Sinner-Zverev, la sfida più giusta
Numero uno del mondo contro il due: l’analisi della finale degli Australian OpenPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Numero uno del mondo contro il numero due: quella tra Jannik Sinner e Alexander Zverev era la finale degli Australian Open più probabile alla vigilia, stando alle indicazioni della classifica mondiale, cioè ai risultati degli ultimi dodici mesi di tornei, anche se sicuramente non la più attesa.
Gli appassionati sognavano che fossero i due giovani rampanti del circuito, Sinner e lo spagnolo Alcaraz, a contendersi il titolo a Melbourne, anche perché l’azzurro e lo spagnolo si erano divisi i “major” del 2024 (Australia e Usa a Jannik, Roland Garros e Wimbledon a Carlos).
Ma guai a giocare i tornei sulla carta: Alcaraz è uscito nei quarti contro l’infinito Djokovic, che poi si è arreso in semifinale a Zverev certo, ma soprattutto a uno strappo muscolare accusato proprio contro Alcaraz.
Alla fine Sinner-Zverev è la finale più giusta e si preannuncia molto equilibrata. Difficile dire da che parte penda il pronostico. Rino Tommasi, fantastico giornalista specializzato (anche) nel tennis, scomparso di recente, suggeriva sempre di dare uno sguardo alle quote dei bookmaker per avere un’idea.
Jannik da questo speciale osservatorio parte da favorito. La vittoria di Sinner è giocabile a 1.35 su Snai e a 1.36 su Goldbet e bet365. Il successo di Zverev è invece quotato a 3.20 su Betsson e Lottomatica e a 3.25 su bet365 e Snai.
Un altro parametro importante è lo studio dei precedenti. In questo caso è in vantaggio il tedesco per 4-2. L’italiano ha vinto il primo confronto diretto sulla terra, negli ottavi del Roland Garros edizione 2020 ( 6-3, 6-3, 4-6, 6-3 il punteggio). Il tedesco si è preso la rivincita pochi mesi dopo a Colonia (7-6, 6-3 sul cemento). L’anno successivo Zverev ha eliminato Jannik negli ottavi degli Us Open in tre set ( 6-4, 6-4, 7-6). E la serie di vittorie tedesche è proseguita sulla terra battuta di Monte Carlo nel 2022 nei quarti (5-7, 6-3, 7-6) e nel 2023 -di nuovo sul cemento di New York negli ottavi (6-4, 3-6, 6-2, 4-6, 6-3).
L’ultimo precedente ha sorriso al l’alto-atesino e risale all’etate scorsa, torneo di Cincinnati, cemento simile a quello di Melbourne in semifinale ( 7-6, 5-7, 7-6).
Dai testa a testa emerge che i due non si sono mai affrontati a livello di finale in un grande torneo e che due partite su sei si sono concluse al tie break del set finale: equilibrio assoluto.
Mentre Sinner a 23 anni ha vinto due tornei del Grande Slam(Melbourne e New York nel 2024) ed è numero uno al mondo, Zverev a 27 anni non ha ancora vinto un Major (nel suo palmare due Atp Final e un oro olimpico).
Anche per Zverev quella di domenica (ore 9,30 italiane) è la terza finale Slam: le altre le ha perse nel 2020 a New York contro Thiem (7-6 al quinto) e nel 2024 al Roland Garros contro Alcaraz (sempre al quinto set, era in vantaggio due set a uno).
In Australia sinora Zverev ha perso solo due set, negli ottavi contro il francese Humbert (6-1, 2-6, 6-3, 6-2) e nei quarti contro lo statunitense Paul (7-6, 7-6, 2-6, 6-1). Di fatto non ha mai sofferto, a parte il set in semifinale contro Djokovic vinto al tie brek prima del ritiro del serbo. In campo è rimasto 13 ore e 26 minuti.
Anche Sinner ha perso solo due set nel suo cammino verso la finale australiana, il primo contro Shoolkate al secondo turno e il secondo contro Rune negli ottavi ed è rimasto in campo 15 ore e un quarto.
Ma che partita vedremo sul cemento di Melbourne? Sicuramente un match tra i due giocatori che in questo scorcio di stagione, diciamo negli ultimi sei mesi, stanno esprimendo il miglior tennis del mondo. Se Jannik ha compiuto un percorso praticamente netto (l’ultima sconfitta alla finale di Pechino persa a ottobre contro Alcaraz, sempre lui), Zverev ha mancato la finale del Master Atp di Torino cedendo in semifinale allo statunitense Fritz (poi è volato in vacanza alle Maldive snobbando la Coppa Davis vinta invece dall’Italia di Jannik).
Grande servizio e rovescio bimane impeccabile. Il punto debole del tedesco forse è il dritto, che in certe fasi del match, quando la pressione è elevata, in diverse occasioni l’ha tradito. Anche la seconda palla di servizio qualche volta ha tremato, perché alla fin fine il problema di Zverev non è tanto tecnico o fisico, ma quel che gli manca è l’ultimo salto di qualità a livello mentale.
Il tennis, si sa, è lo sport del diavolo proprio per questo motivo, l’aspetto psicologico, la convinzione, la fiducia, sono determinanti quanto e più dei miglioramenti nel servizio e nel diritto messi in fila da Jannik. Sinner nei momenti più importanti del match, anche durante la semifinale vinta su Shelton, riesce a tirar fuori il meglio del suo repertorio. Quello che per ora è mancato a Zverev, sino a oggi eterno secondo, sia negli Slam, sia nella classifica mondiale dove non si è mai issato al vertice.