Cosa c’entra lei col vino, maestro? «Intanto, lo bevo». A domanda secca, risposta senza filtri. Peppe Vessicchio è così, diretto e mai scontato. Anche quando guarda un calice di Montepulciano d’Abruzzo e ti dice col suo modo elegante e pacato, che quel vino «come tutta la materia vivente, ascolta con le proprie “orecchie” le voci e la musica intorno a lui». Il noto direttore d’orchestra, popolare volto televisivo e soprattutto immagine amata delle serate canore di Sanremo, è sicuro di un fatto: «Tra musica e vino c’è contatto, dirò di più, c’è proprio dialogo. Dopo diverso tempo di sperimentazioni, anche con tecniche in laboratorio, possiamo confermare che la musica innesca non solo cambiamenti ma genera un’importante evoluzione ed effetti migliorativi sul vino».

IL BINOMIO Le influenze benefiche che la musica produce sugli esseri viventi non sono un mistero. L’ascolto di determinate composizioni musicali armonizza l’umore delle persone, e interviene biologicamente sulla salute dell’organismo. D’altra parte è conclamato il fatto che la musica classica aumenti, per esempio, la produzione del latte nelle bovine. «Il vino ha un vantaggio storico sulla musica. È più popolare», spiega il compositore. «Ma entrambi viaggiano in parallelo. Il vino crea un linguaggio come la musica. Sino a qualche tempo fa, il vino era vino e basta. Oggi distinguiamo i territori, parliamo dei vitigni. Non diciamo, semplicemente, che la vite è una pianta da coltivare, - puntualizza - quando parliamo della vite diciamo che si alleva, proprio come una creatura, un essere vivente». E il rispetto per questa materia viva, secondo Vessicchio, è dato anche dal fatto che praticamente in tutte le lingue «la parola vino non ha mai cambiato la sua radice lessicale, segno delle grandi attenzioni che l’uomo di qualsiasi epoca e di ogni latitudine ha e ha avuto nei confronti questo essere». Per il  compositore dunque la domanda delle domande: «Se il vino è vivo, come possono interagire biologicamente con lui la musica e le frequenze sonore»?  

Peppe Vessicchio e Riccardo Iacobone, imprenditore vitivinicolo e titolare del gruppo Rosarubra e Torri Cantine
Peppe Vessicchio e Riccardo Iacobone, imprenditore vitivinicolo e titolare del gruppo Rosarubra e Torri Cantine
Peppe Vessicchio e Riccardo Iacobone, imprenditore vitivinicolo e titolare del gruppo Rosarubra e Torri Cantine

LA CANTINA La sua risposta si chiama Musikè la cantina-progetto che ha visto il debutto ufficiale all’ultimo Vinitaly e che affina il vino nella musica. Non solo un marchio (creato assieme all’imprenditore Riccardo Iacobone, patron delle cantine abruzzesi, Rosarubra e Torri Cantine) ma una vera e propria architettura musicale. «Alla base dell’iniziativa c’è la costituzione di un’accademia e la creazione di una orchestra giovanile, “Il Sesto Armonico“, un libero movimento musicale fondato insieme ad alcuni solisti di grande talento». La cantina Musikè di Peppe Vessicchio produce oggi due vini: Sesto Armonico Montepulciano d’Abruzzo Doc e Sesto Armonico Trebbiano d’Abruzzo Doc, due vini “allevati” con le frequenze armonico-naturali, «che godono di un affinamento indotto dell’armonia musicale che ne evolve i legami rendendoli equilibrati e godibili».

LA TECNICA Vessicchio ricorda Mozart e la cimatica. Ovvero quella disciplina, che si rifà agli studi fatti nel tardo ’700 sulla organizzazione indotta e armonica dei granelli di sabbia cosparsi su una membrana che viene fatta vibrare da frequenze sonore». Vessicchio a Verona ha presentato due vini che hanno a che fare in qualche modo con questa teoria. Il Sesto Armonico Montepulciano d’Abruzzo e il Sesto Armonico Trebbiano d’Abruzzo, vengono affinati con il metodo FREman, Frequenze e Musica Armonico-Naturale. «La tecnica di “armonizzazione“ del vino ha già contribuito all’affermazione di alcune monovarietà come Barbera, Asprinio, Negroamaro e Grecanico. Si tratta di una sperimentazione agro-musicale che dimostra i benefici apportati ai prodotti naturali, attraverso le frequenze della musica cosiddetta “armonico-naturale”. Le note inducono il vino alla catalisi ristrutturativa: il vino cerca all’interno di sé le condizioni di equilibrio di legami. Non che il vino cambi nella sua composizione, ma è nel suo gusto che si riscontrerebbero miglioramenti tali da renderne straordinaria anche la longevità».

EFFETTO MOZART Quale musica? In questo caso quella sanremese non è di grande aiuto. «Al mio vino trasmetto la musica che compongo io», spiega. «È frutto di un lavoro che mi ha portato a osservare gli effetti migliorativi dell’energia meccanica della musica sul vino, attraverso un trasduttore posto sulle vasche di fermentazione. Le vibrazioni della musica in pochi muniti trasferiscono un nuovo equilibrio e una nuova armonia ai lieviti e quindi al vino». L’effetto Mozart, resta un punto di partenza, «Ho indagato su questi fenomeni particolari, biologici. Mi sono chiesto perché proprio la musica di Mozart. Cosa ha di diverso? E una volta individuato il fattore ho fatto i test ed effettivamente è così. Io compongo un tipo di musica polifonica, perché grazie alla polifonia il vino si affina ed evolve. Cambia e migliora da un punto di vista sensoriale e organolettico».

I RISULTATI  Il binomio musica e vino ha un’origine lontana, e nel corso degli anni ha ottenuto fortune alterne tra interpretazioni, studi e ricerche. Undici anni fa, era gennaio 2011, molte riviste di settore e quotidiani nazionali, pubblicarono la notizia dei due gastronomi viennesi, Thomas Koeberl e Markus Bachmann, autori di una scoperta che brevettarono, la Sonor Wines. In sostanza i due hanno sostenuto che la musica di Mozart, o meglio la sinfonia numero 41, ma in generale tutta la musica classica, migliora la fermentazione con ricadute benefiche sul vino. «Il sapore è più tondo, ricco e denso», hanno sostenuto. Effetti dell’aumento della glicerina, pare, e del calo degli zuccheri. Ma non è l’unico caso. In Toscana, Mozart diffuso direttamente in vigna, capita per esempio a Montalcino.

Per Peppe Vessicchio, direttore d’orchestra, compositore e oggi vignaiolo, la miglior sinfonia si fa frequenza armonica nel calice. Una ricca polifonia di profumi ed emozioni molto bene raccontati dal suo vino d’Abruzzo.

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