Assolti dall'accusa di associazione di stampo terroristico e strage, condannati solo per i reati riguardanti l'immigrazione clandestina.

Questa la sentenza emessa dalla Corte di Assise di Sassari nei confronti dei quattro degli 11 imputati di origine pakistana accusati di aver fatto parte di una cellula jihadista, con base in Sardegna, responsabile di sanguinosi attentati commessi nel loro Paese d'origine.

Tra loro l'imprenditore Sultan Wali Khan, il presunto capo, residente a Olbia.

Le condanne nei confronti di quest'ultimo e di altre 3 persone arrivano a un massimo di 10 anni di carcere e i giudici hanno anche disposto, dopo l'espiazione della pena, l'espulsione dal territorio italiano.

Ma, come detto, non sono stati giudicati colpevoli dei reati più gravi di cui erano accusati (per i quali il pm aveva chiesto 4 ergastoli e condanne fino a 18 anni).

Circostanza, quest'ultima, sottolineata dagli avvocati della difesa, che mettono polemicamente l'accento sui tre anni carcere fatti dai loro assistiti, arrestati nel 2015, proprio per le accuse di presunti legami con il terrorismo islamista.

Invece, è stata riconosciuta la fondatezza dell'ipotesi di reato emersa dall'inchiesta della Dda Cagliari per quanto riguarda l'imam di Zingonia (Bergamo) Hafiz Muhammad Zulkifal e di altre due persone, che avrebbero in effetti avuto contatti con gruppi jihadisti.

Per questo il pm ha disposto il rinvio degli atti al pm per un ulteriore supplemento di indagini.
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