Fumare non fa male soltanto alla salute umana, fa malissimo anche all’ambiente. Quel che resta della sigaretta fumata, il mozzicone, che spesso e volentieri viene lanciato dal consumatore dove capita, è tra i maggiori responsabili dell’inquinamento dei mari, esattamente come le bottiglie di plastica, i piccoli imballaggi e, ahimé, da tre anni a questa parte, delle mascherine.

Il programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente calcola che i mozziconi di sigarette costituiscono il 40% dei rifiuti totali nel Mediterraneo. Secondo l’ong Ocean conservancy sono 5 miliardi i mozziconi gettati in mare ogni anno. Nel mondo si contano oltre 4,5 trilioni di mozziconi di sigarette sparsi nell’ambiente e in Italia circa 14 miliardi.

Se in Italia per chi butta un mozzicone a terra è prevista una sanzione amministrativa che va da un minimo di 60 euro a un massimo di 300 euro e sempre più Comuni – Cagliari ad esempio è tra questi – stanno introducendo il divieto di fumo nelle spiagge, in Spagna di recente il governo di Pedro Sànchez ha approvato una legge per la tutela dell’ambiente, sulla scia delle direttive europee che obbligano gli inquinatori a ripulire i danni che fanno.

In sostanza, le aziende produttrici di tabacco dovranno pagare il conto della raccolta e dello smaltimento delle cicche gettate a terra ogni anno. In base a uno studio pubblicato da “El Periodico”, il prezzo dovrebbe essere tra i 12 e i 21 euro per cittadino, per un totale di circa un miliardo di euro all'anno. Le aziende avranno anche la responsabilità di educare il pubblico a un corretto smaltimento delle cicche di sigaretta.

Anche la Francia sta percorrendo da un po’ la stessa strada, i produttori di tabacco finanziano la raccolta dei mozziconi lasciati in strada e nei luoghi pubblici. L’obiettivo è quello di ridurre i mozziconi nell’ambiente del 40% entro sei anni: solo a Parigi se ne raccolgono 350 tonnellate all’anno. Il denaro versato sarà utilizzato per organizzare campagne di pulizia e di raccolta, per incontri e campagne pubblicitarie per sensibilizzare e far conoscere il problema, per distribuire posacenere e installare cestini nelle spiagge nelle città.

Si punta anche al riciclo: dai mozziconi, infatti, può essere ricavato anche un liquido di scarto che viene convertito in acqua decontaminata e biomassa, attraverso l’utilizzo di alghe per la produzione di biocarburanti. Il progetto si chiama Focus, ed è promosso dal Centro interdipartimentale Enrico Avanzi dell’Università di Pisa.

Intanto, con l’obiettivo di creare la prima generazione “Tobacco free” e un ambiente senza tabacco entro il 2030, è partita una raccolta di firme europea, coordinata in Italia dall’Istituto Mario Negri di Milano in collaborazione con la Società Italiana di Tabaccologia (Sitab). Un’iniziativa che si sposa con quella promossa dalla Ong spagnola Nofumadores, contro la «pandemia da tabacco, la prima causa evitabile di morte».

La petizione punta a un milione di firme a livello europeo entro il 15 gennaio 2024 e si articola in sei punti: promuovere la prima generazione europea libera dal tabacco entro il 2028, mettendo fine alla vendita di prodotti del tabacco o a base di nicotina ai cittadini nati dopo il 2010; creare una rete europea di spiagge e rive fluviali libere dal tabacco e da mozziconi, affinché questi spazi siano più sani e sostenibili dal punto di vista ambientale; istituire una rete europea di parchi nazionali liberi dal tabacco e da mozziconi, per renderli più sani e ridurre la contaminazione e il rischio di incendi; ampliare gli spazi in cui è vietato fumare sigarette o sigarette elettroniche, specialmente quelli frequentati dai minori (parchi, piscine, eventi e centri sportivi, spettacoli e dehors dei ristoranti); eliminare la pubblicità dei prodotti del tabacco e la loro presenza nelle produzioni audiovisive e sui social media, intervenendo in particolare sulla pubblicità occulta di influencer e da inserimento di prodotti; finanziare progetti di ricerca e sviluppo sulle malattie causate dal consumo di tabacco per migliorarne la prognosi e renderle curabili.

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