Il finale peggiore, in quel caso necessario, è ben rappresentato da Budelli. Nel 1999 l’allora presidente del Parco della Maddalena, Ignazio Camarda, prese una decisione drastica: la chiusura della spiaggia rosa. Stop agli sbarchi, nessuno poteva più metter piede sulla sabbia di una delle isole principali dell’arcipelago. Negli anni precedenti eserciti di turisti (stranieri, italiani, sardi) avevano prelevato quintali di granelli, mentre le barche danneggiavano il fondale marino con le ancore facendo arretrare il giardino di posidonie di fronte all’arenile e allontanando i micro-organismi che vivono dentro le alghe e danno all’insenatura quel colorito caratteristico. «Dovevamo far finta di nulla?», è stata la replica del presidente a chi, al momento del blocco, aveva protestato vivacemente, «hanno provocato danni spaventosi». Tutto per la smania di portare con sé un ricordo del viaggio da mostrare agli amici, o magari da custodire in qualche armadio dimenticandolo lì per anni. Col rischio di impedire ad altri, nel tempo, di godere della stessa bellezza. Il divieto doveva essere a termine («un anno» aveva detto Camarda): dura ancora oggi. Giusto per capire che i danni provocati all’ambiente non spariscono in una notte.

La spiaggia rosa di Budelli (archivio)
La spiaggia rosa di Budelli (archivio)
La spiaggia rosa di Budelli (archivio)

Il souvenir

Quanto accaduto in Gallura è la punta di un iceberg le cui dimensioni crescono estate dopo estate. Ogni anno orde di visitatori invadono le coste della Sardegna e, a fine vacanza, portano via ricordi di vario genere quali sabbia (soprattutto), conchiglie e pietre stipate in bottiglie, valigie, borse, tasche. Decenni di furti – questo è – che hanno impoverito le insenature dell’Isola e pongono un problema agli amministratori: cosa fare per mettere fine a simili comportamenti?

Bottiglie piene di sabbia portata via dalle spiagge sarde e recuperata dalla Security dello scalo cagliaritano (archivio)
Bottiglie piene di sabbia portata via dalle spiagge sarde e recuperata dalla Security dello scalo cagliaritano (archivio)
Bottiglie piene di sabbia portata via dalle spiagge sarde e recuperata dalla Security dello scalo cagliaritano (archivio)

Per capire le dimensioni del fenomeno basta sfogliare i quotidiani e visitare i siti web. Appena a fine agosto all’aeroporto di Cagliari gli addetti alla sicurezza della Sogaer, che da vent’anni “lavorano” sul fenomeno (le macchine a raggi X rilevano la presenza di oggetti che non possono essere imbarcati: categoria della quale in qualche modo, per motivi di sicurezza del volo, fanno parte questi “souvenir”), hanno recuperato oltre sei chili di sabbia rubata dalle spiagge di Cabras (due turisti della Repubblica Ceca che rientravano a casa). Stessa quantità trovata in possesso, solo pochi giorni fa, di una giocatrice della squadra “Barra de Santiago” di El Salvador nel capoluogo per un torneo internazionale di beach soccer disputato al Poetto. Inevitabile la sanzione. In precedenza tra il 15 e il 30 luglio allo scalo di Alghero l’Agenzia delle Dogane ha sequestrato 10 chili di sabbia, 7 di ciottoli e 5 di conchiglie; il 20 luglio a Elmas la Security ha fatto sequestrare trecento chili di conchiglie, sabbia e sassolini provenienti dalle spiagge di Villasimius; a giugno gli stessi lavoratori, gli uomini della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Dogane hanno intercettato dieci turisti che nelle valigie custodivano migliaia di conchiglie, sacchetti di sabbia e ciottoli prelevati in diverse località di mare del Sud Sardegna. 

La spiaggia di Is Arutas (archivio)
La spiaggia di Is Arutas (archivio)
La spiaggia di Is Arutas (archivio)

Obiettivo prediletto dei ladri sono le coste dell’Oristanese. A farla da padrone è la spiaggia di Is Arutas con i suoi granelli di quarzo; ma sono vittime del saccheggio il Poetto, Santa Margherita di Pula, Costa Rei, Is Arenas, Piscinas, Cala Goloritzè, Orosei, Arbatax, Alghero, Stintino, il Sulcis Iglesiente, la Gallura. I turisti portano via anche la rara pinna nobilis e si dicono di norma «inconsapevoli» del divieto: non sanno che quel comportamento non solo è un torto fatto alla natura e al padrone di casa ma anche una violazione di legge.

Grandi numeri

Comuni e Regione cercano di intervenire con avvisi sulle spiagge e informazioni pubblicitarie (in tv, sui cartelloni lungo le strade, sulle navi), ma il problema non è stato risolto. Nel 2021 in occasione di 61 sequestri a Cagliari, Alghero e Olbia sono stati recuperati oltre 130 chili di sabbia. In particolare, 31 a Elmas (più 5.341 tra ciottoli e conchiglie), altri 100 a Olbia e Alghero. Nel 2020 da giugno a settembre è stata bloccata oltre una tonnellata di materiale, un record. Esemplare l’episodio segnalato all’Unione Sarda nel 2004 da un sardo in vacanza a Genova: aveva scoperto che nella vetrina di un’agenzia di viaggi erano in mostra varie bottigliette con dentro sabbia proveniente, come da relativa etichetta, da Cala Goloritzè, Is Arutas, Stintino. Il malcostume è di vecchia data e difficile da estirpare, e le armi per contrastarlo sono spuntate.

La sabbia rubata torna nella spiaggia originaria (archivio)
La sabbia rubata torna nella spiaggia originaria (archivio)
La sabbia rubata torna nella spiaggia originaria (archivio)

Su Facebook

Oggi esiste la pagina Facebook “Sardegna rubata e depredata”, creata dagli addetti alla sicurezza degli scali sardi. Ricevuta la segnalazione, la refurtiva sequestrata torna nel luogo di origine. Le multe spettano a Polizia di frontiera, Guardia di Finanza e ispettorato di Cagliari del Corpo forestale. «Se è vero che portare via una sola bottiglia è poca cosa», aveva sottolineato alcuni anni fa Ugo Calledda, commissario del Nucleo investigativo regionale della Forestale, «è vero anche che ogni anno in Sardegna arrivano migliaia di turisti. E se tutti prelevassero un ricordo, allora sarebbe molto diverso. Non si può fare».

Chiarissimo. Ma tutto questo il ladro non lo sa. O fa finta di non saperlo.

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