La prima loro conquista sono state le casalinghe e, da allora, famiglie intere. Rinnegare il loro amore ora non ha senso: li abbiamo amati tutti, chi più chi meno. Alzi la mano chi può dire di no: chi non ha mai usato i piatti di plastica e con loro bicchieri e posate, coltelli compresi (pazienza se non tagliano come quelli veri)? Hanno fatto irruzione nella vita quotidiana di tutti noi quasi senza accorgercene e alla fine sono stati talmente apprezzati da aver sconvolto le abitudini secolari che vigevano sulle tavole. Che questi piatti siano stati gli oggetti pionieri in una società usa e getta, dedita alla ricerca del comodo più che del bello, non si discute. Hanno avuto vita lunga ma non infinita, l’era è finita il 14 gennaio 2022, storica data che segna in Italia il divieto di uso e consumo della plastica. Tutto ciò che è realizzato con plastica non biodegradabile e non compostabile è ormai vietato: dai cotton fioc alle stoviglie, dalle cannucce ai palloncini, alle borse di plastica, prodotti considerati altamente inquinanti.

Una rivoluzione in ossequio della direttiva Ue “Sup” del 2019 e prevista da un decreto pubblicato a fine novembre. Non c’è tempo da perdere se vogliamo salvare il pianeta, invaso da rifiuti di plastica negli arenili europei (per l’80%) e nel mare (50%) la cui salvaguardia è uno degli obiettivi della nuova battaglia green. Entro il 2026, con il monitoraggio sui primi risultati raggiunti, si considererà anche la plastica biodegradabile, al momento inclusa nel divieto. Entro il 2030, invece, l’Ue si è data l’obiettivo di ridurre della metà l’immondezza plastificata che galleggia negli oceani. Per ora invece si salvano gli oggetti di plastica che possono essere lavati e riutilizzati, ma gran parte dei prodotti usa e getta non torneranno più sulle tavole imbandite. Nei supermarket continueranno a essere venduti fino a esaurimento delle scorte. Per il bene della salute e della Terra, addio per sempre alla plastica. Naturalmente nell’inventario sono inclusi anche tappi e bottiglie, i contenitori per congelare o asportare il cibo. Insomma uno stop a 360 gradi, e non si scherza: le multe per i trasgressori vanno dai 2.500 euro fino a 25mila. E le regole valgono per tutti, anche se c’è ancora un minimo di tempo di tolleranza per produttori, venditori e ristoratori.

Spiagge invase dalla plastica (Ansa)
Spiagge invase dalla plastica (Ansa)
Spiagge invase dalla plastica (Ansa)

Già da qualche anno ci stavamo riabituando a rimettere in tavola i piatti di ceramica e i bicchieri di vetro, riscoprendo il gusto di apparecchiare con il vecchio servizio, magari proprio quello scelto nella lista di nozze e diventato vintage, tanto è rimasto chiuso nella vetrina. Sarà pur bello ma, per chi è addetto al lavaggio, è comprensibile che non sia tanto piacevole adeguarsi alle nuove regole, che implicano il dover riprendere in mano spugnetta e detersivo, pena una maggiore spesa per un’alternativa simile e altrettanto pratica. La voce delle casalinghe o comunque di chi è dedito alle faccende domestiche si è fatta sentire: i vari uffa-uffa-uffa non si contano più.

Al bando anche i piatti di\u00A0plastica (Ansa)
Al bando anche i piatti di\u00A0plastica (Ansa)
Al bando anche i piatti di plastica (Ansa)

Restano i ricordi dei bei tempi andati, quelli nessuno li potrà mai cancellare. Anche perché, può sembrar strano, ma anche i piatti di plastica, considerati il primo oggetto usa e getta, hanno una loro storia. Basta andare a frugare un po’ nel passato per scoprire che è stato un tedesco, Hermann Henschel, a inventarli, nel 1867. Solo più tardi, nel 1908, tocca al primo bicchiere di plastica. Si racconta che Samuel Crumbine, un ufficiale sanitario, notò che condividere lo stesso mestolo e secchio d’acqua, per bere nei luoghi pubblici, non era igienico, poiché alcune persone colpite dalla tubercolosi avrebbero potuto diffondere la malattia. Quindi vietò questo tipo di pratica. E fu allora che due uomini d’affari colsero l’occasione per creare il bicchiere di carta, chiamato prima “Health Cup” e in seguito “Dixie Cup”. Nel 1930, erano già disponibili diverse stoviglie usa e getta. Invenzioni di successo, anche perché il boom degli oggetti monouso iniziato a fine ‘800 era spinto soprattutto dagli acquisti da parte delle casalinghe che risparmiavano tempo e fatica con l’usa e getta, e salvaguardavano l’igiene. Le novità, tutte importate dall’America, hanno catturato l’attenzione degli italiani che, dai pannolini alle lenti monouso, si sono fatti facilmente contagiare.

Dai piatti ai bicchieri alle posate: gli utensili di plastica sono entrati nella cultura alimentare per diverse occasioni, per mangiare in compagnia, un cult nelle feste di compleanno di figli e nipoti. La praticità è scontata, non solo in famiglia ma anche nella ristorazione. C’è però un ma, che fino a oggi non è stato considerato prioritario: la plastica è fatta col petrolio, danneggia l’ambiente e – lo dicono gli studi – anche se riciclata non è innocua. Ora la porta potrà restare aperta solo per le plastiche biodegradabili, al momento incluse nel divieto come tutte. Le alternative ci sono e tante aziende chimiche ci stanno lavorando. Chissà magari un domani a sostituire il piatto di plastica sarà quello fatto con polpa di cellulosa, che viene ricavata dal legno, ed è in grado di sopportare anche cibi caldi e liquidi, come le minestre. Questa bioplastica, completamente biodegradabile e compostabile, esiste già ma il suo uso non è ancora diffuso. Così come possono diventare una valida alternativa, oltretutto elegante per il loro design, i piatti in cellulosa e soprattutto quelli in foglia di palma, che spopolano in America anche per le grandi ricorrenze, come lauree e matrimoni. Insomma le idee non mancano: è questione di cultura e di tempo. Tutto cambia nella vita. Essere green ormai è un imperativo in tutte le azioni che si compiono. Non servono istruzioni scritte, ormai si sa: basta quel tocco di sensibilità in più, verso l’ambiente, quell’essere sostenibile che ci farà vivere meglio. E tra qualche anno si vedrà.

        

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