"La democrazia è poesia e libertà, è il sogno di vivere ciascuno libero": sono le parole di Carla Nespolo, presidente nazionale dell'Anpi, l'associazione partigiani, recentemente scomparsa, nell'ultima visita a Tavolara, due anni fa, sulla tomba di Gerolamo e Bianca Sotgiu, sepolti nel piccolo cimitero dell'isola dove i Sotgiu possiedono una vecchia casa di famiglia. Una riflessione davanti all'epigrafe scritta dallo storico Rosario Villari per il collega e amico: "Alla ricerca storica e alla poesia, alla libertà, al progresso della sua terra, alla solidarietà umana e sociale ha donato la mente e il cuore". Pensata per lui, scomparso nel 1996, ma idealmente estesa anche a lei, compagna di vita e di ideali che se ne è andata nove anni dopo. Girolamo Sotgiu fu storico e senatore, preside della Facoltà di Scienze politiche a Cagliari, sua moglie Bianca, insegnante, scrittrice, attivista politica e fondatrice dell'Unione Donne Italiane. I loro nomi sono incisi sul muro del Giardino dei giusti del museo di Yad Vashem a Gerusalemme. "Giusti tra le nazioni" per aver aiutato e protetto molti ebrei a Rodi rischiando in prima persona. È il riconoscimento che nel 2018 ha portato sull'isola, per una cerimonia formale Carla Nespolo, morta il 5 ottobre di quest'anno all'età di 77 anni, la prima donna e non partigiana a raccogliere il testimone di custode della memoria della Resistenza. "Quando noi, come Anpi, diciamo che dobbiamo ricordare, non è per retorica, è perché tutto quello che abbiamo - anche se non è ancora esattamente ciò che aveva previsto la costituzione - ce l'hanno lasciato le persone come Girolamo e Bianca», ha raccontato. A Tavolara, a casa Sotgiu c'era già stata tante volte e ha raccontato delle "notti passate a discutere di storia e di politica, a lume di candela, da Gerolamo e Rosario e noi, io Bianca e Federica (la figlia dei Sotgiu), ad ascoltare".

La storia che ha portato al riconoscimento tributato a chi si è opposto con azioni concrete all'orrore dell'Olocausto, è raccontata nel libro "Da Rodi a Tavolara" pubblicato nel 2002 da Bianca Ripepi Sotgiu che si snoda tra l'isola greca - dove la coppia si era conosciuta - che fa da sfondo all'orrore della guerra e delle persecuzioni dei nazisti e il buen retiro sardo dove i Sotgiu (famiglia di origine olbiese) hanno da tempo immemorabile una casa, luogo del cuore e teatro di tante estati. Girolamo Sotgiu, per sfuggire al servizio militare fascista, era emigrato a Rodi doveva aveva iniziato ad insegnare e sull'isola aveva conosciuto Bianca Ripepi, calabrese, anche lei insegnante, anche lei antifascista. I due schedati come sovversivi (lui fu anche internato) si dedicarono clandestinamente all'insegnamento privato per bambini e ragazzi ebrei che non potevano più andare a scuola a causa delle leggi razziali. Quando, dopo l'armistizio, Rodi venne invasa dalle truppe tedesche e iniziò la deportazione, riuscirono a salvare numerosi amici ebrei. Ma la storia che ha portato il loro nome nel Giardino dei giusti è quella di Lina Kantor, una signora, oggi ultraottantenne, che vive in Sud Africa e che ha casualmente ritrovato la sua storia nel libro di Bianca Ripepi. Quando era bambina, i suoi genitori furono deportati dai tedeschi e lei fu adottata dai Sotgiu che, falsificando i documenti, riuscirono a farla passare per la loro figlia. Lina ritrovò poi i suoi genitori e la vita la portò altrove, troppo piccola per ricordare i dettagli della storia. Ma dopo aver letto il libro ha scoperto l'identità di quella coppia di cui tanto gli avevano parlato i suoi genitori e l'ha segnalata all'istituto Yad Vaschem (L'Ente nazionale israeliano per la Memoria dei martiri e degli eroi dell'Olocausto) ed è così che il nome di Girolamo e Bianca Sotgiu è finito sul muro del Giardino dei giusti. A Tavolara riposano in un cimitero povero e regale, spoglio di marmi e vestito dell'infinita bellezza del mare, accanto ai sovrani dell'isola, i membri della famiglia Bertoleoni, i pastori di capre nominati re da Carlo Alberto. La consuetudine prevede che si pianti un albero per ognuno dei Giusti tra le nazioni. A Tavolara accanto alla tomba è stato collocato un ginepro. Un aspro e tenace "fiore del partigiano" in terra di Sardegna.
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