La soglia psicologica del milione e 600mila abitanti è stata infranta da tempo: l’Isola negli ultimi tempi ha perso in media 15mila residenti all’anno, come se ogni volta sparisse una piccola cittadina come Quartucciu. Il trend è ormai definito dal 2015 in poi e ha accelerato sensibilmente tra il 2020 e il 2021. Colpa anche del Covid, che ha inciso non poco su due fattori cardine in questo settore: natalità e mortalità.

L’ufficio Statistiche della Regione, nell’ultimo report sulla popolazione, scrive: “Si conferma l’andamento negativo della natalità con una riduzione rispetto al 2019 pari al -6,7%, superiore di 0,6 punti percentuali rispetto al calo registrato fra il 2018 e il 2019. La diminuzione del numero dei nati, anche se decisamente inferiore a quella della Sardegna, è confermata per il Mezzogiorno e l’Italia (rispettivamente -3,7% e -3,6%)”.

La geografia delle nascite mostra un calo molto accentuato in tutte le province sarde: “Sassari, Nuoro e la Città metropolitana di Cagliari registrano i decrementi più alti e si discostano nettamente dal valore regionale (rispettivamente -9,5%, -9,0% e -7,6%), Le tre province mostrano un peggioramento anche rispetto alla variazione 2018-2019 in cui il calo incide rispettivamente di 3,9, 2,6 e 5,1 punti percentuali in più. La provincia del Sud Sardegna registra, invece, un leggero aumento del numero di nati (+0,6%) in controtendenza con tutti gli altri territori, recuperando 11,4 punti percentuali rispetto al biennio precedente in cui registrava il crollo di nascite peggiore fra tutte le province”.

Le variazioni della popolazione sarda dal 1992 al 2020 (dal report dell'Ufficio Statistiche regionale)
Le variazioni della popolazione sarda dal 1992 al 2020 (dal report dell'Ufficio Statistiche regionale)
Le variazioni della popolazione sarda dal 1992 al 2020 (dal report dell'Ufficio Statistiche regionale)

Se da una parte non facciamo figli, dall’altra è aumentato il numero di morti. Un mix che fa crollare il numero degli abitanti. E anche in questo caso il Covid potrebbe aver inciso negativamente: “Nel corso del 2020 i decessi sono aumentati del 10,6% rispetto al 2019, 6,1 punti percentuali in più rispetto al biennio precedente”, scrivono gli esperti della Regione. “A livello nazionale si registra una crescita nel numero dei morti maggiore rispetto al dato regionale (+16,7%). Mentre nel Mezzogiorno la variazione è più contenuta (+8,6%). L’incremento della mortalità a livello provinciale investe tutti gli ambiti territoriali: Sassari, Nuoro e Oristano mostrano un aumento dei decessi superiore a quello della Sardegna (rispettivamente +13,5%, +11,4 % e +12,0%). Nel Sud Sardegna e nella Città metropolitana di Cagliari, invece, l’aumento è inferiore al dato regionale (rispettivamente +8,9% e +7,7%). La Città metropolitana di Cagliari è l’unico territorio che mostra una variazione 2020-2019 inferiore rispetto a quella registrata nel 2019-2018 (+11,5%)”.

Anche l’apporto degli immigrati, che fin qui ha evitato il crollo demografico, è venuto a mancare. Perché arrivano meno persone dall’estero e perché nel frattempo quelli che sono arrivati hanno assimilato le nostre abitudini. E hanno cominciato pure loro a non fare figli. Lo scrive l’ufficio Statistiche: “A partire dagli anni Duemila l’apporto dell’immigrazione, con l’ingresso di popolazione giovane e con comportamenti riproduttivi differenti, aveva rallentato – anche a seguito dei ricongiungimenti familiari – la denatalità, ma questo controbilanciamento ha perso efficacia a causa dell’aumento dell’età media della popolazione straniera residente e del processo di assimilazione nei comportamenti riproduttivi”.

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