Da un lato due fratelli scomparsi, dall'altro padre e figlio indagati per quella scomparsa. Alle spalle, due anni di ostilità, pestaggi e ritorsioni incrociate che avrebbero scatenato un effetto domino di vendette, sino alla scomparsa di Davide e Massimiliano Mirabello, calabresi di 40 e 35 anni, trapiantati a Dolianova.

Ieri la svolta, con due persone iscritte nel registro degli indagati: gli allevatori Joselito e Michael Marras, padre e figlio di 52 e 27 anni.

Il primo vero atto ostile tra le due famiglie sarebbe l'uccisione del cane di uno dei due giovani, gettato poi nel cortile come un avvertimento, perché pare che l'animale desse fastidio al gregge. Poi, due anni fa, un'Ape Piaggio e un fienile incendiati nella proprietà di Massimiliano Mirabello. I fratelli denunciarono l'episodio, convinti che i responsabili fossero i Marras, fatto questo non accertato.

Comunque sia, dopo quell'incendio, scattò il pestaggio. Una vera e propria spedizione punitiva dei Mirabello, accusati, con una terza persona, di aver colpito alla testa con una mazza da baseball Michael per poi scagliarlo con violenza sulle piante di fichi d'India. È successo un anno e quattro mesi fa, il ragazzo finì in ospedale con traumi vari, si riprese dopo 40 giorni di cure.

L'INCHIESTA - Tutto questo ha a che fare con la scomparsa dei fratelli? Non è detto, si attendono gli accertamenti. Ovvero, ulteriori verifiche sulle tracce di sangue ritrovate, il prelievo del Dna dei due indagati (oggi pomeriggio) e i controlli sulla Fiat Panda dei Marras, sequestrata, previsti per i prossimi giorni.

"Siamo fiduciosi del lavoro che stanno svolgendo gli uomini del Nucleo investigativo. Padre e figlio si dichiarano estranei ai fatti, quello che intendiamo evitare è che venga fatto un processo mediatico", dichiara Patrizio Rovelli, avvocato che difende Michael Marras, mentre Maria Grazia Monni rappresenta il padre del 27enne.

"Abbiamo ricevuto il mandato ieri sera, abbiamo preso le posizioni dei due separatamente e stiamo valutando una serie di elementi. Oggi pomeriggio accompagniamo i nostri assistiti per il prelievo del Dna. Entrambi sono stati sentiti nell'immediatezza della scomparsa e hanno fornito risposte che li collocano fuori dai fatti in contestazione", spiegano i legali.

LO SFOGO - Intanto ieri sera, su Facebook, è arrivato il lungo sfogo di una delle sorelle dei Mirabello, Eleonora, che esprime non solo tutto il suo dolore e la paura di non riuscire a riportare a casa i familiari, ma anche la delusione nei confronti della cittadinanza e delle istituzioni.

"Sono delusa per il fatto che la gente che è venuta ad aiutarci nelle ricerche si possa contare sulle dita di una mano, delusa che nessuna istituzione né la chiesa di questo paese si siano fatti sentire", lamenta. E accusa anche i giornalisti, per aver scritto "che i miei fratelli sono delinquenti solo perché sono calabresi". Solo ringraziamenti invece per i carabinieri, che continuano a cercare i suoi fratelli dopo giorni: "Sono sicura che mi aiuteranno a riportarli a casa".

(Unioneonline/L)
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