Da calciatore era un’ala niente male. Prima nella Carbatax, poi nel Tortolì. Da allenatore un autentico globetrotter. Pino Murgia, 60 anni, ha girato Europa e Asia e oggi siede sulla panchina di un Taranto che versa in condizioni disperate. Tre punti (penalizzato di dieci) e ultimo posto in classifica nel girone C di serie C, a distanza siderale dalla zona playout.

Si dirà: chi glielo ha fatto fare? Quelli che lo conoscono non si sorprendono. L’uomo è uno che accetta le sfide, anche quelle più difficili, ama proporsi. E fatica. «Due anni fa – racconta – a Coverciano ho seguito il corso Professionista Uefa A. Compagni di banco Parolo, Padoin, Bocchetti, attuale allenatore del Monza, Lulic, Floro Flores, Andreoletti, Bovo e tanti altri».

Ha vissuto esperienze da vice di tecnici importanti, altre da primo allenatore. Come quella recentemente conclusa in Russia. Nella città di Soci si occupava dell’Academy del Torino.

Murgia con i suoi giovani allievi in Russia (foto concessa)
Murgia con i suoi giovani allievi in Russia (foto concessa)
Murgia con i suoi giovani allievi in Russia (foto concessa)

Poi ha accettato la chiamata del Taranto. «Volevo tornare in Italia». Il primo impatto è stato tremendo: sconfitta per tre reti a zero a Trapani. Lui però non si scoraggia. «Molti ragazzi sono tornati ad allenarsi dopo un periodo di inattività. Contiamo di migliorarci. D’altronde non abbiamo nulla da perdere e tanto da guadagnare».

Nonostante il curriculum internazionale, Pino Murgia ritiene importanti soprattutto le esperienze agli esordi. «Partirei dalla vittoria dell’unico titolo regionale che ancora oggi detiene il Tortolì calcio, nel 2007 con la Juniores regionale, che ha dato la svolta al mio percorso come allenatore. Poi sono arrivati due anni alla guida della prima squadra è da lì la chiamata del presidente Franco Rusconi alla guida dell’Olbia in C2, poi non andata avanti per motivi di salute dello stesso presidente, con l’Olbia che ripartì dall’Eccellenza». Subito a Murgia arriva una chance dalla Macedonia «con la possibilità di allenare il Vardar Skopje». Subito dopo partenza per l’Indonesia «dove ho allenato i giovani di Jakarta. Poi ci sono stati 3 anni a Malta sia come primo allenatore in serie B con il S. Andrews e il Birzebbuga». Era lì quando Alfonso Greco, ora alla guida di una Torres che fa meraviglie, allenava il Sliema Wanderers. «Poi è arrivata la bellissima esperienza in Iraq, all’Erbil Sc, il Club più titolato dell’Iraq, dove ero l’allenatore della seconda squadra e il responsabile tecnico di tutto il settore giovanile». A Erbil, città curda, terza dell’Iraq con oltre un milione di abitanti, si giocava a calcio anche per esorcizzare gli orrori della guerra con la minaccia del Daesh vissuta come una spada di Damocle. Là, Pino Murgia ha toccato con mano la sofferenza, la paura, l’oppressione. «Poi al mio rientro in Italia – racconta l’allenatore ogliastrino - sono arrivate le esperienze bellissime in serie D Toscana, con Montemurlo e Montecatini, altre che ho preferito interrompere subito con Ponsacco e Anzio, la salvezza del Foligno sempre in serie D. Nel mezzo ci sono state due esperienze in Romania, in serie B con l’Uta, in serie C con l’Unirea Dej e esordio a l’Arena Cluj contro l’Università di Cluj. Entrare in uno stadio così bello e importante è stato molto emozionante».

Le brevi esperienze al Selargius e Fonni hanno segnato il rientro nell’Isola in tempo di Covid. Quindi di nuovo a girare l’Italia in lungo e in largo. Allena Grosseto in serie D (da vice), Ascoli Primavera (Murgia a questo proposito ha un ringraziamento speciale per Massimo Silva, ex bomber di Milan e Ascoli, che lo ha voluto nelle giovanili della società marchigiana), Cattolica Juniores Nazionali, Turris Primavera, Fermana Primavera. Sapeva che da globetrotter del pallone gli sarebbe stata riservata la possibilità di tornare all’estero. «Questa estate – racconta – avevo già raggiunto l’accordo con il FK Humenne’, serie B slovacca come allenatore in seconda di Miroslav Jantek, poi è sopraggiunta l’opportunità di andare a fare il capo allenatore di tutta l’Academy del Torino calcio in Russia e l’ho colta al volo». Un incarico gravoso, tante responsabilità. Ma ciò che gli mancava era il clima partita, la preparazione del match durante la settimana. Alla fine la decisione di andare a Taranto, dove tantissimi allenatori non sarebbero andati neppure per idea. Invece Pino Murgia ha accettato quello che più di un incarico è da ritenersi una missione ai confini dell’impossibile.

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