La molestia corre sul filo del telefono. «Buongiorno, abbiamo notato che lei paga una bolletta troppo elevata. Con la nostra proposta risparmierà un po’ di soldi». La lingua biforcuta dell’operatore di un call center distilla empatia con un solo obiettivo, oltre quello già centrato di farvi perdere tempo: attirarvi in trappola. Sottomano ha un registratore pronto a incidere un che cercherà di farvi pronunciare con un trucco e, successivamente, lo assocerà a una domanda mai fatta che suona grosso modo così: vuole sottoscrivere tal contratto? A quel punto sarete gli sfortunati intestatari di un nuovo servizio che non avete chiesto ma pagherete, eccome se lo pagherete.

La situazione

Benvenuti nel mondo opaco del telemarketing, dove (quasi) nulla è come sembra. In questi giorni i telefoni dei sardi trillano all’impazzata, incalzati da un’orda di venditori obbligati per contratto a tormentare i cittadini dopo mesi di silenzio pandemico. «Riceviamo un’infinità di segnalazioni ma non si riesce a bloccare il fenomeno», spiega Andrea Pusceddu, l’avvocato che presiede la Federconsumatori Sardegna, «Come fanno ad avere i nostri dati? Molto dipende dalla navigazione online: ogni volta che diamo l’autorizzazione ad usare i famosi cookies di fatto rendiamo possibile la vendita delle nostre coordinate. Dobbiamo imparare a dire sì solo per quelli strettamente necessari». Le multe per pratiche scorrette e violazione della privacy lasciano il tempo che trovano: «Le sanzioni sono francamente insufficienti a scoraggiare alcuni pirati. I cittadini possono segnalare questi episodi a noi o alle autorità». 

Come difendersi

L’Unione nazionale consumatori e le altre sigle che tutelano i cittadini offrono alcuni suggerimenti per arginare l’invadenza dei call center molesti ed evitare brutte sorprese. 1) Non dare il consenso al trattamento dei dati (quando ad esempio si aderisce a un programma fedeltà o nel firmare un contratto) senza aver letto attentamente il testo.

2) Firmate solo il consenso obbligatorio, quello cioè necessario per fruire del servizio che vi interessa, evitando accuratamente di mettere altre firme (o flaggare caselle) per fini commerciali o per la cessione di dati a terzi che non devono essere obbligatori.

3) Se quando alzate la cornetta non sentite parlare, riattaccate. Si tratta, solitamente, di un call center (la chiamata è effettuata da sistemi automatizzati e solo dopo che avete risposto viene passata all’operatore, sempre che ce ne sia uno libero).

4) Nel momento in cui all’altro capo del telefono è palese che si tratti di un call center, per verificarne la serietà è bene fare attenzione a come si presenta. L’operatore deve specificare da dove chiama (Italia, Europa, extra Eu), deve presentarsi e dire per chi lavora. È nostro diritto sapere dove è stato reperito il nostro numero. L’operatore del call center deve rispondere adeguatamente e se gli viene chiesto di cancellarci, lo deve fare.

5) Mai accettare l’attivazione di un contratto al telefono, anche se sembra conveniente e l’operatore non intende ingannarvi. Non è possibile che in così breve tempo possano illustrare l’offerta in modo esaustivo.

6) Mai dare i vostri dati al telefono. Mai dare, ad esempio, il Pod (point of delivery) dell’impianto elettrico o il Pdr (punto di riconsegna) della fornitura del gas che trovate sulla fattura oppure il vostro codice fiscale o ancor peggio i dati bancari. Se vi hanno detto che sono i vostri gestori, ma vi chiedono il Pod e Pdr, vi stanno truffando.

7) Mai dire “si” al telefono perché potrebbero tagliare la registrazione della telefonata e far risultare che avete voluto accettare il contratto.

8) L’operatore, nel caso si aderisca all’offerta, deve sempre chiarire le modalità di recesso.

9) Prestare molta attenzione se l’operatore si qualifica come Ufficio per la tutela del consumatore o Autorità di vigilanza o esercita pressioni facendo leva su conseguenze di natura legale.

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