«La combustione dei rifiuti non riciclabili rappresenterà una fonte energetica importante per il nostro Paese». No, questa non una citazione estrapolata da un giornale della metà del secolo scorso. Né le parole di un folle insensibile alle tematiche ambientaliste. Le dichiarazioni del presidente di Federbeton-Confindustria, Roberto Callieri, rilasciate qualche settimana fa all’Agenzia Nova tracciano una via alternativa, quanto sorprendentemente ecologica, all’approvvigionamento energetico del Paese, oggi più che mai a caccia di fonti alternative al gas russo. 

Sorpresa

Prima puntualizzazione: i rifiuti a cui si riferisce il rappresentante degli industriali sarebbero solo «Combustibili solidi secondari (Css), ovvero derivati dai rifiuti non pericolosi, non riciclabili né riutilizzabili in nessun modo», il cui uso garantirebbe però molteplici vantaggi sconosciuti ai non addetti ai lavori. 

«I Css rappresentano un’opportunità sotto tre punti di vista», conferma Callieri a Nova. «Il primo, più semplice e intuitivo, è dato dalla possibilità di contribuire alla chiusura del ciclo dei rifiuti. I Css permettono di sottrarre alla discarica, all’incenerimento o all’export quei rifiuti che hanno ancora un potere calorifico residuo e che possono essere utilizzati all’interno della nostra industria come combustibile, sostituendo una quota del combustibile fossile attualmente utilizzato». I combustibili solidi secondari, secondo l’imprenditore, «hanno inoltre una componente emissiva, in termini di CO2, notevolmente inferiore a quella dei combustibili fossili».

Il terzo aspetto, non di secondaria importanza per la filiera, sarebbe un cospicuo risparmio economico: «Utilizzando combustibili alternativi in sostituzione del pet-coke (un derivato della raffinazione del petrolio, ndr), i cui costi sono triplicati nell’ultimo anno, la filiera italiana potrebbe risparmiare circa 130 milioni di euro. In un settore che registra un fatturato di circa 2 miliardi l’anno. Tale risparmio sarebbe estremamente rilevante, a maggior ragione in un momento in cui il settore sconta le ripercussioni legate al caro energia e al caro materie prime».

Prospettive

Insomma, per Callieri «quella dei Css è un’opportunità pronta a divenire realtà, soprattutto in un momento come questo in cui si parla di un ritorno al carbone. Con i Css, abbiamo una fonte di energia immediatamente disponibile e a Km 0: è ora di snellire gli iter burocratici e superare vecchi preconcetti e falsi miti».

Sì, ovviamente gli ostacoli a una proposta che sembra uscita dalla mente dei creatori di “Ritorno al futuro” ha fatto storcere più di un naso nelle schiere degli ambientalisti. Callieri punta tuttavia ancora i riflettori al suo settore di appartenenza, quello della produzione di cemento, tra i più inquinanti del panorama industriale. «Il nostro processo produttivo, per sua natura, ha una componente di circa due terzi di CO2 che non è comprimibile poiché legata alle materie prime stesse e non è eliminabile in altri modi se non con la cattura della CO2 stessa».

La tecnologia con la quale si cattura la CO2 emessa dagli stabilimenti e successivamente viene immagazzinata è una procedura tanto efficace quanto costosa da mettere in campo. Ecco perché si valutano altre strade più economiche: «tra cui quella dei combustibili solidi secondari, combustibili ricavati da quei rifiuti non riciclabili né riutilizzabili in alcun modo, che attualmente sono destinati alla discarica, all’incenerimento o all’export. Un maggiore utilizzo può contribuire a eliminare una percentuale importante di CO2 contribuendo per circa il 12% al raggiungimento della carbon neutrality (un bilancio delle emissioni nette di anidride carbonica pari a zero, ndr)».

Callieri perciò insiste: «Chiediamo un supporto non solo di tipo finanziario, ma che permetta la creazione di un clima d’interazione con le istituzioni e tutti gli altri portatori d’interesse, tenendo conto che i nostri impianti sono diffusi su tutto il territorio nazionale impiegando circa 32.000 addetti».

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