La Digos lo aveva già scritto negli atti della maxi inchiesta sulla presunta cellula sarda di Al Qaeda: l'imam Hafiz Zulkifal, arrestato nell'aprile del 2015 su ordine del gip di Cagliari Giorgio Altieri, secondo gli investigatori è il numero 2 in Italia del movimento radicale islamico Tabligh Eddawa.

Lo stesso gruppo che avrebbe influenzato e ispirato Youssef Zaghba, il ragazzo italo marocchino autore dell'attentato di Londra.

Questa mattina, nell'aula bunker del carcere di Bancali, a Sassari, il dirigente della Digos, Mario Carta, deponendo nel processo a carico di 11 presunti jihadisti pachistani (arrestati a Olbia, sempre nell'aprile del 2015) ha parlato della figura e del ruolo di Hafiz Zulkifal, imam di Zingonia (Bergamo), formatore coranico e presunto collettore di fondi destinati alla jihad, raccolti in Sardegna e Lombardia.

L'imam ha sempre avuto contatti stretti con l'Isola, in particolare Cagliari e Olbia, e, secondo il pm della Dda, Danilo Tronci, è l'uomo che a partire dal 2005 ha raccolto denaro usato per sanguinosi attentati messi a segno in Pakistan.

In una delle intercettazioni tradotte dai periti della Corte d'Assise di Sassari, l'imam, rispondendo a una persona da una cabina telefonica di Sassari, parla di una "grande jihad" e di "togliere il loro grande padre": secondo gli investigatori, riferimenti a un attentato contro papa Benedetto XVI.

In altri 16 messaggi, l'imam sarebbe stato informato sull'esito di attentati in Pakistan con queste parole: "Abbiamo fatto tutte le commissioni con grande successo e abbiamo spedito gli infedeli all'inferno".

Domani il processo di Sassari riprende con la deposizione del dirigente della Digos, Mario Carta.

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