Da Cancelliere ha saputo assicurare alla Germania un benessere e una stabilità così robusti da permettere al suo Paese di affrontare la crisi del 2008 senza troppe ansie. Da supermanager, coi “troppo stretti” legami economici con la Russia di Putin (ha un posto ai vertici delle compagnie energetiche russe Rosneft e North Stream), mette in imbarazzo il suo partito (l’Spd che guida il governo con Scholz), e fa indignare alleati e opposizione. Non bastasse, in una recente intervista al New York Times, ha avanzato il dubbio che il massacro e l’orrore di Bucha portino la firma dell’ “amico Putin”, ragione per la quale suggerisce “un’inchiesta per fare luce”. È racchiusa in questa parabola la vita politica Gerhard Schröder, lo stimatissimo e ammirato cancelliere tedesco (dal 1998 al 2005) che ha guidato la Germania dopo Helmut Kohl e ha perso ai punti la sfida con Angela Merkel, consegnandole però una Paese stabile, riformato, con uno stato sociale un po’ più leggero ma con un buon dinamismo nel mondo del lavoro, un tasso di disoccupazione modesto e una capacità di esportazione, cifra della ricchezza tedesca.

Ora Schröder si ritrova nella sconveniente condizione di vedersi ritirare la laurea honoris causa in Economia, attribuitagli dalla prestigiosa università di Göttingen (dove è stato un brillante studente di Giurisprudenza), di restituire la cittadinanza onoraria di Hannover (prima che gliela revochino) e di essere, da giorni, sotto una pioggia di feroci critiche. L’Spd lo invita a dimettersi, per evitargli l’onta dell’espulsione, e nel governo a traino socialdemocratico, la misura è colma. Il ministro delle Finanze Christian Lindner lo ha attaccato apertamente: «Non è più pensabile che un ufficio gli venga messo a disposizione dei contribuenti». In questi quasi tre mesi di conflitto, Gerhard Schröder si è sempre rifiutato di criticare l’invasione di Mosca in Ucraina e lasciare, in segno di dissenso dalla guerra, gli incarichi nelle grandi compagnie russe energetiche.

Schröder, 78 anni, raffinato collezionista d’arte, ha una grande passione per le donne: ben 5 mogli, tanto da meritarsi il soprannome di “Audi Man” (in riferimento ai quattro anelli della casa automobilistica, altrettante fedi nuziali) diventato “Olympic Man” col quinto matrimonio. Orfano di guerra, (suo padre è morto in Romania sei mesi dopo la sua nascita) è cresciuto in condizioni precarie con la madre che lavora come donna delle pulizie. Dopo la scuola media ha lavorato come commesso, e si è diplomato in una scuola serale. Dal 1966 al 1974 ha studiato Giurisprudenza a Göttingen. Prima di diventare politico a tempo pieno, ha fatto l'avvocato ad Hannover.

La sua carriera politica è una bella scalata (sia nel partito che nelle istituzioni) nel corso della quale ha mostrato coraggio e visione politica. Kohl gli lasciava una Germania unita sì, ma in profonda crisi, e da Cancelliere è riuscito a varare un’agenda di riforme sgradite (per questo l’Spd pagò in termini di consenso elettorale). È stato il politico che ha chiamato per la prima volta i Verdi a responsabilità di governo e soprattutto ha saputo mostrarsi empatico con un popolo non facile come quello tedesco. Sconfitto dalla candidata della Cdu, Angela Merkel nella corsa alla Cancelleria, ha scelto di uscire di scena, ricoprendo una serie di incarichi a metà fra la politica e il lobbismo: non in Germania, come ci si poteva aspettare da un ex Cancelliere, ma in Russia. Paese con il quale aveva stabilito ottimi rapporti durante il suo cancellierato. Schröder riteneva infatti che costruire solidi legami commerciali con Mosca avrebbe portato benefici all’economia tedesca, e tenuto al tempo stesso la Russia politicamente ancorata all’Europa e all’Occidente. Merkel ha seguito la strada segnata da Schröder, e prima ancora da Willy Brandt.

Oggi le cose sono radicalmente cambiate. Il 24 febbraio la Russia ha aggredito militarmente l’Ucraina, e la Germania, il Paese economicamente più dipendente dalle risorse russe, si è mostrata attendista e titubante per l’invio di armi agli ucraini. Il presidente della Repubblica Frank Walter Steinmeier ha cercato di accorciare le distanze, facendo un pubblico e doloroso mea culpa sui legami economici troppo stretti con Mosca, e in cambio ha ricevuto un sonoro (e discutibile) schiaffo da Zelensky. E l’ingombrante Schröder? Alle critiche a Putin preferisce i robusti compensi di Gazprom, e sembra davvero importargli poco che la sua immagine pubblica sia ormai a pezzi.

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