Correva l’anno 2019: Il Parlamento europeo appoggiava la proposta della Commissione di abolire il cambio tra ora legale e ora solare, chiedendo di spostare la data di entrata in vigore del nuovo regime dal 2019 al 2021. Secondo la posizione comune adottata dai deputati, gli Stati membri che avrebbero deciso di mantenere l'ora legale avrebbero dovuto cambiare le lancette dell'orologio per l'ultima volta l'ultima domenica di marzo 2021, cioè otto mesi fa, mentre quelli che avrebbero preferito mantenere l'ora solare avrebbero dovuto farlo (e l’hanno fatto) l'ultima domenica di ottobre 2021, cioè pochi giorni fa. Che fine ha fatto quella proposta? E quale Paese l’ha messa in pratica veramente?

E dire che due anni e mezzo fa il dibattito conquistava le prime pagine dei giornali, invadeva tv e internet. Ne parlavano tutti: al bar, al supermercato, in attesa alle Poste. L’ora solare o quella legale (quale scegliere alla fine tra le due?) era diventata quasi un “caso nazionale”. In alcuni Paesi, comunque, il 2021 potrebbe essere davvero l'ultima volta dell’ora solare perché l'Europa ha chiesto di uniformare l’orario a livello comunitario. Una richiesta che risale al 2018 con l'approvazione con l’84% dei voti di una risoluzione che prevede l'abolizione dell'obbligo per i diversi Stati membri di cambiare l’orario due volte all'anno. Ma l’Italia ha sempre accolto con freddezza l’ipotesi di mandare in soffitta l’ora solare.  Più di recente, per esempio, il Conte-bis aveva deciso per il doppio orario mentre altri Paesi come Francia, Germania, Finlandia, Lituania, Svezia ed Estonia si sono già espressi per l’orario unico per tutto l'anno. A insistere su questa linea sono soprattutto i Paesi del Nord Europa per la maggiore vicinanza con il Polo Nord che impone una copertura di luce in estate molto più lunga rispetto alle nostre giornate.

La battaglia per abolire il doppio orario aveva anche una sua tesi scientifica: evitare una fonte di stress per l’equilibrio psicofisico delle persone. Secondo alcuni studi, infatti, il cambio d’ora sarebbe causa di stress. In particolare, a procurare i disagi psicofisici sarebbe il passaggio all’ora solare che prevede un’ora di sonno in più ma più ore di buio. Le giornate più corte causerebbero maggiori sintomi di depressione per tutto il periodo invernale. Anche l’ora legale, però, non sarebbe esente da controindicazioni: più ore di luce e meno ore di sonno avrebbero l’effetto di un mini jet-lag. Secondo il New England Journal of Medicine, l’effetto dello spostamento in avanti delle lancette si farebbe sentire nei sette giorni successivi con un aumento del 5% degli infarti del miocardio. Questione confermata anche dall’istituto Karolinska di Stoccolma, che parla di un aumento del 4%. E gli esperti per mitigare gli effetti consigliano di affrontare il passaggio dall'ora solare a quella legale consumando pasti leggeri e andando a letto prima senza attardarsi con tv e cellulari.

Dopo una settimana di impegni tra casa e lavoro, sostengono gli esperti, gli adulti tendono a risentire maggiormente di un cambio nelle attività e nelle abitudini di riposo durante il fine settimana. Non è raro, nel weekend, soffrire di mal di testa e avere difficoltà ad addormentarsi soprattutto la domenica sera, quando si comincia a pensare alle responsabilità del lunedì. Basta qualche piccolo accorgimento per facilitare l’adattamento dell’organismo: per favorire il riposo, di sera, meglio consumare pasti leggeri ed evitare alcolici e un eccessivo consumo di caffeina-teina, sostanze che influiscono sul ciclo sonno-veglia; se nervosismo e irritabilità perdurano, il magnesio può aiutare a ritrovare il giusto equilibrio; infine, sforzarsi di fare attività fisica, tanto più se all’aria aperta e meglio al mattino, in modo da godere dei benefici per tutta la giornata e arrivare più stanchi e meno stressati alla sera.

L’attuale direttiva sull'ora legale impone agli Stati membri dell'Ue di passare all'ora legale l'ultima domenica di marzo e di tornare all'ora solare l'ultima domenica di ottobre. Così anche quest’anno è stato. Poi si vedrà.

© Riproduzione riservata