La diffusione dei pannelli solari sui tetti di condomini, villette e aziende contribuirà a far diminuire i consumi da fonti energetiche non rinnovabili, allentando così la dipendenza dal gas russo. Secondo il Gse (Gestore dei servizi elettrici, società partecipata dal ministero dell’Economia), in Sardegna alla fine del 2021 erano installati circa 40mila impianti fotovoltaici e in tutta Italia oltre un milione.  L’80% degli impianti interessa il settore domestico, mentre il 48% della potenza installata è relativa al settore industriale.

La transizione energetica però ci vede ancora una volta spettatori e non protagonisti: tra i primi dieci produttori di pannelli solari al mondo, sette sono cinesi. Solo uno ha sede in Europa. Ma non in Italia. In Germania, ovviamente. La classifica è guidata dalla Longi Solar, azienda fondata nel 2000, leader a livello mondiale nella tecnologia solare. Gli altri nomi: Astronergy, Suntech Power, Risen Energy, JinkoSolar, JA Solar, Trina Solar (tutte cinesi), QCells (tedesca) Canadian Solar (canadese) First Solar (americana).

In pratica: siamo destinati a passare da una dipendenza a un’altra, visto che in Italia sono poche le aziende che producono gli impianti fotovoltaici e le fette di mercato più importanti sono quelle cinesi, irraggiungibili quando si parla di manifattura e produzioni a basso costo.

Non a caso le aziende europee hanno fatto pressioni in passato per istituire delle tasse doganali sull’importazione del fotovoltaico dalla Cina. Ma tutti i tentativi sono falliti. E anche l’inchiesta antidumping avviata dalla Commissione europea non ha portato risultati. Così il Dragone è diventato padrone del sole arrivando a coprire addirittura il 41 per cento del mercato.

I pannelli cinesi hanno fatto breccia dappertutto, ma non negli Stati Uniti, dove i maggiori produttori sono la First Solar e la SunPower. Qui a scoraggiare l’acquisto di impianti stranieri sono state istituite delle tasse doganali piuttosto salate. E non a caso anche il Giappone, dove Sharp, Panasonic e Solar Frontier riescono a battere la concorrenza cinese, ha introdotto norme per tutelare i produttori locali.

Un altro aspetto interessante riguarda i materiali necessari per costruire un pannello solare. Il silicio è l’elemento fondamentale. E uno dei maggiori estrattori di questa materia prima è Taiwan, dettaglio che spiega bene il perché delle tensioni tra Stati Uniti e Cina per il controllo e l’influenza sull’isola asiatica.

Emanciparsi dal silicio dei pannelli solari è la nuova priorità. Ecco perché molti guardano con fiducia a Heraklion, la capitale di Creta, dove è sorto un nuovo parco solare (stavolta made in Italy) dove si stanno sperimentando i pannelli fotovoltaici più avanzati del mondo. Sono basati sulla perovskite, un minerale costituito da titanato di calcio, e sfruttano anche il grafene e altri materiali. Lo sviluppo e la realizzazione si deve ai ricercatori dell'Università di Roma Tor Vergata, della startup BeDimensional S.p.A., Greatcell Solar Italia, l'Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), l'Istituto di Struttura della Materia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-ISM) e dell'Università di Siena, insieme all'Università ellenica del Mediterraneo.

C’è una grande incognita, però: finora i test hanno evidenziato un’efficienza inferiore rispetto ai pannelli tradizionali. Liberarsi dalla dipendenza cinese non sarà semplice.

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