C’è un tesoro sotterraneo, misterioso e intrigante. Cunicoli, gallerie e grotte. Luoghi perfetti per i rifugi antiaerei utilizzati dai cagliaritani per ripararsi dalle bombe sganciate dagli Alleati durante la Seconda guerra mondiale, da febbraio a maggio 1943. Molti palazzi pubblici si dotarono ciascuno del proprio riparo sicuro da raggiungere velocemente dopo il suono della sirena. Uno su tutti il cunicolo che, a Castello, collega la prefettura, con l’arcivescovado e l’ex palazzo di città. In totale, nel capoluogo, sono stati catalogati circa 230 rifugi sotterranei e bunker. Marcello Polastri è un profondo conoscitore delle cavità sotterranee del capoluogo. «La città ha una caratteristica speciale: sorge tra e su colline di roccia calcarea perforate da gallerie e caverne vecchie di millenni. Sotterranei protetti da un tetto di roccia che, in alcuni casi, è spesso anche cinquanta metri. Perfetti per difendersi dalla pioggia di fuoco che arrivava dal cielo». Sono corridoi, larghi tre metri, alti 2,80 metri e lunghi dai 150 ai 250 metri, scavati nella roccia con mine esplosive, che conducevano in sale attrezzate con pancali e sedili di cemento armato. «Chilometri di tunnel grandi e complessi, dotati di spesse mura paraschegge adiacenti il loro accesso, di vie di fuga laterali, e scalinate spezza-onda d’urto». Molti rifugi non sono agibili, altri sì. Come quello della Croce Rossa di viale Merello, costruito durante la guerra ma mai utilizzato. «Si tratta di uno spazio enorme», continua Polastri. «Un'area molto ampia, di circa 800 metri quadri che, secondo i calcoli dell’Unpa (Unione nazionale protezione antiaerea) che fissava il limite di due persone ogni metro quadro, avrebbe potuto accogliere 1.600 cagliaritani». Nella zona, oltre all’ex ospedale militare sotterraneo, si sviluppa il rifugio Don Bosco, l’ingresso è proprio di fronte all’istituto salesiani di viale Sant’Ignazio. Una serie di gallerie – visitabili durante Monumenti aperti - che si sviluppa parallela a viale Merello e porta agli ingressi, ora murati, delle ville del viale sino alla collina sotto la facoltà di Giurisprudenza. Facciamo fantascienza: nel caso di un nuovo bombardamento aereo, i cagliaritani potrebbero utilizzare quei bunker? «Non sono agibili ma si potrebbero dotare gli spazi ipogeici di portelloni a prova di bomba atomica, con scorte di acqua industriali e di cibo a sufficienza». Sempre in viale Merello, proprio sotto Villa Devoto, sede della presidenza della Giunta regionale, c'è un rifugio antiaereo. «È stato ricavato nell’ex cava di pietra, uno spazio ampio 70 metri quadri e alto 4 consolidato con cemento armato», spiega il grande conoscitore del sottosuolo. «Un altro bunker collettivo si potrebbe allestire sotto la Sella del Diavolo trasformando il deposito PolNato con i suoi chilometri di sotterranei in grande rifugio anti missili». I vertici dell’Esercito fanno sapere che non esistono, al momento, rifugi utilizzabili. Non c’è in città alcuna struttura militare dove ripararsi dagli ordigni, così come non esiste una struttura organizzata per i bunker antiaerei.

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