Nella maggior parte dei casi un animale domestico è a pieno titolo un membro della famiglia. Cani, gatti, criceti, volatili, piccoli roditori. Esseri il cui status cambia in relazione al grado di affezione del padrone. In Italia gli animali non sono soggetti giuridici ma beni, al pari di una casa e di un terreno, che cadono in successione. Pertanto ad esempio se il testatore nulla dice nel testamento in merito al cane o al gatto, questi andranno agli eredi.

Lo Stato italiano ad oggi non li riconosce come parte integrante di un gruppo familiare, nonostante ci siano state diverse proposte in materia.

In Cile nei giorni scorsi è stata presentata una proposta di legge curiosi e di certo all’avanguardia: concedere un giorno di permesso lavorativo o scolastico a chiunque dovesse trovarsi in lutto per la morte di una creatura d’affezione. Il dolore per la scomparsa di Fuffy  o del dolce Erpes potrà essere quindi riconosciuto con un giorno da dedicare al dolore per la perdita. In molti casi l’animale domestico è l’unica compagnia per molte persone.

Gli intrepidi innovatori sul tema sono Daniella Cicardini e Daniel Manouchehri del Partito Socialista, Pamela Jiles del Partito Umanista e Diego Schalper del Partito del Rinnovamento Nazionale. A spingerli verso questo passo, i ripetuti appelli del popolare giornalista e conduttore tv José Antonio Neme. La vicenda prende piede proprio da un lutto in casa Neme. Dopo la scomparsa del suo bulldog francese il presentatore ha invitato sui social il mondo della politica a prevedere in casi analoghi «un giorno per onorare la memoria dell’animale domestico e per poter vivere intimamente il dolore». Curioso come la vicenda abbia fatto il giro del mondo, creando il partito virtuale del lutto animalista e gli antagonisti del Fronte delle cose serie. Comunque la legge (qualora le istituzioni cilene avessero davvero premura di avallarla) si potrebbe chiamare Legge Duque (dal nome del quattrozampe in questione).

Cosi Neme ha fin da subito battezzato il progetto. Da noi si potrebbe chiamare Brambillum. Non vi è alcun dubbio che l’esponente animalista Michela Brambilla, da sempre in prima linea, vorrebbe mettere il suo nome su questa e altre leggi che riguardano gli animali d’affezione.

Neme ha così spiegato il suo intento, in un post che ha fatto il giro del mondo: «Tutti i lavoratori che hanno perso il loro animale domestico meritano che la legge ne riconosca il dolore e conceda loro un giorno lavorativo di lutto». Detto fatto – si direbbe –, ma l’iter per tramutare la proposta in legge si preannuncia lungo e complesso. Non solo, infatti, il testo dovrà essere discusso e approvato sia dalla Camera che dal Senato, ma andrà anche accompagnato da specifiche modifiche del Codice del lavoro e della Legge generale sull’istruzione. Dopodiché per renderlo materialmente attuabile occorrerà far sì che le persone inseriscano i propri animali domestici in un apposito registro nazionale e ottengano, al bisogno, un certificato di morte da parte del veterinario. «La legge Duque riconosce giustamente che in ogni casa cilena l'animale domestico fa parte della famiglia. Per questo siamo dell’opinione che, se oggi ci sono spazi e rispetto per elaborare il lutto quando muore una persona cara, crediamo che quando muore un animale domestico chi se ne prende cura abbia il diritto di vivere questo impatto emozionale e questo dolore nello stesso modo».

E in Italia? non esiste alcuna legge che riconosca il congedo per lutto dopo il decesso di un animale domestico. Quando muore un parente si può usufruire di tre giorni di permesso retribuito all’anno. Tuttavia già nel 2007 la Cassazione aveva affermato l’esistenza di un simile diritto a fini assistenziali. Secondo gli ermellini, infatti, «la non cura di un animale di proprietà integra il reato di maltrattamento», perciò l’assistenza costituisce un «grave motivo familiare e personale» in forza del quale è possibile avere accesso a permessi retribuiti.

© Riproduzione riservata