La Corte d'Assise d'Appello di Milano ha deciso di riaprire l'istruttoria nel processo di secondo grado a carico di Stefano Binda, il 51enne già condannato in primo grado all'ergastolo per l'omicidio di Lidia Macchi avvenuto a Cittiglio, nel Varesotto, il 29 gennaio del 1987.

I giudici hanno accolto la richiesta degli avvocati dell'imputato di sentire un nuovo teste, Piergiorgio Vittorini, il penalista che disse di conoscere l'autore della lettera scritta dal presunto killer, e anche due consulenti grafologici.

Arrestato nel 2016, anno in cui venne disposta anche la riesumazione del cadavere della vittima, Binda - ex compagno di scuola di Macchi e come lei all'epoca vicino a Comunione e Liberazione - si è sempre dichiarato innocente.

Il principale indizio utilizzato contro l'imputato è un componimento dal titolo "In morte di un'amica", di cui l'uomo sarebbe l'autore secondo una testimone.

La poesia è stata trovata in una lettera anonima recapitata ai genitori di Macchi pochi giorni dopo la sua scomparsa.

Nelle carte dell'inchiesta sul caso era stato citato anche un prete di origine sarda, don Giuseppe Sotgiu, che all'epoca dei fatti era ancora laico.

(Unioneonline/F)
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