Le anomalie cromosomiche caratterizzate da alterazioni del numero dei cromosomi, cioè da un numero maggiore o minore di cromosomi rispetto al numero standard, causano ritardato sviluppo, malformazioni cardiovascolari, ritardo mentale. Anomalie cromosomiche causano la morte dell'embrione o del feto prima della nascita. Per limitare i danni l’ospedale Microcitemico della Asl di Cagliari ha dato il allo Screening prenatale non invasive.

Il test si esegue analizzando il Dna circolante fetale presente nel plasma materno e consente di individuare le gravidanze a rischio e di determinare il sesso fetale, riducendo drasticamente il ricorso alle indagini diagnostiche invasive e, di conseguenza,il rischio di aborto.

Stefania Murru, specialista in Genetica medica, è la responsabile del laboratorio di Genetica & genomica del Microcitemico

Dottoressa, in cosa consiste il test prenatale non invasivo e quali patologie fetali può individuare?

«Il test NIPT (Non Invasive Prenatal Testing) è un test di screening prenatale non invasivo che, secondo le raccomandazioni dell’ISS, consente di individuare le gravidanze a rischio per le più comuni aneuploidie fetali ovvero le trisomie dei cromosomi 21, 18 e 13 (sindromi di Down, Edwards e Patau) e, in forma opzionale, il sesso fetale e le aneuplodie dei cromosomi sessuali (sindromi di Turner e Klinefelter). Il test può essere eseguito a partire dalla decima settimana di gravidanza ed è basato sull’analisi del DNA fetale (cfDNA) rilasciato dalla placenta nel sangue periferico materno. La piattaforma CE-IVD in uso presso il laboratorio di Genetica e Genomica dal 2019, prevede il processamento automatizzato dei campioni di sangue, il sequenziamento del DNA fetale circolante con una piattaforma NGS (Next Generation Sequencing) e la successiva analisi bioinformatica dei resultati. Il report finale, elaborato per ciascun campione, riporta la quota di DNA fetale rilevata (Frazione Fetale) e la presenza/assenza di rischio per le trisomie 21, 18, 13. La misura della Frazione Fetale rappresenta un punto focale dell’esame poiché accerta la presenza del DNA fetale nel campione analizzato e conferisce una maggiore affidabilità all’esito».

Perché il test Nipt è consigliato?

«Il test non comporta alcun rischio di perdita fetale (aborto) poiché viene eseguito partendo da un prelievo di sangue periferico materno (non da materiale direttamente prelevato dal feto mediante amniocentesi o villocentesi) e, avendo una maggiore sensibilità nella rilevazione delle più frequenti aneuploidie fetali, consente di ridurre le perdite fetali provocate dalle procedure invasive. In Sardegna, dal mese di luglio 2024, il test è offerto gratuitamente alle donne che presentano un rischio definito “intermedio”, ossia con valori di test combinato compresi tra 1:101 e 1:1000. Tuttavia, tutte le donne al di fuori di questa fascia di rischio (con un rischio basso, che non prevederebbe ulteriori test, oppure un rischio alto, per cui secondo le Linee Guida è indicato l'accesso diretto alla diagnosi prenatale invasiva) possono valutare, dopo una consulenza pre-test con il genetista/ginecologo, se accedere al test al costo di 300 euro (il costo medio del test nei laboratori privati è intorno ai 500-600 euro). Il test combinato consiste nella combinazione di età materna, esami ecografici (translucenza nucale, presenza dell’osso nasale) ed analisi biochimiche per il calcolo del rischio nel primo trimestre di gravidanza e fornisce un' informazione attendibile al 95% con un tasso di test falsamente positivi, cioè falsamente patologici, del 5%».

Quale è l’iter suggerito in caso di risultati ad alto rischio?

«Il Nipt è in grado di rilevare la presenza delle più frequenti aneuploidie cromosomiche, con una sensibilità e specificità superiori rispetto ai test di screening convenzionali. In quanto test di screening non ha, tuttavia, una valenza diagnostica. Per questo motivo, in caso di risultati ad alto rischio, è necessario eseguire la conferma diagnostica con l’esame dei cromosomi (cariotipo) su materiale fetale ottenuto attraverso villocentesi o amniocentesi».

Quali sono le caratteristiche e la storia del laboratorio da lei diretto?

«Il laboratorio è una struttura ad alta specializzazione che offre un ampio spettro di test genetici, che vanno dalla diagnosi molecolare di malattie ereditarie monogeniche e multigeniche, ai test di suscettibilità per malattie autoimmuni, celiachia e diabete, alla definizione del profilo genomico dei tumori solidi per terapie mirate, fino ai test per l’accertamento di parentela e l’identificazione personale. Il laboratorio muove i primi passi tra gli anni ’80 e ’90, quando il professor Antonio Cao, a cui oggi è intitolato il presidio ospedaliero, decide che è fondamentale creare un laboratorio di Genetica per la diagnosi molecolare e la prevenzione della Talassemia in Sardegna. Mediante una analisi specifica del DNA è infatti possibile il riconoscimento dei portatori sani del difetto del gene globinico che causa la malattia ed eseguire la diagnosi prenatale nelle coppie a rischio per l’individuazione degli affetti. Nel corso degli anni, dopo quelle per la Talassemia, sono state messe a punto le tecniche per l’analisi molecolare delle malattie ereditarie più frequenti, come la Fibrosi Cistica e l’Atrofia Muscolare Spinale, per le quali il Laboratorio è centro di riferimento Regionale, e di molte altre malattie genetiche rare, il cui elenco completo è disponibile nel sito aziendale. In seguito il laboratorio ha applicato gli studi e le conoscenze sul Dna a molti settori ed è oggi suddiviso nelle sezioni di Citogenetica, Genetica Forense, Genetica Molecolare, Oncologia Molecolare e Farmacogenetica Oncologica. È dotato di strumentazione ad alto livello tecnologico, come sistemi di sequenziamento del Dna di nuova generazione, per il settore della Genetica Molecolare e la diagnostica molecolare oncologica, ed i più sofisticati analizzatori di immagini per il settore della Citogenetica. Si sottopone inoltre regolarmente a controlli di qualità a livello nazionale ed internazionale. Al laboratorio afferisce personale ospedaliero ed universitario in regime di convenzione, appartenente ai profili di biologo con specializzazione in genetica medica o patologia generale, di tecnico di laboratorio biomedico e di ausiliario socio sanitario. Il gruppo è costituito in tutto da una ventina di dipendenti. Per quanto riguarda il settore della diagnostica prenatale, Il Laboratorio ha sempre operato in stretta connessione con il Servizio di Fisiopatologia della Riproduzione/Ginecologia Genetica e col Servizio di Consulenza Genetica, presenti entrambi all’interno del Presidio Ospedaliero. Questa preziosa collaborazione ha consentito la gestione ottimale delle diagnosi genetiche ed è fondamentale anche nella flow chart del percorso per il test di Screening Prenatale non Invasivo (Nipt). Il test viene eseguito nel Laboratorio già dal 2019, dopo un progetto pilota (RAS progetto Tender 2013) per il trasferimento nella pratica clinica dello screening prenatale non invasivo delle principali aneuploidie. A tutt’oggi sono oltre 2000 le diagnosi eseguite con successo».

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