La prima volta fu il 16 di agosto del 1951, 74 anni fa, e da quel momento il legame tra il Palio di Siena e la Sardegna non si è più interrotto. A vincere in Piazza del Campo, 73 anni fa, fu un fantino di origine romana, “Ciancone”, al secolo Giuseppe Gentili, un grande protagonista del Palio di quegli anni, che portò alla vittoria la Tartuca montando Bagnorea nell’unica volta che quel cavallo entrò in piazza. In quell’occasione, tuttavia, accadde qualcosa di storico che poi ha segnato la storia della corsa sul tufo fino ai nostri giorni: in piazza, per la contrada del Bruco, venne scelto un fantino sardo, “Granatino”, all’anagrafe Pasquale Granata, nato a Villanova Monteleone il 29 dicembre del 1927. Fu lui l’apripista di una scuola che ha fatto la storia.

L’apripista

Per “Granatino” quello dell’agosto 1951 fu l’unico Palio in cui corse, montando appunto Gina, di proprietà di Benito Giachetti, che come riportano alcuni siti specializzati, fu uno storico allevatore, contradaiolo del Nicchio, che portò numerosi cavalli in Piazza del Campo (tra cui la grande Gaudenzia che in 15 carriere vinse 4 volte). La storia racconta che nella prima prova il Bruco affidò Gina a “Rompighiaccio”, fantino romano, al secolo Remo Antonetti, vincitore di due carriere, che ad agosto dell’anno precedente portò al successo Niduzza per il Leocorno. In quella prima prova la cavalla del Bruco si infortunò e rimase zoppa ma nonostante questo venne portata in Piazza per le prove e la carriera del 16 agosto. “Rompighiaccio”, che non voleva montare una cavalla zoppa, fece perdere le sue tracce e il Bruco si ritrovò senza fantino. Fu a quel punto che si decise di chiedere a “Granatino” di montare Gina. L’accoppiata andò al canape per onor di firma: Gina rimase ferma, ma per le statistiche la cavalla e il suo fantino parteciparono al Palio del 16 agosto 1951, 74 anni appunto da quello che si correrà in questi giorni.

Pasquale Granata "Granatino", primo sardo a correre al Palio di Siena nel 1951, foto tratta da "ilpalio.org"
Pasquale Granata "Granatino", primo sardo a correre al Palio di Siena nel 1951, foto tratta da "ilpalio.org"
Pasquale Granata "Granatino", primo sardo a correre al Palio di Siena nel 1951, foto tratta da "ilpalio.org"

Prima volta

Grazie al sito www.ilpalio.org, un vero e proprio archivio della tradizionale manifestazione storica senese, si sa anche che quello fu appunto l’unico Palio per il primo sardo in Piazza del Campo, in un’epoca in cui la maggior parte dei fantini proveniva dall’alto Lazio e dalla Maremma. Nell’agosto del 1952, inoltre, “Granatino” corse le prime due prove con il Drago su “Sarò o non sarò”, ma poi venne sostituito per il 16 di agosto da Eletto Alessandri detto “Bazza”. Altre curiosità su “Granatino” raccontano che nel gennaio del 1952 venne fermato dalla Polizia ferroviaria perché sprovvisto di documenti e che per un certo periodo visse in via di Città a casa di Ettore Fontani, storico dirigente della contrada dell’Oca (in quel periodo molti fantini erano contadini o allevatori alle dipendenze delle famiglie in vista di Siena). Sempre “ilpalio.org” racconta che nell’ottobre del 1952 Pasquale Granata scrisse un esposto al questore di Siena dove lamentava che il Bruco gli aveva dato meno soldi rispetto a quanto pattuito: “Pregasi pertanto di voler intervenire affinché mi sia corrisposto quanto mi spetta di diritto”, si leggeva alla fine della denuncia.

Gli anni successivi

Dopo “Granatino” è nato un legame profondo, epico, quasi mistico tra la Sardegna e il Palio, passando da “Aceto”, Andrea Degortes di Olbia, recordman di Palii vinti nei tempi moderni con 14 successi, “Cianchino”, Salvatore Ladu di Bono, fino ad arrivare a “Tittia”, Giovanni Atzeni di Nurri. Protagonisti di capitoli indelebili nella storia della corsa senese.

Negli anni Sessanta, dopo “Granatino” ci fu anche Bruno Deriu detto “Bozzolo”, nativo di Bonorva, che corse dieci volte in Piazza del Campo tra il 1960 e il 1967 senza mai vincere. Sempre negli Anni Sessanta corse tre Palii anche Mario Bissiri “Acciuga”, originario di Borore. Infine in quegli anni (esattamente nel luglio del 1964) esordì proprio “Aceto”, il primo sardo a vincere in Piazza del Campo, detentore oggi di vari record.

L’imperatore

Se “Granatino” fu il pioniere, dunque, Andrea Degortes è stato l'imperatore. Nato a Olbia nel 1943, “Aceto” ha cambiato per sempre il modo di interpretare il Palio. La sua prima vittoria arrivò il 2 luglio 1965 con la Contrada dell’Aquila, in sella al leggendario Topolone. Fu solo l’inizio di una carriera straordinaria: 14 vittorie ufficiali, record assoluto nella storia moderna del Palio, ottenute tra il 1965 e il 1992. “Aceto” ha corso per quasi tutte le contrade, mettendo in mostra una combinazione di astuzia, tecnica e sangue freddo. Meglio di lui hanno fatto nella storia di Siena soltanto due fantini, uno nel 1700 e l’altro nel 1800, capaci di mettere insieme 15 successi, ma in epoche totalmente diverse: il primo fu “Bastiancino”, al secolo Mattio Mancini vissuto tra il 1745 e il 1780, e “Gobbo Saragiolo” (Francesco Santini), entrambi senesi. Il secondo era nato in realtà a Montalcino e visse tra il 1809 e il 1865.

La figura di “Aceto” è circondata da aneddoti leggendari: dalla sua capacità di “leggere” la mossa (la fase della partenza), all’arte di vincere non solo con la forza, ma con la strategia e la diplomazia. Andrea Degortes è stato protagonista di alcune delle edizioni più controverse e appassionanti del Palio, diventando un mito per intere generazioni. Tra tutte, memorabile fu la sua ultima vittoria, il 16 agosto 1992 per la Contrada dell’Aquila. Quella Carriera è passata alla storia anche per le nerbate che si scambiò con Sebastiano Deledda, detto “Legno”, anch’egli sardo, di Lula, che difendeva i colori della Pantera, storica rivale dell’Aquila. Il confronto tra i due fu acceso, duro, simbolico: da una parte il campione leggendario al canto del cigno, dall’altra l’irruenza dei nuovi protagonisti e soprattutto la voglia di non far vincere il rivale. Fu una corsa tattica e nervosa, in cui “Aceto” dimostrò, ancora una volta, di essere il padrone del Campo. Ma soprattutto fu una partenza in cui i due fantini non mostrarono alcuna paura e i colpi furono reali, violenti e dolorosi. Oggi, Andrea Degortes e Sebastiano Deledda sono amici quasi inseparabili, trascorrono le vacanze insieme in Sardegna e nei giorni scorsi hanno fatto da padrini al Palio di Fonni.

Giuseppe Pes, detto "Il Pesse"
Giuseppe Pes, detto "Il Pesse"
Giuseppe Pes, detto "Il Pesse"

Gli altri

In quegli anni si affermavano anche altri fantini sardi, tra cui “Cianchino”, Salvatore Ladu di Bono, e Giuseppe Pes detto “Il Pesse”, originario di Sedilo, rispettivamente vittoriosi otto e nove volte in Piazza del Campo tra i primi anni Ottanta e Duemila. Negli ultimi vent’anni, poi, la Sardegna è diventata protagonista assoluta del Palio. Oggi i fantini sardi sono quasi sempre in maggioranza tra i dieci ai canapi. Emblema di questa supremazia è Giovanni Atzeni, detto “Tittìa”, nato in Germania da padre sardo e cresciuto a Nurri, dominatore della scena attuale con 11 vittorie (l’ultima nel luglio 2025 per la contrada dell’Oca su un cavallo esordiente, Diodoro, che fa parte della sua scuderia di Castelnuovo Berardenga). Atzeni ha vestito i colori di contrade diverse, dimostrando versatilità, talento e una capacità straordinaria di adattarsi a ogni situazione. E vincendo dovunque ma in particolare con l’Oca (quattro successi), oltre a essere l’unico fantino nella storia ad aver messo insieme un filotto di cinque vittorie consecutive tra il 2019 e il 2023 (nel mezzo ci fu il Covid).

Giovanni Atzeni "Tittia" dopo una vittoria al Palio con i colori della contrada dell'Oca
Giovanni Atzeni "Tittia" dopo una vittoria al Palio con i colori della contrada dell'Oca
Giovanni Atzeni "Tittia" dopo una vittoria al Palio con i colori della contrada dell'Oca

In Piazza del Campo hanno fatto crescere la loro fama anche Carlo Sanna, detto “Brigante”, di Sindia, che ha vinto tre Palii (2017, 2023, 2024), e Giuseppe Zedde, “Gingillo”, originario di Noragugume, che ha conquistato tre vittorie tra il 2008 e il 2018. Nel 2024, ha trionfato Dino Pes, detto “Velluto”, vincendo il Palio dell’Assunta per la Lupa.

Un legame culturale e sportivo indelebile

Il successo dei fantini sardi non è solo il frutto del talento individuale. Dietro c’è una cultura equestre radicata, fatta di cavalli anglo-arabo-sardi nati negli allevamenti dell’Isola e poi portati in Toscana quando compiono tre anni e iniziano ad affermarsi nelle corse regolari o in quelle “di provincia”. Le tecniche di addestramento, l’utilizzo dei cavalli nelle feste patronali dove le corse con la monta “a pelo” (senza sella e i sardi sono maestri in questo) sono centrali nella vita delle comunità. I fantini crescono tra le campagne e i palii locali, da Fonni a Guasila, da Siamanna a Gavoi, solo per citarne qualcuno, apprendono l’arte dell’equilibrio e della velocità sin da bambini. Non stupisce che, una volta arrivati a Siena, mostrino coraggio e padronanza fuori dal comune. E oggi sono un pezzo di storia del Palio.

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