L’Isola fa il botto. Anche con le bollicine. È proprio il caso di dirlo: debutto da incorniciare, con medaglie e riconoscimenti, quello della Sardegna enologica al concorso internazionale di Radici del Sud, a Sannicandro di Bari, comune pugliese nella Città metropolitana di Bari, giunto alla sua 16esima candelina. Una competizione che di anno in anno sta riscontrando grande partecipazione con importanti ricadute per le aziende. Premiati da due giurie, nazionale e internazionale, i migliori vini da vitigni autoctoni del Sud Italia: settanta le etichette premiate nel gran gala conclusivo organizzato martedì 15 giugno. La giuria, composta da giornalisti italiani e stranieri, ha decretato i migliori tra i 350 vini da vitigni autoctoni del Sud Italia iscritti alla competizione, un’edizione da record con circa 150 aziende partecipanti. «Una classifica molto interessante, che vede nella rosa salita sul podio anche i vini di Abruzzo, Molise e Sardegna, che quest’anno, per la prima volta in gara, hanno completato il panorama enologico del meridione italiano assieme a quelli di Puglia, Basilicata, Calabria, Campania e Sicilia già presenti nelle scorse edizioni». fanno sapere dal concorso.

LA SARDEGNA «I vini sardi hanno destato grande interesse e curiosità nella manifestazione appena conclusa di Radici del Sud - spiega Maurizio Valeriani, presidente di giuria internazionale oltra ad essere un profondo conoscitore della realtà vitivinicola sarda e direttore della testata giornalistica vinodabere.it. «Un protagonismo non solo tra il pubblico e gli operatori del settore ma anche e soprattutto tra i giornalisti italiani e stranieri che si sono visti proiettare attraverso l’assaggio nei profumi e nei sentori di quel piccolo continente che rappresenta la terza regione più grande d’Italia. E i premi ne sono una dimostrazione. La Sardegna riesce a conquistare il podio persino nella categoria delle bollicine e nei vini bianchi misti». Valeriani rimarca poi «l’ottima rappresentanza geografica con la presenza di campioni provenienti dalla Gallura, da Sorso, dall’Oristanese, dal Mandrolisai, da Mamoiada, fino ad arrivare al Sulcis. Insomma - aggiunge - un piccolo compendio della produzione isolana che passa attraverso zone, territori e vitigni diversi dal nord al sud della regione. E questo è solo l’inizio. Dal prossimo anno - conclude - lo spazio dedicato all’Isola aumenterà ulteriormente e contiamo di aiutare il bravissimo ed instancabile Nicola Campanile, organizzatore dell’evento, a creare le giuste sinergie con questa straordinaria regione».

Il salone delle degustazioni (foto RdS)
Il salone delle degustazioni (foto RdS)
Il salone delle degustazioni (foto RdS)

DEGUSTAZIONI I blind tasting si sono svolti domenica 13 e lunedì 14 giugno, con tre sessioni di assaggio e, tra i giudici, hanno degustato anche i rappresentanti di Assoenologi Puglia, Basilica e Calabria, i presidenti delle associazione Vinarius e Aepi e il presidente della sezione pugliese di Slow Wine. «I produttori hanno stappato oltre 1500 bottiglie - commenta Nicola Campanile, organizzatore dell’evento - ed erano entusiasti dell’affluenza e della ripresa degli incontri. È stato un lavoro svolto in sicurezza e in armonia, tra le giurie e gli incontri b2b, tutti erano contenti di aver ricominciato con la quasi normalità delle attività. Interessante la concomitanza dei pareri sui vini migliori tra la giuria nazionale e quella internazionale, mentre per quanto riguarda gli incontri con i buyer, i produttori erano felici di riaprire un confronto in presenza e hanno mostrato un’energia come non si percepiva da tempo». Sul debutto sardo Campanile si dice entusiasta: «L’Isola dei nuraghi ha permesso di compiere un viaggio virtuale attraverso tradizioni e culture locali che si raccontano egregiamente attraverso i vini. E abbiamo visto pubblico e stampa fermarsi a chiedere tantissime informazioni ai produttori sardi, incuriositi ed affascinati da quello che sentivano nei calici, dai nomi e dalle grafiche delle etichette. Contiamo di rafforzare il legame con questa terra affinché l’evento diventi una nuova casa anche per la Sardegna». Il patron dell’evento sottolinea il valore aggiunto dato alla competizione delle tre regioni al loro debutto (Sardegna, Abruzzo e Molise), «reso possibile col supporto dell’amico giornalista Maurizio Valeriani. Dopo un anno e mezzo di emergenza sanitaria - aggiunge - la voglia di ripresa è incredibile, da parte di tutti, giornalisti italiani e stranieri, pubblico, operatori, istituzioni e questo ci ha facilitato il compito di organizzare questa bellissima edizione di Radici del Sud».

Radici del Sud, giuria nazionale durante la valutazione dei vini. Foto RdS
Radici del Sud, giuria nazionale durante la valutazione dei vini. Foto RdS
Radici del Sud, giuria nazionale durante la valutazione dei vini. Foto RdS

I SARDI VINCITORI Spumanti Bianchi, la giuria nazionale ha dato l’oro alla Cantina Santadi con Solais VSQ, 2016. Ancora oro da parte della giuria nazionale per gli spumanti Rosé ai Fratelli Puddu di Oliena con Baloi, 2019; etichetta che ha avuto anche l’argento dalla Giuria internazionale. Alla voce Vermentino le due giurie non hanno avuto dubbi: solo Sardegna. Giuria nazionale: oro alla Cantina Dorgali con Filine, 2020; argento a Tenute Smeralda, con Smeralda, 2020. Mentre primo posto alla cantina Nuraghe Crabioni, con Sussinku, 2019 e argento a Cantina Dorgali, Filine 2020 per la commissione internazionale.

Categoria Vini bianchi da vitigni autoctoni del Sud Italia: il tavolo nazionale ha premiato con l’oro Lunatico 2020 dell’azienda Fulghesu Le Vigne; argento a Giuseppe Sedilesu, con Perda Pintà, 2019.

Infine categoria Cannonau: per la commissione nazionale l’oro va a Nurule 2018 della Cantina Dorgali; secondo Granadu, 2019 di Tenute Smeralda. I taccuini internazionali invece hanno dato oro a Donosu 2019 di Cantina Tani; e per l’argento due ex aequo: Tenute Smeralda, con Granadu, 2019; e Giuseppe Sedilesu, con Ballu Tandu, 2015.

Strategie e speranze ora sono già proiettate alla prossima edizione.

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