Non solo paese del vermentino e del jazz ma anche regno dei presepi: Berchidda nei due weekend prima di Natale (e quest’anno si replica anche per il giorno dell’Epifania) si è vestita delle suggestioni dell’evento “Notte de chelu”, con i suoi originali presepi artistici allestiti nelle vie del paese, la musica che da queste parti non può mancare, le degustazioni degli ottimi vini del territorio e dei prodotti enogastromici, quelli fatti in casa e nelle imprese d’eccellenza. Una piccola capitale sarda del Natale che ha tratto ispirazione da quei versi, “è nadu, è nadu, è nadu su bambinu” nati proprio in paese, opera del sacerdote Pietro Casu, scrittore e studioso di lingua sarda (a lui si deve un celebre vocabolario italiano-logudorese). “Notte de chelu” è una  delle nove canzoni scritte in origine per la novena di Natale a Berchidda, oggi diventate un classico nelle messe natalizie delle chiese sarde e parte del patrimonio musicale isolano.

Pietro Casu era nato a Berchidda nel 1878, ultimo di sette figli, di una famiglia di modeste origini. Dopo la laurea in Teologia e l’ordinazione sacerdotale nel 1900, diventa parroco del suo paese nel 1912 dove vivrà fino alla  morte nel 1954. All’attività spirituale ha sempre affiancato quella letteraria (non sempre ben vista e anzi, spesso apertamente osteggiata, dalle gerarchie ecclesiastiche) e quella di cultore e studioso della lingua sarda che usava anche nelle prediche. Il suo vocabolario, costituito da più di 35.000 voci, gli valse importanti riconoscimenti, così come la traduzione della Divina Commedia e dei Sepolcri di Foscolo. Ricca anche la produzione letteraria, “Notte sarda”, il più noto dei suoi romanzi – pubblicato nel 1910 - fu tradotto anche in tedesco, ed elogiato anche da Grazia Deledda.

La casa museo di Pietro Casu a Berchidda (foto archivio L'Unione Sarda)
La casa museo di Pietro Casu a Berchidda (foto archivio L'Unione Sarda)
La casa museo di Pietro Casu a Berchidda (foto archivio L'Unione Sarda)

Le “Cantones de Nadale” di cui fa parte “Notte de chelu” sono state scritte nel 1927, con testi di Pietro Casu e musica di Agostino Sanna, un sacerdote di Ozieri direttore della Schola cantorum della facoltà di teologia di Sassari. I canti sono pensati per la Novena, una al giorno: Acculzu a Betlemme, Andhemus a sa grutta, A sos primo rigores, Candh’est nadu Gesus, Duos isposos a s’iscurigada, Gloria: it’est custa armonia?, In sa Notte profundha, Naschid’est in sa cabanna e Notte de chelu. La scrittura in sardo è una rivoluzione per l’epoca, prima del Concilio Vaticano II era previsto che la Novena si svolgesse esclusivamente in latino ma don Pietro Casu usava già il sardo anche nelle omelie per raggiungere in maniera più diretta i suoi parrocchiani. Le canzoni vennero presentate per la prima volta a Berchidda nel dicembre del 1927 da una piccola orchestra e un coro e successivamente vennero esportate in tutta la Sardegna. Sono state pubblicate in un libretto nel 1998 curato dall’associazione Eredi Pietro Casu.

Numerose le versioni delle celebri canzoni e non solo in ambito ecclesiastico. L’ultima, in ordine di tempo, è quella dell’illustre compaesano Paolo Fresu che ha inserito “Notte de chelu”, “In sa notte profundha” e “Naschid’est” nel suo Jazzy Christmas, insieme ai più celebri standard natalizi internazionali. Antonella Ruggiero nel 2010 ha proposto “Duos isposos a s’iscurigada”, mentre tra i diversi artisti sardi si segnalano “Acculzu a Betlemme” del duo Puggioni e “Naschid’est” di Carla De Nule oltre a numerosi cori che in questo periodo le propongono nei concerti di Natale.

A quasi settant’anni dalla morte, l’eredità di Pietro Casu è ben presente a Berchidda dove è visitabile il museo, curato dagli eredi, che raccoglie manoscritti, libri, oggetti sacri e fotografie nel periodo dal 1900 al 1950 mentre l’amministrazione comunale è promotrice di una serie di iniziative per ricordare il ruolo svolto da Casu nella cultura sarda dell’epoca. E in queste giornate, nei vicoli allestiti a festa per Natale c’è di più oltre ai presepi (visitabili tutti i giorni), alle degustazioni di vermentino, panettone e formaggi, alla musica. C’è lo spirito natalizio di quei versi gioiosi che il sacerdote letterato volle scrivere in limba per essere più vicino ai suoi parrocchiani. “Es nadu, es nadu, es nadu su Bambinu/Enide, enide tottus a l’ammirare/enide a l’adorare/enide a l’adorare a l’amarer.

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