Per oltre trent'anni, quelle sei gigantesche parabole piantate a mille e duecento metri di quota sul monte Limbara hanno captato ogni informazione ritenuta interessante nell'intero Mediterraneo. Erano le grandi orecchie degli Stati Uniti in piena Guerra Fredda. Dal 1963 al 1994, dalla base Us Air Force di "Lu Cioccu", le comunicazioni finivano direttamente al Pentagono. Quaranta militari americani, quasi tutti tecnici iper specializzati, e una trentina di civili locali addetti all'amministrazione e alla manutenzione dei locali per tre decenni hanno svolto un lavoro delicato e assolutamente top secret.

Dall'attacco alla Libia del colonnello Gheddafi alla prima "Guerra del Golfo", quella aperta da Saddam Hussein con l'invasione del Kuwait e la conseguente reazione degli Usa del presidente Bush sr, la base ha registrato ogni movimento per poi girarlo oltre oceano. Alla chiusura del sito, come succede ovunque, i vertici militari statunitensi in Italia sono arrivati a Tempio per la cerimonia di commiato e di ringraziamento alla città. Naturalmente, i vari generali si son ben guardati dal dire che della base, intesa come capannoni in lamiera per dormitori e uffici e, soprattutto, i sei padiglioni "auricolari" verdi sarebbero rimasti lì a futura memoria. Dei tempiesi e dei sardi, ovviamente.

A distanza di 26 anni, lo stato d'abbandono è totale. Le volte della struttura stanno cadendo a pezzi, mettendo a nudo il legno marcio e la ruggine delle travi metalliche, il depuratore è un piccolo e putrido stagno. Sul pavimento degli oltre cinquemila metri quadri di coperto, la moquette marcia e la fanghiglia prodotta dai pannelli in fibre minerali decomposti dalla pioggia. Enormi quadri elettrici con fili che spuntano da ogni dove, quel che rimane di due mostruosi gruppi elettrogeni (erano in grado di illuminare mezza Tempio) e via, di rottame in rottame. Nella sala ricreativa, con attigua la cucina per il personale, solo una parvenza di banco bar e la cappa in alluminio. La garitta è sberciata manco l'avessero bombardata. Gli americani, prima di andar via, hanno fatto sparire ogni traccia della loro presenza. Non una sedia, anche rotta, né un materasso sporco o una banalissima pentola ammaccata. Nei quindici ettari che circondano il vecchio ponte radio l'atmosfera è lugubre, sembra che qui non abbia mai vissuto nessuno. Eppure, il lucchetto quasi lucido che stringe la catena al cancello di ruggine potrebbe far pensare a qualcos'altro. Nel 2009 il ministero delle Finanze aveva deciso di dismettere l'area trasferendone la proprietà (e le competenze, ovvero le rogne) alla Regione che avrebbe dovuto provvedere alla bonifica del sito e alla messa in sicurezza dell'intero compendio. Sono trascorsi undici anni senza che a "Lu Cioccu" sia stato spostato un sasso. "I rischi di un possibile inquinamento della zona - dice Nicola Fenu, ambientalista dell'associazione SaveLimbara - sono molto più che evidenti. Ma alle nostre sollecitazioni nessuno ha mai risposto. Eppure il monte Limbara è un'area Sic (Sito di interesse comunitario), quindi importante dal punto di vista naturale e paesaggistico". Nel 2015, Fenu e il gruppo del Movimento 5 stelle di Tempio avevano segnalato lo stato di degrado al sindaco informando l'amministrazione comunale dei continui furti di rame durante le incursioni notturne dei ladri. Non solo. "Avevamo trovato una ditta specializzata - ricorda Fenu - disposta a ripristinare i luoghi a costo zero. Cioè, smantellare e rimuovere le strutture senza chiedere niente in cambio. Probabilmente avrebbe venduto o riciclato il materiale ferroso. In ogni caso c'era una lettera di intenti e l'impegno che l'operazione si sarebbe potuta fare".

Il punto è che il Comune non ha ancora preso in carico quell'enorme cumulo di ferraglia che continua a rimanere di proprietà della Regione. E il timore è che resterà lì per molti anni ancora. Non sono state sufficienti, nel corso di questi ultimi lustri, denunce e segnalazioni arrivate da più parti: l'argomento non interessa. A colpire, più di ogni altra cosa a "Lu Cioccu", però, sono le sei parabole: hanno quasi 60 anni ma si presentano pressoché intonse, giusto il verde ha perso un po' di intensità ma non hanno un punto di ruggine. Il resto non si è conservato nello stesso modo e l'area è piena di sorgenti. Impossibile che in un futuro neanche troppo lontano le continue nevicate e le piogge non infiltrino nel terreno residui di vernici e altro materiale pericoloso per la salute. Tempo fa a Vallicciola, qualche metro più in alto, una falda era stata contaminata dagli acidi delle batterie dei ripetitori delle antenne. Un problema serio poi risolto definitivamente con accorgimenti tecnici. Cosa deve succedere con la vecchia base Usa?
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