Rinuncia alle cure, il dramma della Sardegna
Nell’Isola il 35,7% degli over 65 con patologie non può permettersi una visita medica o un esame diagnosticoPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Il dramma della rinuncia alle cure si amplifica sempre di più. In Sardegna la percentuale di ultra sessantacinquenni che deve soprassedere è tra le più alte d’Italia: il 35,7% degli anziani con patologie non può fare visite mediche o esami diagnostici, deve arrendersi a liste d’attesa infinite, ai costi troppo alti delle prestazioni, alle difficoltà di andare nelle strutture (perché sono soli e non riescono a spostarsi agevolmente).
Numeri allarmanti quelli del monitoraggio annuale dell’Istituto superiore di sanità “Passi d’Argento”: nel biennio (2022-2023) si registra una disuguaglianza nell’accesso ai servizi che aumenta e colpisce in particolar modo le persone socialmente più svantaggiate, con una bassa istruzione, più donne che uomini, residenti nel Meridione.
E l’Isola segna percentuali molto superiori alla media del Paese: il 27,4% di tutto il campione, e il 37,7% di chi ha cronicità getta la spugna. Si parla di cittadini con almeno una patologia tra insufficienza renale, bronchite cronica, enfisema, insufficienza respiratoria, asma bronchiale, ictus o ischemia cerebrale, diabete, infarto del miocardio, ischemia cardiaca o malattia delle coronarie, altre malattie del cuore, tumori, malattie croniche del fegato o cirrosi.
A livello nazionale il 18% degli ultra 65enni (pari a 2,6 milioni di persone) ha dichiarato di aver rinunciato, nei 12 mesi precedenti l’intervista, ad almeno una visita medica o a un esame diagnostico di cui avrebbe avuto bisogno. Escludendo chi ha dichiarato di non aver necessità di andare dal medico, la percentuale di coloro che hanno rinunciato a prestazioni necessarie sale al 23%. Fra le ragioni principali della rinuncia figurano le lunghe liste di attesa (nel 55% delle rinunce), le difficoltà logistiche nel raggiungere le strutture sanitarie o la scomodità degli orari (13%) e i costi troppo elevati delle prestazioni (10%).
Dai dati emerge una disuguaglianza nell'accesso ai servizi sanitari che varia notevolmente a seconda delle condizioni socio-economiche e della regione di residenza: la rinuncia è più frequente fra le persone socialmente più svantaggiate, per difficoltà economiche (39% tra coloro che hanno dichiarato di arrivare a fine mese con molte difficoltà contro il 20% di chi non ne ha) o per bassa istruzione (24% tra chi ha al più la licenza elementare contro il 19% di laureati) e fra i residenti nelle regioni del Centro e Sud d’Italia (27% contro il 16% fra i residenti nelle regioni settentrionali). Inoltre la rinuncia alle prestazioni è più alta fra le donne (25% contro il 21% degli uomini).
Spiega l’Iss nel suo monitoraggio: «È importante tutelare il diritto e l’accesso alle cure delle persone che avanzano con l’età, facilitarne l’accesso ai servizi sociosanitari e rendere i contesti di vita, come le abitazioni o i quartieri, sicuri e favorenti l’autonomia e la socialità. Le persone anziane devono poter raggiungere senza difficoltà lo studio del medico di famiglia, i servizi della propria Asl, la farmacia o i negozi di generi alimentari o di prima necessità. È importante che le condizioni di accesso ai servizi sociosanitari siano garantite e non dipendenti dalla loro capacità/autonomia economica.
È anche importante che vivano in abitazioni adatte ai loro bisogni individuali, senza barriere architettoniche, così da favorire la libertà di movimento in totale sicurezza, con riscaldamento e condizioni igienico sanitarie adeguate. Inoltre, per favorire l’autonomia ma anche la partecipazione alle attività sociali è importante che le persone anziane si sentano sicure nel proprio quartiere, così da affrontare con serenità e in autonomia le uscite».
Il 32% degli ultra 65enni intervistati ha dichiarato di avere difficoltà (qualche/molte) nell’accesso ai servizi sociosanitari o ai negozi di generi alimentari e di prima necessità. I servizi della Asl e i negozi sono quelli con le maggiori difficoltà di accesso, al contrario il medico di famiglia e le farmacie sono più facilmente raggiungibili.
Questi problemi colpiscono di più con l’avanzare dell’età (il 68% degli ultra 85enni riferisce di averne), fra le donne (39% contro il 23% degli uomini), fra le persone meno istruite (50% delle persone senza titolo di studio o al più con licenza elementare contro il 14% laureati) e con molte difficoltà economiche (55% contro il 22% di chi non ne ha). Anche il gap Nord-Sud è netto: fra i residenti nel Meridione la difficoltà di accesso a questi servizi è molto più frequente e viene riferito mediamente dal 38% degli intervistati (dal 24% dei residenti nel Nord Italia).