Rocce a picco sul mare. Belle da vedere, emozionanti da scalare. La sensazione di stare sospesi nel vuoto, sotto l'immensità del cielo, è da brivido. Ma ne vale la pena vincere la paura: lassù è come stare in paradiso e raggiunta la vetta nessuno se ne pente. La bellezza della Sardegna si può ammirare a 360 gradi, con i suoi odori e colori che s'intrecciano, come mai da nessun altro punto di vista. Perché allora non provarci? Quest'anno, nell'estate del Covid, sono più sardi che turisti a scoprire le vie ferrate dell'Isola, attrattiva su cui puntano Comuni e imprenditori sardi per promuovere il territorio e il turismo nei mesi di spalla. Si possono fare in ogni stagione, assieme alle "ordinarie" escursioni, ma in questo periodo si presentano come l'opportunità ideale, per i sardi che non sono partiti, per stare lontano dagli assembramenti e da luoghi affollati. Senza dimenticare che questa è una delle vie da esplorare per sviluppare un turismo nell'entroterra isolano. Già i numeri danno un'idea: negli ultimi quattro anni, in quattro ferrate del nord-ovest della Sardegna le presenze svettano a quota 15mila, tra italiani e stranieri, con una frequenza turistica che in genere registra il picco ad agosto. Le proposte. Ben vengano allora i sardi a scalare le vette in un'estate orfana di stranieri e a scoprire una Sardegna ancora sconosciuta, appesi a una corda, con moschettoni e cavo d'acciaio alla vita di oltre cinquemila chili. Sono tante le proposte, una decina di ferrate collaudate dal nord al sud dell'Isola (500 in Italia). Corrado Conca, 56 anni, ha attrezzato oltre duecento percorsi di arrampicata sportiva sulle falesie della Sardegna (avendo l'abilitazione per farlo) e ha progettato e realizzato (in solitaria e con fondi privati) la via ferrata del Cabirol, a Capo Caccia, considerata la più famosa dell'Isola (chiusa da due anni dall'amministrazione algherese e dai vertici del parco per la sua messa in sicurezza), quella di Giorrè, a Cargeghe (anche questa chiusa per lavori) e più di recente la via ferrata della Regina, per il Comune di Monteleone Rocca Doria. Come guida escursionistica professionista, anche in quest'estate a prova di Covid, Conca sta organizzando diversi weekend. "Dal punto di vista quantitativo sto lavorando come gli anni scorsi", spiega, "è cambiato solo il tipo di utenza: il vuoto lasciato dagli stranieri lo stanno colmando i sardi che stanno riscoprendo la loro terra. E per me è una soddisfazione immensa: diventano ambasciatori e promotori loro stessi della Sardegna, il viaggio ora è dietro casa". Le richieste.

In questo periodo estivo la più richiesta è la ferrata all'isola di Tavolara (565 verticalissimi metri): considerata impegnativa, si suggerisce di programmare la salita di buon mattino e poi di concluderla con un bel bagno nel mare che circonda la grande montagna. Tutte le vie ferrate in Sardegna sono ad accesso libero, ma spesso vengono fatte con la guida. Consigliabile, per esempio, per la ferrata della Regina, che richiede una buona prestanza fisica: ma è fattibile in ogni stagione, anche in piena estate, grazie alla sua parete a nord che tiene al riparo gli scalatori. "Sono tutte sicure e oggi le norme sono più restrittive", spiega Conca, "oggi una ferrata si realizza assieme a Comuni, ente parco, istituzioni e col collaudo di ingegneri: diciamo che siamo in una fase di passaggio e pian pianino anche quelle sarde stanno diventando vie regolari e controllate". È cambiata anche la mentalità degli amministratori che investono sempre più nella promozione del territorio e hanno capito che le vette si possono scalare anche a livello del mare, in una Sardegna ricca di pareti scoscese dalle quali ammirare panorami mozzafiato. Tanta bellezza che ripaga gli sforzi dell'escursionista, che spesso si mette alla prova per vincere le sue paure. La più facile e suggestiva è, a detta degli esperti, la ferrata Pan di Zucchero, il faraglione più alto d'Europa e il secondo al mondo, con i suoi 133 metri dal mare, di fronte alla falesia di porto Flavia, una suggestiva miniera del Novecento scolpita nella scogliera. Un percorso che si sviluppa lungo un vecchio sentiero utilizzato dai minatori. Un trekking facilitato dai servizi locali, come quello di acqua-taxi.

Equipaggiamento Le vie ferrate dell'Isola, dunque, si possono fare anche da soli e non richiedono l'impiego obbligatorio di una guida escursionistica. Questo perché i percorsi sono sicuri, soggetti a verifiche periodiche da parte dei tecnici dei Comuni. Tuttavia, considerando le modalità di salita sulla roccia, con corde e cavo d'acciaio, imbragatura indispensabile, è sempre meglio, anche meno difficoltoso, cimentarsi nell'impresa sotto la guida di un esperto, in certi casi indispensabile per ricevere istruzioni su come muoversi e distanziarsi tra l'uno e l'altro compagno di corda, garantendo la sicurezza del gruppo. Quantomeno affidiamoci a un amico con esperienza, che sappia renderci consapevoli di ogni nostra mossa.
© Riproduzione riservata