Dopo decenni di oblio sull’altopiano di Seddas Moddizzis è tornata la vita. Il villaggio minerario, dimenticato per molto tempo, risorge come un pezzo di storia tanto importante da riprendersi la scena. Questo lembo del territorio di Iglesias schiude ai visitatori un viaggio speciale che inizia oltre un secolo fa quando un imprenditore illuminato approda lì per realizzare un sogno. Si chiama Giorgio Asproni, è originario di Bitti, dove nasce nel 1841, è nipote e omonimo dell’illustre deputato protagonista del Risorgimento italiano.

Seddas Moddizzis visto dall'alto (foto concessa)
Seddas Moddizzis visto dall'alto (foto concessa)
Seddas Moddizzis visto dall'alto (foto concessa)

Per i compaesani è Giorgino, per distinguerlo dallo zio che lo assiste negli studi, per i cittadini di Iglesias di ieri e di oggi è Giorgio Asproni, senza diminutivi. Lui è brillante: laurea in Matematica a Genova, poi in Ingegneria a Torino, specializzazione in Mineralogia a Saint’Entienne in Francia a 23 anni, esperienze in mezza Europa dove vive da vicino la rivoluzione industriale in corso. Quando torna in Sardegna l’approdo è quasi scontato nel Sulcis Iglesiente. Direttore della miniera di Montevecchio che al tempo occupa mille operai, accoglie Quintino Sella nella visita della prima Commissione parlamentare d’inchiesta sui problemi della Sardegna. Poi la guida di Seddas Moddizzis, la fondazione della scuola mineraria nel 1871, dell’Associazione mineraria sarda nel 1896 di cui è anche il primo presidente. Infine, l’acquisto della miniera da vari azionisti. Il dinamismo imprenditoriale si combina con lo slancio filantropico che si esprime in tante iniziative al punto che Iglesias gli conferisce la cittadinanza onoraria e, quando è ancora in vita, gli intitola la scuola mineraria. All’attività estrattiva affianca, infatti, la nascita di un villaggio dove gli operai possono non solo lavorare ma vivere con le famiglie. Per loro ci sono alloggi, scuola elementare, chiesa, lo spaccio e un’azienda agricola che occupa i pastori e sfama tutti. Nel villaggio si trasferisce anche lui con la famiglia, mette in piedi una casa grande che ricorda quella di Bitti. E poi gli edifici della direzione. Una realtà con 250 dipendenti e oltre mille residenti che va avanti per molti anni. Poi, però, non regge alle ripetute crisi soprattutto dopo la morte di Asproni, avvenuta nel 1936 quando lui ha 95 anni. I figli cercano di gestire la situazione, anche loro si trasferiscono nel villaggio ma alla fine degli anni Cinquanta c’è il tracollo finanziario. La miniera finisce nelle mani di società che fermano l’attività estrattiva negli anni Settanta. Il villaggio si spegne.

Scorco del villaggio minerario (foto concessa)
Scorco del villaggio minerario (foto concessa)
Scorcio del villaggio minerario (foto concessa)

Nel 2004 inizia un’altra storia: Giovanni Lorefice, medico di Iglesias con tante esperienze professionali, anche nel villaggio ormai fantasma, acquista il complesso da un’asta giudiziaria. Sogna il recupero architettonico di una realtà storica e culturale di prim’ordine, un museo a cielo aperto. Ma non è facile. Muore nel 2011. La sua eredità va alle sorelle che diventano artefici del progetto di rilancio. Nel 2020 i primi interventi di bonifica e pulizia di edifici e spazi aperti, nel 2021 il primo cantiere di restauro conservativo della direzione, edificio simbolo del complesso, e anche le prime visite guidate. Risorge il cortile della scuola, riemerge il selciato in pietra, altri scorci ritrovano una fisionomia accogliente. Il traguardo è raggiunto, anche se resta ancora molto da fare.

La storia del villaggio è raccolta in una pubblicazione fresca di stampa firmata da Annalisa Uccella, nipote di Lorefice e in prima linea nel progetto di valorizzazione Vil.Min.As che sta per villaggio minerario Asproni. L’obiettivo è la valorizzazione del complesso in chiave culturale e turistico-ambientale. Lei segue gli interventi di restauro e fa anche di più. Durante la pandemia a Iglesias recupera documenti d’archivio e ricompone tutte le tappe di una storia secolare importante confluite nelle pagine del libro “Seddas Moddizzis memorie lontane”, edizioni Albatros, presentato a luglio nel borgo ritrovato.

Seddas Moddizzis, evento musicale (foto concessa)
Seddas Moddizzis, evento musicale (foto concessa)
Seddas Moddizzis, evento musicale (foto concessa)

«Siamo contenti delle migliaia di visitatori che sono venuti qui a partire dal 2 giugno 2021, giorno dell’apertura del villaggio. Chi viene si lascia contagiare dall’amore per questo luogo. Non è un semplice giro tra case diroccate, ma un’esperienza perché ci si sente custodi della memoria», dice con un sorriso Annalisa Uccella, presidente del villaggio minerario Asproni. E spiega: «Questo posto non diventerà un villaggio vacanze, resterà fedele a sé stesso come luogo della memoria storica, pronto a offrire ai visitatori veri e propri percorsi esperienziali ed essere contestualmente riconosciuto come centro di arte e cultura, di accoglienza, laboratorio a cielo aperto per attività didattiche rivolte alle scuole di ogni ordine e grado».

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