Nelle notti calde, mentre la movida della riviera adriatica inonda la capitale del divertimento, in un angolo oltre il Marecchia, l’antico fiume Ariminus, prende vita un mondo discreto e parallelo. Uno spazio dell’anima fatto di sogni e silenzi, di antiche casette color pastello, di vicoli stretti e deserti. È la Rimini nascosta, il ritrovo onirico della memoria e dell’amarcord felliniano dove risuona una lingua dimenticata: il portolotto, la parlata dei vecchi pescatori e dei marinai di quel villaggio. È da qui che la Rimini sfavillante, con il suo Borgo San Giuliano, regala nuove meraviglie.

FEDERICO E LA CITTÀ 

Attraversare a piedi l’antico capoluogo della provincia romagnola è davvero qualcosa di speciale. Lungo la pavimentazione del centro storico fatta di irregolari pietre squadrate, si può incrociare il cardo massimo. Rimini come tutte le città rifondate dai romani è sorta nel pieno rispetto di un disegno urbanistico e architettonico tradizionale. L’impianto contenuto tra i due fiumi il Marecchia a nord-ovest e l’Ausa a sud-est, era suddiviso da due assi viari principali che si incrociavano: il cardo, appunto, via Garibaldi con Porta Montanari e il prosieguo di via IV Novembre; e il decumano, l’attuale Corso d’Augusto che si apre nel grande arco di Augusto sino a raggiungere l’antico ponte di Tiberio (ma sarebbe più giusto chiamarlo di Augusto - che ne iniziò la costruzione -  e di Tiberio che la completò) porta di ingresso a Borgo San Giuliano. Due assi ortogonali che oggi si incrociano al centro di piazza Tre Martiri, nel punto esatto dove sulla pavimentazione è riprodotto il disegno di un grande sole rinascimentale. Quel simbolo segna l’anima della città, romana di origine e rinascimentale di casato, in mano alla potente famiglia di Sigismondo Malatesta, signore di Rimini e di Fano. La città degli oltre 15 chilometri di spiaggia sovraffollata e dei 200 e passa stabilimenti balneari ha una storia e un passato affascinanti sotto quel caleidoscopio di ombrelloni allineati, sdraie e creme abbronzanti. E in questo paese delle meraviglie, dove passo dopo passo gli occhi del cuore si impressionano meglio di qualsiasi retina, si alimenta quella visionaria lucidità che solo Federico Fellini, incorreggibile riminese, ha saputo raccontare con i suoi personaggi, i suoi disegni e i suoi film. Rimini è Giulio Cesare che attraversa la città assieme ai suoi legionari dopo aver passato il Rubicone; è Sigismondo Pandolfo Malatesta, ritratto da Piero della Francesca, innamorato di Isotta degli Atti; è il Tempio Malatestiano di Leon Battista Alberti. Rimini è Amarcord.

Rimini, Ponte di  Augusto e di Tiberio. Foto Roberto Ripa
Rimini, Ponte di  Augusto e di Tiberio. Foto Roberto Ripa
Rimini, Ponte di Augusto e di Tiberio. Foto Roberto Ripa

BORGO SAN GIULIANO

L’antico ponte di Tiberio ha qualcosa di magico. Chi lo varca si ritrova in una realtà aumentata. In un certo senso nell’aldilà del divertimento, dove la vita trascorre lenta e sottovoce. Bisogna frequentare quel dedalo di abitazioni basse e ben tenute, tanto care allo stesso Fellini, per restarne rapiti. C’è un preciso itinerario da rispettare proprio come merita rispetto ogni tetto di quel piccolissimo angolo di Romagna. «Se cerchi un posto a Rimini dove a Ferragosto c’è calma e deserto, eccolo qui», oltre il ponte dalle 5 ampie arcate. Sono fotogrammi immobili, animati solo da qualche parola e voce che arrivano un po’ confuse dalle corti più interne di quelle abitazioni. Ogni casa ha una sua storia. Nel vero senso del termine. Con i suoi personaggi e i suoi ricordi. Borgo San Giuliano è nel particolare, non c’è dubbio. Ma anche nell’insieme, nella coralità della vita sospesa nel tempo. Il dettaglio della maiolica di ceramica appesa all’ingresso; la grata in ferro lavorato davanti alle finestre abbellite dai piccoli fiori; nel giallo pastello, o azzurro, o rosso, o verde che identificano le facciate di quelle abitazioni. Un reticolo nato senza la mano di un progettista. E dove sempre più spesso, le uniche presenze reali sono quelle bidimensionali che, come in un sogno, si affrancano dalle pareti e dai tanti murales dedicati all’universo felliniano.

Borgo San Giuliano, murales Gradisca. Foto Roberto Ripa
Borgo San Giuliano, murales Gradisca. Foto Roberto Ripa
Borgo San Giuliano, murales Gradisca. Foto Roberto Ripa

Puoi incontrare Magali Noel, l’attrice francese morta sette anni fa, era il 23 giugno 2015, indimenticabile in "La dolce vita” e interprete del sensuale personaggio di Gradisca in “Amarcord”. Gelsomina, Giulietta Masina, protagonista del film “La Strada”. Il bacio indimenticabile tra un giovanissimo Marcello Mastroianni e un’avvenente e altrettanto giovane Anita Ekberg (“La dolce vita”). E poi c’è lui, il Maestro, in un bianco e nero grafico ritratto seduto mentre attorno ai suoi pensieri appaiono i volti espressivi e a colori di tanti personaggi di Amarcord. Miranda (Pupella Maggio), Aurelio (Armando Brancia) Teo (Ciccio Ingrassia), don Baravelli (Gianfilippo Carcano), la tabaccaia (Maria Antonietta Beluzzi). Li incontri tutti lì, tra le case e i viottoli di Borgo San Giuliano.

Borgo San Giuliano, murales Giulietta Masina. Foto Roberto Ripa
Borgo San Giuliano, murales Giulietta Masina. Foto Roberto Ripa
Borgo San Giuliano, murales Giulietta Masina. Foto Roberto Ripa

E se hai voglia e pazienza li potrai vedere uscire dagli intonaci colorati, staccarsi dalle pareti e scendere nelle strette vie a parlare e gesticolare tra loro. Recitano il copione della vita di sempre in una lingua strana che solo gli antichi pescatori e i vecchi marinai del borgo oltre quel ponte ancora capiscono.

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