Cresce anche in Sardegna la mobilitazione di avvocati e associazioni a sostegno per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle condizioni dell’anarchico Alfredo Cospito, il detenuto ristretto nella casa circondariale di Bancali, a Sassari, che dal 20 ottobre sta facendo lo sciopero della fame contro il regime detentivo del 41 bis, il carcere duro per i mafiosi che limita la possibilità di effettuare colloqui, ricevere e spedire lettere e comunicare con l’esterno.

Nel corso dell’udienza dedicata ad un reclamo che aveva presentato, l’anarchico – condannato all’ergastolo ostativo per un attentato dove non è rimasto ferito nessuno – ha denunciato le condizioni detentive a cui è sottoposto. Da oltre dieci anni sta scontando una condanna per strage e, da quando ha iniziato lo sciopero, avrebbe già perso circa 20 chili (come raccontato dalla dottoressa che l’ha visitato, incaricata dall'avvocato difensore Flavio Rossi Albertini).

Pescarese, classe ’67, l’anarchico è stato accusato di aver piazzato due pacchi bomba all’esterno della Scuola Allievi Carabinieri di Fossano, in provincia di Cuneo. Una era esplosa, l’altra per fortuna no perché avrebbe potuto causare pesanti conseguenze sulle persone accorse a seguito della prima deflagrazione. Alla fine, in ogni caso, non si erano registrate vittime e c’erano stati solo limitati danni agli infissi.

Lo scorso luglio, però, la Suprema Corte di Cassazione ha modificato l’imputazione, contestando al detenuto la "Strage contro la sicurezza dello Stato”. Si tratta di un reato che prevede il cosiddetto “ergastolo ostativo”, di fatti il carcere a vita. E dopo il regime di “Alta sicurezza” a cui era stato sottoposto, da aprile Cospito è stato trasferito al “41 bis”, il regime previsto per la criminalità organizzata (introdotto nel 1992). Da quel momento gli è stato impossibile comunicare per iscritto con l’esterno, spedire e ricevere lettere, con le persone con le quali negli anni aveva avviato una regolare corrispondenza. Proprio questi scambi epistolari, con riviste e altri anarchici, hanno motivato il carcere duro: i giudici torinesi hanno ritenuto che stesse comunicando con il Fai, la Federazione anarchica informale, sospettata di attività criminali.

Ma sta di fatto che il reato di “Strage alla sicurezza dello Stato”, imputato a Cospito, è uno dei più gravi del codice penale, non contestato nemmeno in occasioni delle stragi mafiose del 1992. Dall’ingresso al 41 bis, il detenuto si è visto limitare le letture, la possibilità di fare attività fisica in palestra e persino le quattro ore d’aria giornaliere. «Il mio assistito», ha detto di recente il suo legale a Radio Radicale, «ritiene insopportabile questa situazione: la prospettiva è quella di restare in un carcere, con l’ergastolo ostativo, fino alla morte. Ha intrapreso questo sciopero della fame perché è il solo strumento di protesta che ha a disposizione e perché ritiene che non valga la pena vivere in queste condizioni».

Dal 5 maggio Cospito è detenuto a Bancali. Sulla sua situazione sono stati lanciati appelli anche dall’ex Senatore, Luigi Manconi, e da un gran numero di avvocati in tutta Italia. Ora anche nell’Isola si stanno creando, soprattutto nel mondo forense e dell’associazionismo, gruppi per organizzare sit-in e campagne informative. Contro il confinamento al carcere duro dell’anarchico pende un reclamo al Tribunale di Sorveglianza di Roma, ma nel frattempo il detenuto prosegue lo sciopero della fame. Oltre che per i pacchi bomba alla Scuola Allievi Carabinieri di Fossano, Cospito è stato condannato anche per aver gambizzato l’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, nel maggio 2012. «È il primo caso di un anarchico al 41bis», chiarisce il suo legale, «regime che nasce per combattere la mafia stragista e che invece oggi viene applicato a un anarchico».

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