Lui, Jannick Sinner, è “sorpreso e deluso”. Noi (tifosi di Jannik Sinner ma prima ancora dello sport) invece increduli. Ma forse sarebbe più giusto dire irritati. Ha ragione, infatti, Daniele Dallera, quando sul Corriere della Sera scrive che “la Wada” è “come Nick Kyrgios, uno dei giocatori più scriteriati del mondo del tennis. Da non prendere in considerazione.” Meno condivisibile, anche se il dubbio è più che legittimo, l’ipotesi che l’istrionico tennista australiano, tra i primi (e tra i pochi) a diffidare di Sinner, quando la scorsa estate l’azzurro è stato giustamente assolto dall’accusa di doping, invocando per lui penalizzazioni e squalifiche, lo abbia fatto perché “forse non si è mai rassegnato che Anna Kalinskaya, sua ex, si sia fidanzata con Jannik”.

Al di là di questo retropensiero, ha ancora ragione Dallera quando sempre sul Corriere scrive che “si vuole processare un’altra volta Sinner per una pomatina ina ina (sono provati i dosaggi millesimali applicati sulla pelle del fuoriclasse italiano e finiti poi in circolo) che non può certo voler dire doping. Ben altre metodologie e sostanze assume chi vuole frodare lo sport e i suoi risultati”. E allora che cosa c’è dietro la decisione della Wada, l’agenzia mondiale antidoping, di fare ricorso al Tribunale Arbitrale dello Sport (il Tas di Losanna) contro la sentenza del tribunale indipendente dell'International Tennis Integrity Agency (ITIA) che ha condannato Sinner per l’incidente col Clostebol non per doping ma per negligenza? C’è chi non dimentica che la Wada, una vera istituzione, è la stessa agenzia che tre anni fa aveva inizialmente tenuto in silenzio lo scandalo dei 23 nuotatori cinesi trovati positivi alla trimetazidina, un modulatore ormonale e metabolico che non può essere assunto per errore ad esempio tramite cibo o un integratore contaminato. Contaminazione, che è stata invece la causa dell’incidente che ha coinvolto Sinner, per intendersi.

Il paradosso è che persino la stessa Wada non parla di doping ma di negligenza, e per questo vorrebbe una squalifica di 1-2 anni per Sinner. Cioè la distruzione di un campione pulito, che per qualcuno sarà anche stato negligente (se fosse così sarebbe quasi un peccato mortale per un atleta professionista), e infatti per questo è stato punito con la decurtazione dei punti e dei premi conquistati in due tornei. Anche se, interpretando le parole di Jim Courier, ex campione americano negli anni Novanta (“nessun atleta si è mai fatto massaggiare con i guanti”), come avrebbe potuto Sinner evitare la contaminazione del Trofodermin, contenente il principio attivo vietato, che utilizzava il suo ex massaggiatore per curare una ferita alla mano?

Semplicemente non avrebbe potuto, e infatti il numero uno del mondo è stato assolto dal tribunale indipendente che ha dato fede alla documentazione resa dal campionissimo. Ora si va al Tas, organismo composto da giudici. La speranza è che al Tribunale di Losanna si (ri)faccia giustizia.

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