Lo yacht era arrivato davanti alla spiaggia di Santa Margherita di Pula, aveva rivolto la poppa verso terra e subito dopo molte persone ("una decina") si erano lanciate in acqua. Poi, passati "pochi secondi", la barca di era mossa con un "movimento rotatorio", aveva "risucchiato" alcune persone e si erano sentite "le grida". Quindi era riemersa una"bambina" e si era visto in mare "il sangue".

È il resoconto fatto dai primi testimoni chiamati a deporre in aula dal pm Alessandro Pili nel processo per la morte della piccola Letizia Trudu, uccisa a 11 anni dalle eliche dell'imbarcazione Thor II nell'estate 2015.

Sotto accusa per omicidio colposo si trovano Maurizio Loi, comandante dello yacht, e Andrea Trudu, padre della bambina.

In base alla ricostruzione investigativa alle 17,30 del 9 luglio il "Thor II", sul quale Loi faceva salire alcuni ospiti per dirigersi verso le calette e poi tornare indietro, arrivato davanti al condominio di viale Delle Sirene aveva puntato la prua verso il largo e la poppa verso la spiaggia a una distanza dalla riva inferiore a quella imposta dalla legge: una vicinanza utile forse a far sì che i passeggeri rientrassero a terra con maggiore velocità.

In quel momento Letizia Trudu, ospite a bordo, si era buttata in acqua ed era stata colpita e uccisa dalle eliche.

Il padre secondo la Procura avrebbe chiesto alla figlia di buttarsi in acqua, Loi avrebbe violato una serie di norme della navigazione.

Andrea Manunza

***

© Riproduzione riservata