Nessuna rivalità, figurarsi. I giornali popolari, allora a larghissima tiratura, riferivano di bisticci e dispetti tra primedonne, ma la verità è che Raffaella Carrà e Mina erano legate da stima e rispetto reciproci. Un’amicizia consolidata nello studio di Milleluci, il varietà andato in onda sul primo canale dal 16 marzo all’11 maggio del 1974 con la regia di Antonello Falqui. Era stata Mina a volere Raffaella al suo fianco come co-conduttrice dopo la morte improvvisa di Alberto Rabagliati con cui aveva già registrato la prima puntata, ma la leggenda delle scintille tra le due più grandi star della televisione italiana oscurò ben presto la verità dei fatti, e qualunque vezzo, persino le umane insicurezze di ciascuna, finiva per essere interpretato dalla stampa come la dimostrazione di una sfida sottotraccia.

La guerra dei tacchi, per esempio. Accadde che Mina, magrissima e alta quasi uno e ottanta, cominciò a indossare scarpe che la alzavano di cinque, dieci centimetri. Raffaella, alta uno e sessantotto e nient’affatto sottile, portava necessariamente le zeppe, una soluzione che le permetteva di non sembrare troppo piccola rispetto alla collega quando dovevano stare l’una a fianco all’altra per i duetti previsti dal copione o per presentare i grandi personaggi del cinema, del varietà e del teatro ospiti del programma. Mentre Mina procedeva con l’ascesa, Raffaella dovette adattarsi giocoforza, sicché prese a indossare scarpe, zeppe e stivali con tanto di tacco.

Il gioco del rilancio a un certo punto venne bloccato dal regista. «Le aveva fermate perché ormai rischiavano di uscire dall’inquadratura», ha ricordato Gino Landi, storico coreografo di Raffaella Carrà. Così le due conduttrici tornarono al tacco e alla zeppa iniziali, Mina potendo comunque contare sui suoi dieci centimetri in più d’altezza, Raffaella puntando tutto su una presenza scenica prorompente e una vitalità che bucava il video.

È solo una delle tante storie di guerra (vere o inventate) tra primedonne dello spettacolo e del cinema. Si potrebbe citare la rivalità tra le sorelle, entrambe Premio Oscar, Olivia de Havilland e Joan Fontaine. O le scintille tra Maria Callas e Renata Tebaldi, i fratelli coltelli Liam e Noel Gallagher, i dispetti tra Shannen Doherty e Jennie Garth (Brenda e Kelly di Beverly Hills 90210), l’odio tra Sarah Jessica Parker e Kim Cattrall, amiche nella serie Sex and the City.

Ma la faida più famosa di tutte, questa sì con un fondo di verità, è stata quella tra Joan Crawford e Bette Davis, co-protagoniste di “Che fine ha fatto Baby Jane?”, film del 1962, regia di Robert Aldritch. Le due star, ormai cinquantenni, erano sul viale del tramonto e non accettavano il passare del tempo, ma potevano contare entrambe sull’aura di divine, di celebrità intoccabili, che garantiva loro il rispetto dei colleghi e dei più grandi produttori. L’idea del film pare sia stata di Joan Crawford che aveva posto una condizione: avrebbe accettato il ruolo di protagonista se al suo fianco ci fosse stata un’attrice del suo livello. Il nome lo fece lei: Bette Davis. Al netto della stima, tra loro c’era già un’antipatia reciproca, ma sul set finì per scoppiare una guerra a suon di dispetti, commenti sprezzanti e botte. Nella scena in cui Bette-Baby Jane picchia Joan-Blanche, Crawford era sicura che la collega ne avrebbe approfittato per farle male. Chiese, e ottenne, una controfigura, ma dovette arrendersi quando venne il momento di girare una scena in cui entrambe erano in primo piano. Finì che dovette andare in ospedale per farsi mettere dei punti in testa: durante le riprese, Bette l’aveva colpita talmente forte da causarle una ferita che grondava sangue. Joan Crawford si vendicò dopo un altro ciak: sapeva che la collega soffriva di un forte mal di schiena e quindi, nella scena in cui Jane trascina Blanche fuori dal letto, fece talmente il peso morto che la collega fu costretta a chiedere più volte l’interruzione delle riprese.

Storie che venivano regolarmente date in pasto agli avidi lettori (e soprattutto lettrici) dei rotocalchi e dei giornali scandalistici. Dispetti, botte e insulti usati dal produttore Jack Warner per alimentare la rivalità tra le due star con lo scopo di promuovere il film. Non aveva dovuto faticare troppo, per la verità. Joan e Bette avevano fatto bene la loro parte.

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