Ci siamo. Comincia a trovare applicazione sul campo la legge regionale che disciplina in nove articoli l’utilizzo di rifugi, bivacchi fissi e mobili nel territorio dell’Isola. Approvata a novembre all’unanimità dal Consiglio regionale, concepita come argine a campeggio selvaggio e agli escursionisti indisciplinati, la normativa attecchisce concretamente nel territorio del Nuorese. «I primi segnali di applicazione sono evidenti ai piedi del Montalbo lungo il Sentiero Italia Cai», gongola Matteo Marteddu, del direttivo regionale del Club alpino italiano. «In compagnia del nostro socio di Lula Antonio Contu, in questi giorni di festa abbiamo effettuato una dettagliata ricognizione sugli scoscesi tornanti del grande massiccio calcareo e sui sentieri con la segnaletica bianco rossa a standard Cai. Nonostante imperversasse il maestrale, i soci Cai hanno affrontato l’antica carrareccia di Janna Nurai, accostandosi alla voragine di Tumba Nurai che nella tradizione e nelle fantasie parastoriche viene associata al risus sardonicus stampato sulle facce degli anziani spinti a morire dentro l’imbuto di roccia bianca. Si snoda da queste parti l’antico tratturo che conduceva i carri carichi di carbone verso i porti del mare d’oriente. Il varco che è quasi scavato tra le due cime più alte del monte, Catirina e Turuddò, conduce al grottone “Omines Agrestes”, antro omerico strutturato in due piani che lungo i secoli ha subìto diverse modifiche di “destinazione d’uso”. Ricovero per capre e pastori, luogo di approdo e riparo per il lavoro di disboscamento delle foreste per legnatico e l’oro nero del carbone. La valle di Artudè è un cantiere aperto con interventi giornalieri degli operatori dell’Agenzia regionale Forestas».

Un altro ovile sul Montalbo (Cai)
Un altro ovile sul Montalbo (Cai)
Un altro ovile sul Montalbo (Cai)

Proprio qui, tra Barbagia e Baronia, sono stati riadattati vecchi cuiles, “con la struttura architettonica propria – precisa Marteddu – dei bivacchi fissi come previsti dalla legge regionale. Alcuni verranno adibiti ad accogliere gli escursionisti, altri hanno mantenuto le forme della copertura in ginepro come nella loro storia originaria. Si intravvedono già pronte alcune piazzole liberata dalle sterpaglie del sottobosco, da utilizzare per quelli che la Legge chiama “bivacchi mobili”.

Quale sarà il prossimo passo?

“Le opere, una volta certificate, sono al servizio della rete di sentieri già accatastati e numerati dal Tavolo tecnico regionale coordinato da Forestas e con la presenza dei rappresentanti Cai. Saranno da supporto al Sentiero Italia nel tratto che scende dalle cime del Montalbo, Su Corru e sa Mandra e Janna Ferulargiu e che prosegue il suo lungo itinerario verso i monti di Irgoli e il Massiccio del Tuttavista tra Galtellì e Orosei. Altri punti di accoglienza saranno pronti nei prossimi mesi lungo tutta l’articolata rete di sentieri nel Centro Sardegna”.

Escursionisti (Cai)
Escursionisti (Cai)
Escursionisti (Cai)

Facciamo alcuni esempi.

“Preziosa la rete all’interno del parco di Tepilora. Tutti quei sentieri sono già stati numerati, convergono. Numerosi sono qui gli antichi cuiles, alcuni dotati anche di focolare e riadattati in funzione dell’accoglienza”.

Quali le strutture legittimate a entrare nella rete sarda dei bivacchi?

“Come rappresentante del Cai avevo chiesto che accanto a quelle che ricadono nel compendio di Forestas, vi rientrassero le strutture comunali e questa esigenza è stata accolta”.

A che punto siamo sotto il profilo dell’attuazione?

“È in fase di stesura il regolamento di Forestas, che ha dimostrato sollecitudine e fa presumere che entro il 2024 il percorso sarà compiuto. Diciamo che questa legge regionale segna una nuova era per il settore dell’escursionismo in Sardegna, un’opportunità da non perdere per far decollare il turismo nelle zone interne”. Con servizi idonei a soddisfare le esigenze degli escursionisti. “Fino a oggi – conclude Matteo Marteddu - coloro che si fermano nei vecchi cuiles per trascorrere la notte non hanno neppure la possibilità di sorseggiare un caffè. Ora si può pensare che qualche operatore turistico possa offrire anche un servizio di accoglienza”.

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