Lo scroscio è leggero e carezzevole, dà il benvenuto prima ancora che gli occhi scorrano i giochi d’acqua che impreziosiscono le antiche mangiatoie di basalto, granito, trachite, arenaria. Tante pietre dell’Isola e altrettante fogge per raccontare una storia comune a tutta la Sardegna, riunita in un’oasi speciale che porta il nome S’Abba Frisca, acqua fresca declinata nel toponimo in lingua sarda. Ed è perciò naturale che nel parco museo, scrigno verde tra Monte Ruiu e Monte Irveri, vicino al mare di Cartoe e di Cala Gonone, a Dorgali, l’acqua sia padrona di un percorso pieno di sorprese. Sorgente, cascate, fontanelle, il laghetto con anatre e oche.

S'Abba Frisca, una cascata (foto Orunesu)
S'Abba Frisca, una cascata (foto Orunesu)
S'Abba Frisca, una cascata (foto Orunesu)

Il viaggio va oltre la forza ristoratrice dell’acqua, conduce verso l’incanto di animali da tutelare dall’abbandono, la memoria di antichi mestieri, le tradizioni pastorale e contadina, la magia di orti e aromi, l’angolo del pane e del vino cannonau, dell’olio e della tessitura, l’irresistibile pergolato di glicine sopra le altalene, richiamo per spettacolari foto ricordo. C’è perfino un’antica raccolta di sciabole di Dorgali e fucili a pietra focaia del 1700 riconosciuta bene di interesse culturale da parte della Soprintendenza.

«Il museo etnografico nasce nel 2005 in una vecchia azienda agricola ristrutturata in oltre cinquant’anni di lavoro. La collezione riunisce 4.500 reperti, dal 1650 al 1930. Raccontiamo 300 anni di storia della Sardegna», spiega Gianluca Secci. Assieme ai due fratelli raccoglie l’eredità del padre, il creatore di questo paradiso a portata di tutti, soprattutto dei turisti che d’estate sono di casa. Per tutti visite guidate, in italiano, inglese o francese. «Volevo salvare la memoria storica della mia famiglia, io qui venivo da piccolo a trovare i miei nonni», racconta Portolu Secci che già negli anni Sessanta e Settanta, quando il modernismo sfrenato inizia a sfigurare case e arredi di mezza Sardegna, pensa a custodire gli oggetti del passato consapevole della loro forza identitaria. «Tutto è iniziato per passione. Ora ogni oggetto è al suo posto. La cucina, per esempio, è come la descrive nei suoi libri Grazia Deledda: tanti spiedi, tante chiavi, tante corbule», spiega.

Una sala del museo etnografico (foto Orunesu)
Una sala del museo etnografico (foto Orunesu)
Una sala del museo etnografico (foto Orunesu)

La collezione cresce a dismisura, anche grazie a molte donazioni. L’azienda dei nonni, creata attorno all’uliveto, diventa una realtà museale privata di prim’ordine, ben oltre i confini di Dorgali e del Nuorese, tanto grande da essere punto di riferimento a livello regionale. Nel 2017 il primo riconoscimento della Regione, nel 2021 S’Abba Frisca figura nel gotha dei 200 musei d’Italia, pubblici e privati, riconosciuti dal ministero dei Beni culturali. Lo scorso novembre altro riconoscimento: vince a Bergamo il premio Bitac (Borsa italiana del turismo cooperativo e associativo) per il migliore progetto turistico del 2021.

La ripartenza qui fa decollare il museo vivente con tanti laboratori e iniziative didattiche: i visitatori possono non solo ammirare gli oggetti ma vederne il ritorno alla vita facendo un balzo nel tempo tra macine per la produzione della farina, forno del pane, forgiatura del ferro, paiuoli del latte per fare il formaggio. Saperi ed esperienze antiche rivelano la loro forza attrattiva per grandi e piccoli. «È un museo in movimento, ogni oggetto è pronto per essere usato». Niente vetrine, né didascalie. Tutto è a portata di mano. Il gradimento diventa crescente. Nel 2019 le presenze raggiungono quota 26 mila: il 70 per cento è rappresentato da stranieri. «Quando abbiamo iniziato i sardi che venivano qua conoscevano meglio di noi il mondo che raccontavamo, ora succede il contrario. È il segno del cambiamento. Questa raccolta etnografica e il lavoro di catalogazione che stiamo facendo, le collaborazioni con l’università servono a conservare tradizioni che si stanno perdendo», sottolinea Gianluca Secci, che è anche responsabile della rete dei musei del Distretto culturale del Nuorese.

Turisti davanti agli asinelli sardi del parco (foto concessa)
Turisti davanti agli asinelli sardi del parco (foto concessa)
Turisti davanti agli asinelli sardi del parco (foto concessa)

Ogni spazio con i suoi oggetti dialoga con l’esterno, il parco vasto tre ettari con camminamenti in pietra locale, viali di ginepro e canne, lembi coltivati con piante di agrumi compresa la pompia, il capelvenere che cresce spontaneo dando il nome alla prima cascata e le piante tintorie più in là. In tutto 450 essenze della macchia mediterranea, compreso un pino imponente con i suoi 150 anni e un percorso sensoriale di piante aromatiche e medicinali. Tanto verde unisce le porzioni del museo, guida i passi verso l’antico ricovero dei capretti, in ginepro come su pinnettu, la macchina in legno per la ferratura dei buoi, le botteghe per realizzare i carri e le selle per asini e cavalli, i recinti con gli animai da proteggere: ci sono gli asinelli sardi e quelli albini dell’Asinara, le pecore nere di Arbus, un cavallo di nome Teseo, le mucche di razza bruna-sarda, i cinghiali, le galline e perfino i pavoni in omaggio all’arte sarda che su tessuti e cassapanche ne richiama la simbologia.

Uno scorcio del parco (foto concessa)
Uno scorcio del parco (foto concessa)
Uno scorcio del parco (foto concessa)

Questa mini arca di Noè sta in mezzo agli ulivi, al frutteto che custodisce le biodiversità, accanto all’antica noria, una strana macchina per sollevare l’acqua che è l’unica pienamente funzionante in Sardegna. «È uguale a come la descrive Salvatore Satta nel libro Il giorno del giudizio». Insomma, c’è tanto da vedere e da scoprire, compresi il primo motore di barca arrivato a Cala Gonone, la boccetta del chinino per curare la malaria, perfino i numeri del National Geographic del 1916 dove c’è una foto realizzata a S’Abba Frisca con Pietro Andrea Secci, trisavolo degli attuali gestori. La visita è perciò un’esperienza piena di curiosità tra cultura, storia e ambiente.

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