Olbia, “la Felice”, il nome greco ritrovato 85 anni fa
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Felice (parte due) da 85 anni: era il 4 agosto 1939 quando Terranova Pausania recuperò il suo nome più antico, Olbia, la felice o la fortunata dal toponimo greco assegnato in virtù della sua collocazione al centro di un golfo riparato dalle correnti. Un nome che era stato abbandonato nel quinto secolo dopo Cristo quando il nucleo abitato sopravvissuto alle incursioni barbaresche era solo l’ombra della florida città romana (e prima ancora punica e greca). È un regio decreto, nel pieno spirito dell’epoca fascista, a recuperare quel nome classico e a restituirlo alla città. Una decisione che per la storia e la memoria popolare è recente, tanto che per i più anziani Olbia è rimasta Terranoa e definirsi terranoesi è segno di antica appartenenza, caratteristica sempre più rara in una città con un elevatissimo tasso di immigrazione dal resto dell’Isola, dell’Italia e dal mondo. Nelle sue biografie si definisce orgogliosamente di Terranova lo scultore Giovanni Campus e, con l’informatizzazione dei documenti, il vecchio nome compare nella carta di identità di tutti i nati prima del 1939.
Le Olbia del mondo
Ci sono diverse altre Olbia nel mondo (in Francia, Turchia, Ucraina) che si fregiano, o si sono fregiate, dell’appellativo di “Felice” accomunate dall’origine greca e da una posizione favorevole per i commerci, la città sarda, però è l’unica ancora esistente nello stesso spazio fisico e con il suo nome originale. I resti della Olbia francese si trovano nel territorio di Hyeres, tra Marsiglia e Nizza, la città citata in diversi documenti viene individuata nei primi del Novecento grazie a un’iscrizione scoperta in uno scavo archeologico. Si tratta dell’unica testimonianza urbana greca in Francia e il sito archeologico è visitabile. Ricca anche la storia di Olbia Pontica nell’Ucraina meridionale, fondata da coloni milesi intorno al 645 avanti Cristo e diventata uno dei principali scali del Mar Nero. Oggi i resti della città – abbandonata tra il terzo e quarto secolo d.C. – sono protetti per circa 300 ettari come Riserva nazionale storica ed archeologica,
Cinque nomi
La Olbia sarda di oggi è rimasta invece dove c’era la Olbia di ieri, e soprattutto nel caso della città romana della quale ricalca i luoghi nevralgici dove si svolgevano i riti sociali e sacri e i traffici commerciali del più importante collegamento con la capitale dell’Impero. Ma in tremila anni di storia ha cambiato almeno cinque nomi legati alle alterne vicende che l’hanno portata più volte dall’altare alla polvere. La Felice parte 1 ha un nome che compare presumibilmente intorno al 600 avanti Cristo, data alla quale risalgono importanti reperti di origine greca (ma la piana era abitata anche in periodo nuragico e fenicio), attraversa il periodo cartaginese e romano con lo spostamento dell’accento da Olbìa a Olbia e cade nell’oblio con la conquista dei Vandali nel 466 che segnano il periodo più buio di Fausania dall’incerta localizzazione. Il terzo nome è quello di Civita che segna la rinascita intorno all’anno Mille e il periodo giudicale (Civita sarà anche sede di Diocesi, poi trasferita a Tempio) al quale seguirà Terranova (con l’aggiunta di Pausania nell’Ottocento) che l’ha accompagnata per diversi secoli e numerose crisi.
Il nome ritrovato nel 1939 però non porterà subito fortuna: appena quattro anni dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale raderanno ancora una volta al suolo la città che saprà rinascere ancora una volta dalle proprie ceneri partendo dall’inesauribile motore di quel porto nel luogo felice.