La differenza inizia a scuola. Ma probabilmente ancora prima nei pregiudizi nascosti – e spesso insospettabili - che spingono a regalare solo ai maschietti i libri scientifici, a valorizzare doti diverse nei due sessi, alla scarsa valorizzazione di modelli nei quali le bambine e le ragazze possano rispecchiarsi. Il gap tra studenti e studentesse nell’apprendimento della matematica è un fenomeno diffuso e studiato a livello mondiale ma l’Italia è tra i paesi dove questo divario è più alto. Un gap che si riflette a cascata sulle scelte per la scuola superiore e per l’università, sul numero ancora troppo basso di laureate nelle discipline stem (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) e di professioniste nel settore dell’informatica e nella nuova frontiera dell’intelligenza artificiale.

I dati italiani

Se ne è parlato pochi giorni fa quando sono stati diffusi i risultati dei test Ocse Pisa che misurano gli apprendimenti in 81 paesi del mondo. Il nostro è quello con la maggiore differenza al mondo tra sessi in termini di apprendimento della matematica: gli studenti quindicenni hanno superato le loro coetanee di ben 21 punti. Laura Palmerio, responsabile area indagini internazionali di Invalsi ha ipotizzato che sia “anche per il modo in cui la matematica viene insegnata". Viceversa, in lettura, le ragazze hanno ottenuto un punteggio superiore ai ragazzi di 19 punti. Hanno partecipato all'indagine a livello mondiale 690.000 studenti, che rappresentano circa 29 milioni di quindicenni nelle scuole di 81 paesi, tra cui 37 Paesi Ocse. In Italia hanno partecipato 345 scuole, 10.552 studenti e circa 9.000 genitori. Al di là del dato di genere, i risultati sono questa volta incoraggianti perché gli studenti quindicenni italiani, per la prima volta, hanno un rendimento in matematica in linea con i paesi dell'area Ocse e in lettura hanno ottenuto un punteggio superiore alla media mentre zoppicano in scienze. Il tutto con differenze molto ampie, sia legate alla provenienza delle famiglie, che alle zone del Paese con Mezzogiorno e isole che fanno fatica e il Nord ovest che ha risultati sovrapponibili a quelli dei primi della classe.

Gli studi

Il motivo del gap di genere in matematica è al centro di numerose ricerche a livello globale. Secondo uno studio recente pubblicato dalla rivista “Science of learning” non ci sono evidenti differenze nel modo in cui il cervello elabora i processi matematici nei due sessi, le cause sarebbero quindi da ricercare in fattori culturali. In Europa ci sono paesi come la Finlandia dove i risultati delle ragazze sono superiori a quelli dei coetanei, altri – come molti paesi dell’Est – dove sono sostanzialmente allineati e un consistente gruppo – che vede l’Italia come fanalino di coda – con una differenza elevata a favore dei ragazzi. Differenze che fanno ipotizzare un impatto della cultura diffusa in termini di parità di genere sull’apprendimento della matematica e le scelte universitarie e professionali delle ragazze.

In Italia solo il 16 per cento delle ragazze si laurea in facoltà scientifiche contro il 37 per cento dei maschi, nelle aree stem solo un professore ordinario su cinque è donna. E inaspettatamente c’è un profondo divario nelle scelte anche tra top performer, le ragazze e i ragazzi con alto rendimento: un ragazzo su quattro prevede di proseguire gli studi in ingegneria o facoltà scientifiche contro una ragazza su otto. Un tema che ricorre anche nelle interviste ai genitori che in misura molto maggiore prevedono studi di ingegneria per i maschi piuttosto che per le femmine. Ed è anche significativo che l’unico ambito scientifico di parità tra i generi, e spesso prevalenza delle ragazze, sia in ambito medico e nelle scienze della vita dove l’attitudine alla cura è una caratteristica riconosciuta come femminile.

Il gap nell’informatica

L’ingegneria industriale e l’informatica sono i corsi dove la presenza femminile è più bassa ma sono anche i settori protagonisti della quarta rivoluzione industriale e i settori dove è più alta la richiesta di lavoro. Per questo il Pnrr ha investito 600 milioni per rafforzare i percorsi di orientamento verso le discipline Stem con particolare riferimento alle ragazze. Secondo un rapporto di qualche anno fa, nel mondo le donne costituiscono solo un quarto dei laureati in ingegneria e solo il 22 per cento di chi opera nell’intelligenza artificiale, elemento questo che potrebbe anche influenzare e perpetuare pregiudizi di genere in una realtà dove a programmare sono gli uomini. Un aspetto recentemente segnalato anche dall’Unesco: «In un momento in cui la tecnologie digitali stanno ridisegnando la vita di tutti i giorni – segnala l’Ente – le donne sono sottorappresentate nella ricerca e nella progettazione di queste tecnologie, le loro esigenze ed esperienze sono trascurate anche dai progettisti dell’IA e i dati utilizzati per addestrare l’intelligenza artificiale sono spesso inquinate da bias nei confronti di donne e ragazze».

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