Da ovest, il “mare di fuori” è rabbioso, gonfiato dal maestrale: sbatte sulle rocce delle alte scogliere e la schiuma bianca rende ancora più spettacolare lo scenario. Dall’altra parte, il “mare di dentro” è una tavola cristallina: i colori, dal bianco alle diverse tonalità di azzurro, sembrano adagiati su una tavolozza da un pittore. Sono le due facce, diverse e affascinanti, dell’Isola di Asinara, estrema punta del nord-ovest della Sardegna, super carcere dal 1885 al 1998 prima di diventare Parco nazionale nel 2002 trasformandosi così in un paradiso ambientale. I quasi 51 chilometri quadrati di superfice sono protetti dal mare e nonostante la vicinanza con l’Isola Piana e con la costa di Stintino, le forti correnti rappresentano ancora oggi un pericolo mortale per tutti, anche per gli esperti nuotatori.

L’UNICA EVASIONE

Per questo, nella sua storia di penitenziario con le sue diverse diramazioni, evadere era impossibile. Qui sono passati i più temuti criminali della Camorra, della Mafia, delle Brigate rosse e dell’Anonima sequestri. I tentativi di fuga non sono mancati. Ma sono tutti falliti: c’è chi è morto durante la traversata e chi ha rinunciato, venendo subito riacciuffato. Una sola evasione è riuscita. Quella di Matteo Boe di Lula: il primo settembre del 1986 riuscirà a scappare aiutato dal compagno di cella, Salvatore Duras (all’epoca 25enne, di Villanova Truschedu), e dalla sua ex compagna Laura Manfredi. Una fuga diventata storica e con dei contorni romanzeschi su come sia avvenuta. La Manfredi, su un gommone, forse simile a quello dei vigili del fuoco, è riuscita ad avvicinarsi alle coste dell’Asinara tanto da permettere a Boe e Duras di saltare a bordo. Forse i motoscafi erano due.

L'Unione Sarda del 4 settembre 1986
L'Unione Sarda del 4 settembre 1986
L'Unione Sarda del 4 settembre 1986

Boe avrebbe poi raggiunto la Corsica. Il compagno di fuga tre mesi verrà catturato a Cagliari, durante i festeggiamenti di Capodanno: era in una villetta con degli amici. La latitanza di Boe si concluderà invece il 13 ottobre 1992 dalla polizia francese a Porto Vecchio in Corsica.   

LE DIRAMAZIONI

Quando percorri da sud, da Fornelli, a nord, fino alle Case Bianche, l’Asinara, respiri l’aria selvaggia e la tranquillità di un angolo dove la natura la fa da padrona.

Il mare cristallino dell'Asinara (foto m. v.)
Il mare cristallino dell'Asinara (foto m. v.)
Il mare cristallino dell'Asinara (foto m. v.)

Lungo i 31 chilometri di lunghezza (con i due mari che in un tratto di sfiorano quando la larghezza dell’isola scende ad appena 290 metri), nella strada in cemento armato la presenza dell’uomo si manifesta solo per le diramazioni del carcere. Oltre Fornelli e le Case Bianche, ecco Cala d’Oliva, Santa Maria, Tumbarino, Campu Perdu, Capo Faro, Stretti, Trabuccato ed Elighe Mannu. Alcuni edifici sono diroccati, in parte oramai ruderi. Altri tenuti meglio e, come a Cala d’Oliva, visitabili. Il resto è vegetazione (macchia Mediterranea con un’unica parte boschiva ad Alighe Mannu con i suoi lecci), calette, mare e animali, come i caratteristici asinelli bianchi che osservano incuriositi i turisti e che sembrano mettersi in posa per una foto ricordo.

Due asinelli all'Asinara (foto m. v.)
Due asinelli all'Asinara (foto m. v.)
Due asinelli all'Asinara (foto m. v.)

Ma ci sono anche capre, mufloni, cavalli e cinghiali. I 110 chilometri di costa dell’Asinara sono un gigantesco acquario: basta una maschera e un boccaglio per immergersi tra i pesci anche a pochi metri dalla riva.

LA RIVOLTA CON LE CAFFETTIERE ESPLOSIVE

Nella sua storia di super carcere, l’Alcatraz sarda, è successo un po’ di tutto. Come la rivolta del 1979 dei brigatisti: grazie a dell’esplosivo, portato sull’Asinara con tecniche impensabili (si dice trasportato in bocca da chi poteva andare a trovare i detenuti), è stata danneggiata l’ala di Fornelli per poter scappare dai tetti.

L'ingresso del carcere di Fornelli (foto m. v.)
L'ingresso del carcere di Fornelli (foto m. v.)
L'ingresso del carcere di Fornelli (foto m. v.)

Ma dopo aver buttato giù il controsoffitto, i detenuti si trovarono sopra la testa una insuperabile copertura in cemento armato. L’azione è poi proseguita e le forze dell’ordine tenute lontane con il lancio di caffettiere esplosive. Fino alla resa. 

FALCONE E BORSELLINO

Durante la sua storia di carcere di massima sicurezza, nel penitenziario sono passati brigatisti e boss mafiosi come il camorrista Raffaele Cutolo e il corleonese Totò Riina (detenuto nel bunker di Cala d’Oliva). E sempre nel distaccamento dove sono ancora presenti la ex direzione del carcere, gli alloggi degli agenti, una chiesa, la scuola e la diramazione centrale, nel 1985 hanno soggiornato Paolo Borsellino e Giovanni Falcone.

L'interno del carcere di Cala d'Oliva (foto m. v.)
L'interno del carcere di Cala d'Oliva (foto m. v.)
L'interno del carcere di Cala d'Oliva (foto m. v.)

In un edificio a Cala d’Oliva, ora passato alla Forestale, studiarono e prepararono l’ordinanza-sentenza del maxi processo a Cosa Nostra. In una targa si possono leggere due frasi dei magistrati: “Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”, a firma di Borsellino, e “La mafia non è affatto invincibile: è un fatto umano, e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine”, del collega Falcone.

I DIVIETI​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​

Il paradiso del Parco nazionale dell’Asinara può essere ammirato dai visitatori ma deve essere soprattutto rispettato. Per questo alcune aree (quattro) lungo la costa sono inavvicinabili ed è vitato l’accesso: sono le zone “1”, di eccezionale interesse naturalistico, ambientale e paesaggistico.

Cala dell'Ossario all'Asinara (foto m. v.)
Cala dell'Ossario all'Asinara (foto m. v.)
Cala dell'Ossario all'Asinara (foto m. v.)

Stesso discorso per i tratti di mare tra Punta Galetta e Punta l’Arroccu, a est, e quello tra Punta Agnedda e Punta Salippi: sono riserva integrale (zona “A”), così come a nord da Punta dello Scorno (con il suo faro) a Punta del Porco, ed è vietato l’accesso anche a nuoto. Una tutela per preservare la bellezza dell’isola nell’isola.

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