Per il settimo giorno consecutivo in Sardegna non si sono registrati casi di Covid-19 (quello riportato nel bollettino di mercoledì risaliva infatti a marzo). E resta a zero anche la casella delle nuove vittime, coi decessi fermi dunque a quota 130.

Un così prolungato stop dei contagi non si era mai registrato da quando - lo scorso primo marzo - l'emergenza coronavirus ha investito l'Isola.

I dati sulla curva epidemica forniti ieri dall'Unità di crisi regionale sono decisamente incoraggianti, fra i migliori in Italia, anche se gli esperti consigliano prudentemente di aspettare ancora qualche giorno prima di tirare le somme, cioè quando si potranno vedere gli effetti reali della Fase 2 scattata il 18 maggio con la riapertura di quasi tutte le attività commerciali e il via libera agli spostamenti.

A conti fatti, dunque, attualmente in Sardegna ci sono 202 persone ufficialmente ancora positive al Covid-19, cioè lo 0,012 per cento dell'intera popolazione residente.

IL PASSAPORTO SANITARIO - Numeri che il presidente della Regione Christian Solinas non vuole assolutamente vedere risalire. Ma sul passaporto sanitario richiesto a chi entra nell'Isola il governatore è sempre più isolato anche se, ribadisce lui, i turisti in arrivo si presentano con il test di negatività già dal 21 maggio, quando sono ripartiti i voli privati.

Ieri il muro del governo, con il ministro agli Affari regionali Francesco Boccia che ha definito i test incostituzionali: "Rileggete l'articolo 120 della Costituzione, una Regione non può adottare provvedimenti che ostacolino la libera circolazione delle persone. E poi se gli scienziati dicono che non ci sono passaporti sanitari, non ci sono".

"Da lui non ci saremmo aspettati l'inutile litania neocentralista che vuole riaffermare una supremazia prepotente dello Stato rispetto alle Regioni: semmai, a pochi giorni dal 3 giugno, una proposta di soluzione chiara sulle riaperture delle Regioni", ha replicato Solinas.

Tra i governatori, il passaporto non convince quasi nessuno. Lo stesso presidente della Sicilia Nello Musumeci preferisce parlare di "protocollo di sicurezza al quale lavoriamo, ma vorremmo che linee generali arrivassero dallo Stato: la mobilità regionale non può essere a macchia di leopardo". Il ligure Giovanni Toti resta della sua idea: "Dare patenti di sanità è più imprudente che chiedere a tutti di usare precauzioni". Il pugliese Michele Emiliano chiarisce tutto con una battuta: "Milano è la seconda città della Puglia, quindi è impensabile interrompere questo canale che ci lega".

(Unioneonline)
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