Sono passati quarant’anni e sembra un’eternità. Ma sono solo otto anni in meno rispetto a Italia ’90, che sembra ieri. Almeno se i mondiali di calcio li si considera dal punto di vista degli stadi che gli anno ospitati. Dal 1990 a oggi, soltanto due (lo Stadio delle Alpi di Torino e il Friuli di Udine) hanno subito importanti modifiche, anzi sono stati ricostruiti o quasi. Uno, invece, è in attesa di demolizione ed è ovviamente lo stadio Sant’Elia. Quelli spagnoli, invece, hanno subito un’evoluzione maggiore, probabilmente superiore a quella che potrà aspettarsi l’Italia nei prossimi otto anni nei quali è prevista (con progetti già stilati) la ristrutturazione dei due più antichi e architettonicamente pregevoli: il Dall’Ara di Bologna e l’Artemio Franchi di Firenze, entrambi risalenti agli anni tra il 1927 e il 1931. Sul Meazza Milano non è ancora chiaro cosa si dovrà fare, altri (Napoli, Genova, Verona, Palermo e Bari) hanno urgente bisogno di attenzioni, anche se sono stati costruiti nel 1989. L’Olimpico non sarà toccato, anche se magari prima o poi Roma e Lazo lo abbandoneranno, ma è un caso a parte.

In Spagna

Non tutti i 17 stadi spagnoli che furono teatro del Mundial al quale siamo tanto legati esistono ancora. Cominciando da quelli in cui ha giocato l’Italia, lo stadio Balaidos di Vigo, teatro delle prime tre partite, quelle del girone pareggiate con Polonia, Perù e Camerun, è sensibilmente cambiato rispetto ad allora. La pista di atletica è sostanzialmente sparita, le gradinate sono state rinnovate e la capienza aumentata con lavori completati tra il 2015 e il 2017.

Barcellona

Diverso destino ha subito l’Estadio Sarrià, quello al quale sono legati i ricordi più belli, cioè le partite contro Argentina e Brasile. Ubicato in una zona abbastanza centrale della città, era lo stadio dell’Espanyol, la squadra “spagnola” della catalana Barcellona, ed è stato demolito per far posto a un centro commerciale e palazzine. I biancoblù hanno giocato nello stadio delle Olimpiadi (al Montjuic) sino al 2009, quando è stato inaugurato il nuovissimo impianto di Cornellà El Prat. Il Camp Nou, sede della semifinale con la Polonia, è invece praticamente rimasto immutato da allora, ma si appresta a vivere una radicale ristrutturazione: sarà ampliato oltre i 100.000 posti, interamente coperto, arricchito di nuove strutture e affiancato da un nuovo palasport blaugrana.

Madrid

Un po’ quello che sta avvenendo al Santiago Bernabeu, inaugurato il 14 dicembre 1947, che per il 75° anniversario dell’apertura celebrerà il completamento di lavori davvero faraonici. Rispetto alla versione del 1982, con il fascione bianco che cingeva per tre quarti la copertura inglobando i due megaschermi, aveva già subito dei lavori. Adesso, pur mantenendo il 90 per cento delle gradinate, cambierà totalmente aspetto con la copertura mobile, con il prato diviso in sei strisce che spariscono sottoterra e con nuove strutture che lo renderanno uno dei più belli e moderni del mondo. La degna casa per i “re d’Europa”, freschi del 14° titolo conquistato. I “cugini” dell’Atletico Madrid hanno già completato l’opera, abbandonando il “Vicente Calderon”. Lo stadio in riva al Manzanarre, che visse il debutto europeo in occasione della sfida di Coppa Campioni con il Cagliari, è stato sostituito dal modernissimo Metropolitano sorto vicino all’aeroporto di Baraja.

Le altre città

Non è esiste più neppure il vecchio San Mames di Bilbao, che però, dopo cento (!) anni di onorato servizio per i tifosi dell’Athletic, la leggendaria squadra basca, è stato sostituito dalla nuova “Catedral”: un impianto costruito accanto al vecchio, più moderno, interamente coperto, capace di oltre 53mila posti a sedere e inaugurato nove anni fa. Lo stadio la Romaneda di Saragozza è stato ristrutturato nel 1994, eliminando gli ultimi posti in piedi. Lo stadio Carlos Tartiere di Oviedo non esiste più e, come quello di Bilbao è stato ricostruito nel 2000. Lo stadio El Molinon di Gijon ha subito solo piccoli adattamenti per adeguarsi alle nuove norme di sicurezza, mentre è rimasto sostanzialmente uguale lo stadio del Valencia, il Mestalla. Questo perché il nuovo stadio, progettato e in parte già costruito non è stato mai portato a termine per mancanza di fondi. Piccole migliorie e ristrutturazioni ha subito la Rosaleda di Malaga, così come i due stadi di Siviglia, Benito Villamarin (Betis) e Ramon Sanchez Pizjuan. Infine, il Riazor de La Coruna, già negli anni novanta aveva rinunciato alla pista di atletica costruendo il lato mancante e assumendo l’immagine di uno stadio molto più moderno, interamente coperto.

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