«Piacere, sono Sara Maria Grazia Monti, sono avvocato e ho un’immensa passione per il vino». Una stretta di mano, un sorriso cortese e poche parole, ben calibrate, per tracciare le linee guida di un’estemporanea chiacchierata nel padiglione 8, Sardegna, di Vinitaly 2024. Ciò che non dice Sara Monti, master in diritto vitivinicolo e diploma in wine marketing e wine communication ad Alma, presso l’Accademia d’eccellenza di Gualtiero Marchesi dove ha ottenuto anche il titolo di Master sommelier, è che nel suo destino qualcuno ha scolpito a sua insaputa la parola Sardegna. Lo ha fatto prima ancora che lei nascesse. Ecco uno dei motivi che l’ha convinta a guidare martedì 4 giugno a Roma una masterclass dedicata a quattro Vermentini sardi: Frinas dell’azienda agricola Carpante di Usini; Canayli della Cantina Gallura di Tempio; Sciala di Surrau, Arzachena e infine Nozzinnà della cantina Li Duni di Bdesi.

Sara Monti, 38 anni, avvocato e master sommelier (foto concessa)
Sara Monti, 38 anni, avvocato e master sommelier (foto concessa)
Sara Monti, 38 anni, avvocato e master sommelier (foto concessa)

UN’ISOLA NEL CUORE «In Sardegna ci sono cresciuta - racconta mentre l’enologo Dino Addis si preoccupa di preparare i calici con un Vermentino Gallura Docg Aria di Marì, metodo classico della cantina Li Seddi. «Per me che sono romana l’Isola è una terra lontana geograficamente ma vicina allo stesso tempo perché la porto sempre nel cuore. Qui ho trascorso ben 30 estati della mia vita. I miei primi ricordi sono legati a questa terra, al suo mare, alla mia infanzia spensierata». Insomma, un bagaglio di emozioni e ricordi quasi impossibile da addomesticare «come lo stupore nel percepire il primo impatto olfattivo importante della mia vita, rimasto impresso nella mia mente: la macchia mediterranea. Ogni volta che si usciva con l’auto dal traghetto, dai finestrini entravano decisi questi profumi di una natura protagonista e noi dicevamo: respiriamo, siamo in Sardegna!». Il primo vino arriva talvolta dove non può il primo amore. «Il Vermentino mi ha lasciato un segno indelebile, è il primo vino che ho bevuto in vita mia. E ogni volta che prendo in mano un calice e lo porto al naso per percepirne le sensazioni, affiorano alla mente tutti i miei ricordi, i profumi e i sapori di questa terra». Un amore profondo per la Gallura e la Sardegna. Una terra (argomento della sua tesi) «così selvaggia, così indipendente, così aspra e ruvida, ma in grado di donare vini, d’altro canto, così gentili, nobili, sinuosi, incantevoli ed estremamente affascinanti». La serata romana, che rientra in un progetto più ampio, dunque si prefigge anche questo obiettivo: «Far emergere ed evidenziare le diverse espressioni di questo vitigno a seconda del terroir e valorizzare questo splendido territorio, sua terra di elezione, ed i suoi prodotti». Sara Monti col suo lavoro da professionista del vino si propone come una sorta di «piattaforma di lancio, un vettore per questo piccolo continente e soprattutto per il Vermentino per farlo conoscere, valorizzarlo e poterlo esaltare al meglio non solo a Roma, dove sto attuando il mio progetto di dar voce a questo incantevole territorio, ma anche all’estero».

La sommelier Sara Monti con l'enologo Dino Addis a Verona (foto L'Unione Sarda)
La sommelier Sara Monti con l'enologo Dino Addis a Verona (foto L'Unione Sarda)

La sommelier Sara Monti con l'enologo Dino Addis a Verona (foto L'Unione Sarda)

LA RICCHEZZA DEL VINO Sara Monti concentra tutte le sue attenzioni da esperta sommelier su un aspetto centrale. «Quello che colpisce è che i vini, nel loro manifestarsi, non fanno altro che rivelare non solo i caratteri di tipicità del vitigno, ma, nel contempo, anche delle personalità uniche e rare che rappresentano indubbiamente l’espressione e l’identità del territorio a cui appartengono e con il quale sono profondamente connessi». E aggiunge: «Il mio lavoro di ricerca fa emergere che il Vermentino di Gallura non è solamente quel vino a cui pensiamo quando prendiamo uno spaghetto alle vongole con la bottarga di muggine, non è solo quel vino che ricorda la brezza marina e la spensieratezza delle vacanze estive, ma è molto di più». Una consapevolezza che è maturata, giorno dopo giorno, nel soggiorno studio fatto nell’Isola e in particolare nel suo entroterra. «Una ricerca di lavoro che mi ha permesso di approfondire ogni areale scelto e di dare un volto a ogni Vermentino incontrato». Areali analizzati, unici e differenti «in grado di dar vita a vini incredibili di altissima qualità che sono tali solo ed esclusivamente in quanto rispecchiano a pieno il concetto di identità che esprime il binomio vitigno-terroir. Questa - spiega ancora - è stata la mia mission: il mio viaggio, i miei approfondimenti, le degustazioni che ho effettuato calice dopo calice, azienda dopo azienda, territorio dopo territorio, mi hanno permesso di approfondire proprio il concetto di identità rispetto al protagonista indiscusso della mia tesi: il Vermentino». L’esperta parla delle grandissime differenze fra i territori analizzati, sia in Gallura che nel resto della Sardegna. «Ritengo che sia necessario uno specifico e attento lavoro di comunicazione e di valorizzazione di questi territori. I consumatori devono assolutamente essere messi al corrente del fatto che la Gallura non ha solamente un volto, non ha solamente un paesaggio, non ha solamente determinate espressioni, ma che è un territorio molto vasto dotato di diverse sfaccettature». E stessa puntuale osservazione va fatta quando si oltrepassano i confini della Gallura. Monti auspica quindi un impegno concreto dei Consorzi di tutela. «Visto il lavoro di “zonazione” che ho effettuato sul territorio e tutte le differenze che ho riscontrato, che si riflettono poi nettamente nel calice, riguardo sia alle sensazioni organolettiche che alla differenziazione stilistica, questo sarebbe auspicabile». Un binomio vino e territorio ancora più stretto e inscindibile «per evidenziare, con maggior precisione la provenienza geografica del vino, e far emergere il concetto di identità di ogni territorio, anche perché il territorio di cui ho parlato nel mio progetto risulta molto ampio, con l’obiettivo di informare il consumatore sulla zona di produzione del vino». Due Denominazioni di origine all’interno delle quali potrebbero essere individuate le cosiddette Unità geografiche aggiuntive. «Si potrebbe redigere un apposito elenco, da allegare al disciplinare di produzione di riferimento, per dare luce a queste aree produttive previste come Uga al comma 4 dell’articolo 29 del Testo Unico del Vino del 2016», spiega Monti. «Oppure, in ossequio a quanto previsto dall’articolo 29, ma al secondo comma, dello stesso Codice, si potrebbero individuare delle specifiche sottozone, proprio perché queste aree presentano delle caratteristiche uniche dal punto di vista ambientale e pedoclimatico e presentano storia e tradizioni peculiari e singolari». Eccolo in definitiva l’appello ai Consorzi di tutela che devono optare per una di queste due opportunità. Il tutto legato a una priorità: le valutazioni dei viticoltori.

Sara Monti (a sinistra) con la sorella Veronica e a destra l'enologo Dino Addis, mentre degustano un calice di bollicine Moscato di Tempio Doc (foto L'Unione Sarda)
Sara Monti (a sinistra) con la sorella Veronica e a destra l'enologo Dino Addis, mentre degustano un calice di bollicine Moscato di Tempio Doc (foto L'Unione Sarda)
Sara Monti (a sinistra) con la sorella Veronica e a destra l'enologo Dino Addis, mentre degustano un calice di bollicine Moscato di Tempio Doc (foto L'Unione Sarda)

Sara Maria Grazia Monti, avvocata romana e un’immensa passione per il vino, ha lanciato la sua scommessa. Un po’ sua, un po’ tanto della Sardegna.

© Riproduzione riservata