Lo stadio da 14mila posti, costruito all’interno di un complesso sportivo supertecnologico costato 200 milioni di euro, si chiama Sheriff. La società che l’ha costruito porta lo stesso nome, Sheriff. E così si chiama pure una catena di supermercati, ma anche un’azienda di telefonia, un hotel 5 stelle e persino una tv. C’è uno Sheriff che si aggira per l’Europa. Tra i paradossi del calcio europeo nel 2021, l’anno della secessione della Superlega, c'è una novità che sa quasi di contrappasso. La squadra più forte della Moldavia non è moldava. A Madrid hanno scoperto che esiste la Transnistria, e che ha una squadra che può vincere al Bernabeu in una notte di calcio europeo. A Milano, l’Inter, che già la conosceva, l’ha domata (alla fine) senza troppi patemi, in attesa di giocare il ritorno in 3 novembre. Ma la matricola Sheriff Tiraspol non è solo un club semisconosciuto che battezza il depresso calcio moldavo al torneo più competitivo del mondo. E’ anche la squadra di una città che vanta un singolare primato: è la capitale di una piccola repubblica separatista, la Transnistria filorussa, appunto, stretta tra la sponda orientale del fiume Dnestr e l'Ucraina.

Quando la squadra è nata, nel 1993, si è scelta un nome e un simbolo da telefilm americano degli anni Ottanta. Quella stella a cinque punte arrotondate, più che un club di calcio, ricorda le pellicole di Bo e Luke o dell’A-Team. Per ricostruire questa storia che sta sorprendendo l’Europa del pallone occorre avventurarsi in un labirinto di zone grigie, spie, affari, guerre civili e leggende. Tiraspol è la capitale di un piccolo lembo di terra poco più grande della Val d'Aosta, chiamato Transnistria, che nel settembre 1990 dichiarò la propria indipendenza. Nel 2006 circa 400mila persone hanno votato a favore dell’indipendenza immediata e di una futura integrazione con Mosca. Solo che l’esito della consultazione non è stata presa in considerazione dalla comunità internazionale. Gli echi del passato si sentono ancora distintamente: la libreria più importante di Tiraspol vende poster incorniciati che rappresentano il presidente locale Vadim Krasnoselsky insieme a Putin e Stalin. A fondare la squadra di Tiraspol sono stati Ilya Kazmali e, soprattutto, Victor Gusan, due ex agenti del Kgb: il profumo di Urss pare essere diffuso un po’ ovunque nella piccola Transnistria, perché la bandiera è quella della Repubblica socialista sovietica di Moldavia, falce e martello, stella bordata d’oro e una banda verde orizzontale in mezzo al rosso Urss.

E la moneta? I rubli della transnistria, che non valgono certo come euro o dollari e per questo motivo i calciatori dello Sheriff preferiscono farsi pagare dal club con altra valuta. In squadra esiste un’eterogenea umanità: brasiliani, sloveni, slovacchi, maliani, bosniaci, greci, peruviani. Una colonia che ha già espugnato il Santiago Bernabeu e colpito lo Shakhtar Donets di De Zerbi, ma che si è inchinata a San Siro. La squadra, fondata nel 1997, non ha mai raggiunto la fase a eliminazione diretta di Champions, è arrivata per quattro volte alla fase a gironi di Europa League. Ma in patria è stata capace di vincere 19 degli ultimi 21 campionati moldavi.

Una curiosità: tra gli allenatori, c’è stato anche l’italiano Roberto Bordin, che oggi tra l’altro è il c.t. della Moldavia. L’idolo dei tifosi? Il lussemburghese Sebastien Thill, autore del gol-vittoria all’89’ minuto a Madrid contro il Real di Benzema che ha regalato il primato nel girone allo Sheriff Tiraspol nel girone di Champions (in condivisione con il Real). L’Inter, dopo la vittoria a San Siro, fin qui in Champions hanno raccolto quattro punti. Dopo aver immeritatamente perso in casa con i Blancos di Ancelotti lo scorso 15 settembre, a Kiev i nerazzurri contro lo Shakhtar non ha saputo schiodarsi dallo 0-0, risultato identico ai due raccolti nella scorsa edizione contro gli ucraini, con conseguente eliminazione prima degli ottavi. Per andare avanti, adesso, la banda di Simone Inzaghi dovrà superare gli sceriffi in casa loro. Difficile capire quanto siano davvero forti gli sceriffi. Di sicuro sono molto fortunati. Sulla carta, però, per l’Inter si annuncia una missione più che possibile, almeno alla luce del risultato di San Siro.

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