Esce dall'oblio un poeta e patriota che ingiustamente era stato dimenticato. In pochi conoscono gli scritti di Annunzio Cervi, nato a Sassari nel 1892; trascorre l'adolescenza a Napoli, dove cresce nell'ambiente culturale e muore in combattimento nel 1918: un poeta ermetico dallo stile che ricorda Ungaretti, che ne ammirava l'ironia lirica.

Grazie alla sensibilità dell'editore Aldo Tanchis ecco in libreria la prima antologia, per Mille e una notte, di liriche e prose "Le cadenze di un monello sardo, e altre liriche e prose", a cura di Aldo Tanchis e Valeria Pusceddu. Tanchis, scrittore e comunicatore, ha al suo attivo romanzi, fra i quali L'anno senza estate, e poesie, sceneggiature e saggi fra cui Bruno Munari. Valeria Pusceddu, insegnante di lettere, è autrice della monografia Il monello sardo, Annunzio Cervi, ritratto di un poeta, frutto della sua tesi di laurea. l'antologia è un omaggio e soprattutto una grande riscoperta. "Non un editore di buona volontà si è trovato che in 25 anni, in luogo di tanti libracci balordi e inutili, abbia avuto buon gusto e il patriottismo di ristampare in un volume unico poesie, prose, saggi, lettere del prode caduto". Così nel 1944 il poeta veronese Giorgio Ferrante lamentava il pericolo che di Annunzio Cervi e della sua opera si perdesse memoria.

Nella prefazione Aldo Tanchis spiega che con l'antologia "intende cominciare a colmare non tanto le mancanze di allora ma soprattutto la mancanza oggi di strumenti facilmente consultabili, che consentano finalmente l'apprezzamento e lo studio di un poeta e prosatore originale, profondo, di rara cultura e abilità letteraria.

Quasi dispersa la memoria di Cervi anche perché dispersa l'opera in riviste introvabili, in carteggi spariti, in archivi distrutti. Bisogna attendere il 1991 per la prima davvero meritoria ripubblicazione de Le cadenze di un monello sardo, a cura di Nicola D'Antuono, che di Cervi si era già occupato. D'Antuono restaura il testo, lo annota e soprattutto dedica a Cervi una introduzione intensa per liberare la sua figura dall'immagine di poeta-soldato-eroe". Tanchis dà qualche indicazione al lettore che vorrà abbandonarsi al testo: troverà che non poche sue liriche sfidano il tempo e possono essere lette come nostre contemporanee e come documenti per leggere un'epoca tumultuosa.

Le sue liriche coinvolgono il lettore e colpisce in particolare il suo stile che rende i versi ridotti all'essenziale, privi di fronzoli o parole inutili. Valeria Pusceddu ricorda che Cervi dal 1915 sembra trovare una sua strada poetica, abbandonando il tragico e il patetico e trovando nel riso un nuovo strumento interpretativo della realtà. La raccolta, vicina a diario e al romanzo di formazione, è praticamente divisa in due: 17 testi sono scritti a napoli, 16 inviati principalmente dal fronte di guerra.

All'autunno delle liturgie preferisce la primavera, come scrive in Anticipo, lirica che apre la raccolta, a indicare una sua rinascita interiore e poetica. Significativi i versi finali che esprimono la sua volontà di rinascita: "Monellluccio ero e ritorno: ad ogni svolta di strada la primavera mi smercia una ingenuità da fanciullo per pochi centesimi di attenzione: ed ecco ogni giorno è un nuovo giorno…" Le prose scelte da Tanchis e Pusceddu sono quelle che meglio definiscono la personalità polemica e critica di Annunzio Cervi, la sua ricerca di una posizione originale che comprendesse la politica, la letteratura e la interiorità. Poeta, prosatore, critico, polemista e traduttore.

"In pochi anni bruciò le tappe da lirico dannunziano con apporti pascoliani arrivò nelle ultime liriche a una scarnificazione del verso. Laureato in filologia latina, conoscitore del sanscrito, ammiratore di Bergson, pirotecnico della fantasia, si arruolò volontario anche per tentare di risolvere il tormentoso dissidio fra arte e vita, fra pensiero e azione". La lettura di questa antologia, destinata a un pubblico non accademico, aiuta a comprendere temi che periodicamente tornano all'orizzonte: da quelli artistici a sociali e politici. Dotato di prodigiosa ricchezza lessicale, Annunzio Cervi non fece in tempo a esprimersi a pieno.
© Riproduzione riservata