Nel territorio delle crisi di vocazione, degli imprenditori che non riescono più a investire sugli sport di alto livello (se non ci fosse stata la Regione, con l’assessorato al Turismo, la Sardegna non avrebbe mai avuto nel 2021 i tanti eventi mondiali, come l’Atp tour 250, la settimana ciclistica internazionale, i mondiali under 21 di volley, solo per citarne alcuni), degli impianti che invecchiano e spesso diventano un problema più che un’opportunità, della delusione per la mancata qualificazione di un sardo ai Giochi di Tokyo, nell’Isola c’è uno sport, il pugilato, che continua a viaggiare in controtendenza e mette insieme numeri da capogiro. “Il movimento è in crescita”, spiega Gianfranco Pala, presidente regionale della Federboxe. “E’ vero, manca il campione, capace di attirare il grande pubblico, ma il movimento è in salute”, aggiunge.

Più di una volta la boxe in Sardegna sembrava sepolta quando, dopo l'ultimo gong, sono scesi dal ring i campioni più celebrati, quelli che hanno fatto la storia. Ma ogni volta, facendo appello al vecchio fascino della noble art, alla sua capacità di richiamo tra i giovani, la disciplina che ha saputo regalare allo sport sardo due campioni del mondo come Tore Burroni e quel mito vivente di Franco Udella, campioni d'Europa del calibro di Piero Rollo e Fortunato Manca, Tonino Puddu e Marco Scano, fino ad arrivare a Simone Maludrottu e Andrea Sarritzu, è stata capace di rialzarsi e andare avanti. Oggi non ci sono più campioni di quel livello, organizzare gli eventi è diventato difficilissimo e la concorrenza di altre discipline, che nel frattempo si sono affermate, vedi il padel, non lascia molto spazio. Eppure, a dispetto di tutto questo, le palestre sono affollate, le società affiliate crescono e così anche il numero dei praticanti. Un trend scolpito in numeri che Gianfranco Pala elenca con orgoglio. “Nel 2021 il numero delle società affiliate è cresciuto di quasi il 20%, passando 43 del 2020 a 52 del 2021”, spiega ancora Pala. In aumento anche il numero dei tesserati giovanili, Schoolboy e Youth, per intendersi, passati da 248 del 2020 a 318 del 2021 (+30%). Un vero e proprio boom anche tra gli amatori, uomini e tantissime donne che praticano la disciplina senza combattere: sono passati da 993 del 2020 a 1914 del 2021, oltre il 100% in più quindi. Anche il numero dei pugili dilettanti Elite è cresciuto: da 2014 del 2020 a 251 del 2021. Solo il numero dei professionisti è calato ed è passato da 7 a 5 (hanno appeso i guantoni il peso welter Andrea Saba e il leggero Stefano Loi), “ ma con Alessandro Goddi”, il supermedio che prepara il rientro per un titolo internazionale nel 2022, “ e i promettenti Cristian Zara”, mosca di Sassari, “e Matteo Lecca”, il supergallo di Cagliari nominato sfidante ufficiale per il titolo italiano della categoria, “la Sardegna continua a mantenere una posizione di primo piano nel panorama nazionale”, spiega ancora Pala.

Naturalmente non tutti gli aspiranti resistono e arrivano alla meta. Alcuni si arrendono prima, chi per mancanza di mezzi tecnici, chi per limiti fisici, chi per scarsa attitudine al sacrificio che il lavoro in palestra comporta. “Oltre duecentocinquanta agonisti però sono tanti”, dice ancora Pala. A dispetto degli anni e delle mode, la Sardegna pugilistica è un modello in campo nazionale per società, maestri e tradizione. Ma è sulla “popolazione” che sale sul ring e combatte nei tornei che la Sardegna ogni anno punta ad affermarsi. Titoli e medaglie continuano ad arricchire l’albo d’oro. E’ vero, quest’anno sono mancati i successi dei fratelli Manuel e Patrick Cappai e del sassarese Federico Serra, ma “il movimento è in ottima salute. Scontiamo sempre il gap della poca attività che serve per far crescere i giovani, ma se andiamo a vedere il numero delle riunioni organizzate nel 2021 notiamo che queste sono cresciute di oltre il 100%, passando da 10 a 24. Il 2020 è stato l’anno dell’esplosione del Covid, e questo ha influito sull’attività svolta, ma la ripresa nel 2021 rappresenta un altro indicatore dello stato di salute del movimento”.

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