Le sindache sono sempre meno in Italia e la Sardegna non fa eccezione mentre la legge Delrio, che stabilisce nel 40 per cento la quota minima di rappresentanza di ogni sesso all’interno delle giunte comunali, è sempre più spesso disattesa come ha fatto recentemente notare la commissione pari opportunità della Regione Sardegna. È il quadro decisamente sconfortante, nell’ottica della parità di genere in politica, che viene fuori dall’analisi dell’ultima tornata elettorale.

A livello nazionale è Openpolis ad aver acceso i riflettori. Prima delle elezioni amministrative dello scorso autunno erano 10 su 108 i comuni capoluoghi di provincia amministrati da una sindaca con una percentuale che non arrivava al 10 per cento. Oggi sono appena sei, con una quota del 5,56 per cento e tra i sei comuni ce n’è solo uno, Ancona, che è anche capoluogo di Regione. Le donne, insomma, sono scomparse dalla guida delle grandi città e i casi più eclatanti sono quelli di Roma, dove Virginia Raggi è stata sconfitta già al primo turno, e di Torino dove Chiara Appendino non si è ricandidata (al suo posto il Movimento 5 stelle ha schierato un’altra donna, anche lei sconfitta). Tra i capoluoghi di provincia che hanno visto scomparire le donne ce n’è anche uno sardo, Carbonia, dove la sindaca uscente Paola Massidda, non si è ripresentata e la competizione elettorale è stato un affare tra uomini. Dal punto di vista strettamente politico, tre sindache perdute, la sarda Massidda compresa, sono tutte del Movimento 5 stelle.

LE GIUNTE

La rappresentanza femminile sale molto se si considerano le giunte per effetto della legge Delrio (comunque spesso non rispettata). A livello nazionale, sempre secondo l’osservatorio di Openpolis, la città più virtuosa da questo punto di vista è Torino che ha il 50 per cento di donne nell’amministrazione: poiché il sindaco entra nel conteggio, Stefano Lo Russo per raggiungere l’equilibrio assoluto ha nominato più assessore che assessori. Seguono Milano, Roma e Bologna che hanno un numero pari di assessori solo lievemente sbilanciato dal sindaco. Trieste, invece, non raggiunge la quota prevista dalle legge con quattro donne su undici componenti della Giunta compreso il sindaco. Sembra invece consolidata la prassi di nominare una donna vice: in tutti i sei capoluoghi di regione andati al voto è stata scelta una vice sindaca.

NELL’ISOLA

In Sardegna nella tornata elettorale del 10 e 11 ottobre sono stati eletti 97 sindaci, 84 sono uomini e 13 donne con una percentuale del 15 per cento, in apparenza meglio del dato nazionale che però riguarda solo i capoluoghi di provincia. E in questo la Sardegna non fa eccezione. Nelle tre città con popolazione superiore ai 15.000 abitanti, Olbia, Carbonia e Capoterra, sono stati eletti sindaci in un solo caso c’era una donna tra i candidati. Le sindache, insomma, si trovano più spesso nei centri più piccoli.

La giunta comunale di Olbia: cinque uomini e quattro donne, accanto al sindaco Nizzi la vice Sabrina Serra\u00A0(Foto Antonio Satta)
La giunta comunale di Olbia: cinque uomini e quattro donne, accanto al sindaco Nizzi la vice Sabrina Serra\u00A0(Foto Antonio Satta)
La giunta comunale di Olbia: cinque uomini e quattro donne, accanto al sindaco Nizzi la vice Sabrina Serra (Foto Antonio Satta)

Per quanto riguarda le giunte, le città sarde più grandi, tra quelle recentemente al voto, con un maggiore equilibrio di genere nell’amministrazione sono Olbia e Capoterra.  Nella città gallurese quattro assessori e quattro assessore (tra queste la vice sindaca Sabrina Serra) più il sindaco Settimo Nizzi. In Consiglio comunale sono in netta maggioranza le donne capigruppo, sia in maggioranza che all’opposizione e, da una parte e dall’altra, nei gruppi più rappresentativi. Anche per la presidenza delle commissioni la prevalenza maschile è lievissima con un 4 a 3.  Anche a Capoterra situazione paritaria tra gli assessori, tre a tre, più il sindaco Beniamino Garau. Come ad Olbia, una delle assessore, Silvia Sorgia, è anche vicesindaca. A Carbonia su sette assessori, più il sindaco Pietro Morittu, le donne sono tre e anche il vice è un uomo.

Ma sono ben 14 i comuni sardi andati al voto ad ottobre che non hanno rispettato nella composizione della giunta la legge Delrio, il 51,9 per cento dei centri con popolazione superiore ai 3.000 abitanti, quelli tenuti ad osservare la regola di una rappresentanza minima del 40 per cento per ciascun sesso. Lo ha fatto notare la commissione regionale Pari opportunità che ha ricordato a tutti i sindaci e a tutte le sindache l’importanza di garantire il principio generale delle pari opportunità. Che saranno raggiunte, hanno commentate le commissarie, «quando non sarà più necessario invocare leggi per vederle applicate».

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