Che questi due anni di pandemia Covid abbiano messo in ginocchio buona parte dei sistemi economici nazionali è un dato di fatto, purtroppo. Tra questi, il settore del turismo è uno di quelli che ha segnato i segni meno più consistenti. Nella ripresa economica avranno un ruolo fondamentale sia le iniziative economiche dei privati che il corretto utilizzo dei finanziamenti pubblici legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ma non solo, anche i Comuni infatti possono contribuire a spendere le risorse a vantaggio dei propri territori.

Prima della pandemia

Nell’ultimo anno pre-pandemia, il settore turistico italiano era uno dei più sviluppati d’Europa. Secondo Eurostat, nel 2019 il 35,7 % dei posti letto erano concentrati in due Paesi, l’Italia (5,2 milioni) e la Francia (5,1 milioni). Inoltre, sempre nello stesso anno, il 13,6% delle notti spese in Europa dai turisti europei erano state trascorse in Italia, una percentuale seconda solo a quella delle notti passate in Spagna (18,3%). «Nel 2020, il consumo turistico interno ha registrato 63,7 miliardi di euro in meno rispetto all’anno precedente. Non a caso uno dei settori in cui si concentrano gli investimenti del Pnrr è il turismo, con 2,4 miliardi di euro destinati all’ammodernamento delle strutture, alla riqualificazione ambientale e alla digitalizzazione dell’offerta turistica italiana», si legge in un report della Fondazione Open Pois che su questo tema ha svolto un’interessante indagine.

Le notti trascorse

«Dal 2016 al 2019 il numero di notti trascorse in strutture turistiche è passato da 402,9 milioni a 436,8 milioni con un aumento dell'8% circa – si legge nell’indagine - A causa delle restrizioni legate alla pandemia, il 2020 registra un brusco cambio di tendenza con un crollo del 52% rispetto all'anno precedente. Secondo il report del movimento turistico in Italia, nei primi nove mesi del 2021 si è registrata una ripresa del 22,3% di presenze turistiche rispetto al medesimo periodo del 2020. Tuttavia, sono ancora molto lontani i livelli pre-pandemia con un calo del 38,4% rispetto al 2019».

Turismo ad Alghero (foto archivio L'Unione Sarda)
Turismo ad Alghero (foto archivio L'Unione Sarda)
Turismo ad Alghero (foto archivio L'Unione Sarda)

Le spese dei Comuni

Nei bilanci dei Comuni esiste una voce dedicata “allo sviluppo e alla valorizzazione del turismo”. In particolare, riguarda le spese effettuate dall'amministrazione al funzionamento delle iniziative turistiche locali, comprese le spese di programmazione e partecipazione a manifestazioni a carattere turistico e la promozione dell'immagine del territorio. Ma sono compresi anche sussidi, prestiti e contributi a beneficio di enti e imprese operanti nel settore, o i contributi per la costruzione, l'ammodernamento e l'ampliamento delle strutture dedicate alla ricezione turistica. «Nel 2020 le amministrazioni che spendono di più per turismo sono quelle valdostane (172,58 euro pro capite). Seguono le bolzanine (137,50 euro pro capite) e le trentine (37,95). I comuni in cui viene riportata la minore spesa pro capite per turismo sono invece quelli pugliesi (7,28 euro pro capite) e calabresi (6,61)», puntualizzano gli esperti di Open polis.

Focus in Sardegna

Sempre nel 2020 prendendo come riferimento la spesa pro capite che le amministrazioni comunali sarde dedicano al settore, la prima in Sardegna è quella di Curcuris con 683.8 euro a testa, seguito da Soddì (637,69), Buggerru (531,01) e Ussaramanna (351).

La classifica cambia, ovviamente, se invece si prende come riferimento la spesa assoluta. In questo caso la Città metropolitana di Cagliari guida la classifica con 1.437.308 euro, seguita da Santa Teresa di Gallura (1.080.089​​​​​), Dorgali (975.295), Olbia (760.299) e Arzachena (752.306).

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