Le meravigliose promesse della pubblicità
Felicità, benessere, allegria: c'è l'imbarazzo della sceltaLe nostre lettrici sicuramente sapranno che l'applicazione quotidiana di un prodotto a base di saliva di pianta carnivora della specie Drosera ramentacea garantisce risultati miracolosi. La crema, al modico prezzo di un rene o poco più, vanta una formula esclusiva "capace di migliorare sia la forma che la silhouette". Lascia perplessi anche la Crema ristrutturante al dna vegetale e cellule staminali vegetali di finocchio marino. Spalmarsi in faccia il "dna" del finocchio marino servirà davvero a rendere tutti più carini? E le cellule staminali vegetali potranno magari rendere la nostra pelle capace di fotosintesi? Ma le nonne non dicevano che per imbellire bisogna soffrire? Le promesse della pubblicità sono un cimitero di sogni. Corpi da favola, denti bianchissimi, rughe azzerate, chiome splendenti. Ma soprattutto un dilagante utilizzo di ingredienti esotici ai confini della scienza e l'abuso dei fantastici quattro: prodigioso, miracoloso, portentoso, rivoluzionario. Aggettivi chiave per aprire la strada verso la cassa. L'obiettivo è stupire, il messaggio chiaro: risultati già dopo la prima applicazione senza il minimo sforzo. Sarebbe bellissimo, se solo fosse vero. Il tocco speziato, esotico e sognante, è obbligatorio. Nel caso di una nota crema anti cellulite leggiamo: "il peptide caratteristico della Kigelia africana svolge infatti un'azione che dona un immediato effetto lifting ridefinendo i contorni dei glutei". La Kigelia, nota anche come albero delle salsicce, appartiene alla famiglia delle Bignoniaceae e a sua insaputa è divenuta celebre per i poteri antigravitazionali. Gli indigeni tuttavia già da millenni l'apprezzano per le sue virtù taumaturgiche.
Di pubblicità ingannevole si sono occupati spesso i Tribunali. È noto il caso della Estée Lauder sanzionata nel 2014 dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato con una sanzione da 400mila euro per la pubblicità della linea viso Repairwear Laser Focus. La crema prometteva un'efficacia anti rughe pari a quella di un trattamento di medicina estetica effettuato con il laser, ma ad un costo più vantaggioso. L'Autorità, rilevò in particolare come "non è scientificamente possibile confrontare un trattamento medico (laser terapeutico classe 3B e 4) con una crema cosmetica che, per legge, non può avere intendimento terapeutico".
