - Quanto ai 5 Stelle, si mantengono cauti. Ma l'uscita di Beppe Grillo, pronto a "elevarsi per salvare il Paese dai barbari" (quelli con cui governava fino a pochi giorni fa), ha scosso i pentastellati. In molti non vogliono chiudere subito questa legislatura.

E Luigi Di Maio, rilanciando nuovamente la proposta sul taglio dei parlamentari ("Venga calendarizzata prima della sfiducia a Conte"), sul dopo non esclude nulla. "Ci affidiamo alle decisioni del Presidente della Repubblica", afferma lapidario.

(Unioneonline/L)
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